Visioni

Battiato & friends in mille declinazioni

Battiato & friends in mille declinazioniLa copertina di «Orizzonti perduti» (1983)

Note sparse Negli ascolti cui ci 'costringe' la quarantena, il recupero di vecchi lavori e collaborazioni del maestro siciliano

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 22 aprile 2020

La metafora di questa quarantena, dovuta come si sa ad una emergenza pandemica – sanitaria globale, ci è servita da un romanzo di Testori della prima metà degli anni settanta, La Cattedrale, le cui scene madri, cupamente espressionistiche, si svolgono al di sotto del Duomo di Milano e della sua piazza durante gli scavi della metropolitana. Enzo Siciliano alla sua uscita scrisse:”più che un romanzo, mi appare come la lirica testimonianza d’una esperienza spirituale che può essere chiamata soltanto mistica”. Dunque ci si può aspettare da questa autoreclusione contenitiva della propagazione del Covid – 19 un annuncio di rinnovamento sociale: altamente auspicabile per l’umanità, per  non avere la coazione a ripetere di errori di una quotidianità che puzza di passato. Trasferita sul piano musicale e nell’ascolto di un canestro di album che in qualche modo possano leggere l’attuale realtà, che non è l’edulcorato “cielo in una stanza” che vogliono farci passare, non si può non accostare allo scrittore novatese che Franco Battiato.

IL CANTAUTORE siciliano,al tempo della pubblicazione del romanzo, agiva a Milano confezionando quello che a posteriori si chiamerà il suo periodo sperimentale, connotato da una serie di dischi altalenanti nella ricezione pubblica e critica, ma che oggi rappresentano un unicum nel panorama della musica italiana ed europea. Interessante è individuare una cinghia di trasmissione “altra” nel passaggio, tra il ’78 e il ’79, da L’egitto prima delle sabbie a L’era del cinghiale bianco, che s’irradia per Battiato in collaborazioni e prestiti amicali distesi fino alle fine degli “anni zero” con l’ultimo capitolo di Fleurs, notoriamente numerato col “2”. Qui la feconda mistura di autocover retrodate agli anni sessanta e l’incontro con autori ideali erano l’ulteriore colonna di un pantheon molto più ampio di quello che si poteva ritenere nell’osservazione della carriera del poliedrico artista, già scopertamente aperto e da superbo dilettante ad esperienze pittoriche, letterarie e cinematografiche. Importante  è in tal senso, il sodalizio intrattenuto con Elisabetta Sgarbi su diversi piani, tra cui l’editoriale e soprattutto il  cinema, per cui ha composto musiche originali come quella per Deserto Rosa – Luigi Ghirri. Dunque, il primo travaso è nella direzione musicale e negli arrangiamenti, con Giusto Pio e consegnati al provocatorio Gaber di Polli d’allevamento, che innesta nella denuncia pasoliana dei movimenti contestatari una tessitura drammaturgico-musicale innovativa e spiazzante, come disse Luporini anche “ostile”, per il pubblico. La versione recente di Giulio Casale farà scoprire i caratteri anticipatori dello spettacolo.

ROBERTO CACCIAPAGLIA, collaboratore di lunga data di Battiato sin dai tempi di Pollution, nel ’79 licenzia The Ann Steel Album, disco totalmente anomalo nella sua discografia, interamente dedicato alla modella e performer americana del titolo e dedicato a Guglielmo Marconi. I testi sono di Giada di Villahermosa, moglie del compositore e si districano in un cantato colto e teatrale (Giuni Russo più tardi docet e soprattutto Milva cui Battiato scodellerà ben tre dischi,tra cui Non conosco nessun Patrizio, canto del cigno della brechtiana cantante) e sussulti della nascente new wave elettronica continentale, ottenuta da Cacciapaglia però in modo cageano. Francesco Messina, grafico e visual designer, molte copertine di Battiato sono sue, ha una misconosciuta attività discografica che ha il suo zenit in Medio Occidente  del 1983. Tra i solchi del disco, uscito per la Casablanca , sembrano darsi appuntamento tutti i protagonisti convenuti in questo ascolto ed in cui l’esplosione strumentale di suoni ambient, pop, elettronica e minimalismo anni 80 crea suggestioni che si ritrovano nei tardi dischi del grande maestro di casa a Milo.

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