Tra i grandi classici del repertorio ballettistico Bayadère è un caso a parte. Creato nel 1877 da Marius Petipa con musica di Ludwig Minkus nei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, rinasce per intero con compagnie non russe solo a partire dal 1980 nella revisione di Natalia Makarova per l’American Ballet Theatre e nel 1992 all’Opéra di Parigi con la firma di Rudolf Nureyev. Nello stesso 1992 la versione di Makarova entra al Teatro alla Scala, quella di Nureyev vi arriva nel dicembre del 2021, in piena epoca pandemica con tutte le difficoltà di allestimento del periodo.
La ripresa attuale del titolo – in scena alla Scala in varie repliche fino al 21 giugno – è perciò una festa, curata dall’attuale direttore del Corpo di Ballo Manuel Legris, étoile che proprio con Nureyev fu uno dei più notevoli Solor (il guerriero protagonista di Bayadère) dell’Opéra di Parigi. Il balletto nella produzione Scala ha scene lussureggianti e costumi preziosi di Luisa Spinatelli giocati sul fascinoso intreccio tra esotismo orientale e purezza classica: un intrigo d’amore e potere ambientato in India con il guerriero Solor innamorato della baiadera Nikiya, ma costretto dal Rajah a fidanzarsi con la figlia Gamzatti. Orchestra scaligera diretta con piglio da Kevin Rhodes.

Nicoletta Manni, Kimin Kim e il corpo di ballo, foto Brescia & Amisano/La Scala

TRA I TANTI cast grande attenzione di pubblico e critica sono stati riservati a Kimin Kim, stella sudcoreana, primo ballerino straniero entrato al Mariinskij di San Pietroburgo dove danza dal 2015, alla sua prima volta alla Scala. Al suo fianco, nella parte della baiadera Nikiya, Nicoletta Manni che di parte in parte regala sempre più profondità e sottigliezza a una tecnica di per sé già adamantina confermando quanto si sia meritata la recente nomina di étoile del Teatro alla Scala. Nikiya, danzatrice sacra custode del tempio, vuole per sé una ballerina dotata di molte frecce al suo arco: la capacità di esprimere la fuggevolezza della relazione tra spiritualità e sensualità, l’abilità nell’intrecciare alla tecnica classica le sentimentali coloriture esotiche dei cambrés (inarcamenti del dorso) e dei port de bras, il ritorno al virtuosismo più puro della tecnica classico-accademica nell’atto bianco del Regno delle Ombre.

I PUNTI di forza di Kimin Kim? Ha quello che si chiama un «ballon» di grande effetto, l’impressione che nel salto si possa restare sospesi in aria, un rallentamento in volo, prima di scendere a terra con impalpabile leggerezza. Partner di spicco anche con la prima ballerina Alice Mariani, nel ruolo della perfida Gamzatti, solida nell’aplomb tecnico nonché nell’interpretazione. Con Alice come Nikiya danzerà il 21 anche Timofej Andrijashenko, passionale Solor, ruolo in cui ha già eccelso alla prima danzando con la moglie Manni. Clou il favoloso Regno delle Ombre: danzato dal Corpo di ballo della Scala con impeccabile incanto ed aperto da quelle 24 anime in bianco che in serpentina scendono dall’Himalaya di arabesque in arabesque permettendo l’incontro dopo la morte tra la bella Nikiya e il pentito Solor.