Europa

Battaglia per il parco Gezi, Erdogan grida al «complotto»

Battaglia per il parco Gezi, Erdogan grida al «complotto»Istanbul, dopo gli scontri al parco Gezi – Foto Reuters

Lasciate il parco entro domani, quando abbiamo organizzato il nostro comizio, o ci penseranno le forze dell’ordine a sgomberarvi». Ieri Erdogan davanti ai suoi sostenitori ad Ankara aveva per l’ennesima […]

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 giugno 2013

Lasciate il parco entro domani, quando abbiamo organizzato il nostro comizio, o ci penseranno le forze dell’ordine a sgomberarvi». Ieri Erdogan davanti ai suoi sostenitori ad Ankara aveva per l’ennesima volta minacciato gli attivisti che continuano a riempire il parco e piazza Taksim contro le politiche del governo. «Il parco appartiene ai cittadini di Istanbul, non può essere un’area occupata da organizzazioni illegali». Un ordine che la polizia ha eseguito poche ore dopo attaccando con violenza i manifestanti con idranti e una pioggia di lacrimogeni e dopo aver tagliato l’elettricità è entrata nel parco e facendo anche uso di ruspe ha devastato le tende e gli stand montati in questi giorni dalle associazioni e i gruppi politici che stanno animando Occupy Gezi. Poi sono entrati in azione decine di agenti del comune per portare via i detriti. I feriti negli scontri – che continuano mentre scriviamo – sono decine, la polizia ha fatto uso di proiettili di gomma. Gli abitanti del quartiere, completamente militarizzato, hanno cominciato un cacerolazo di protesta dalle finestre che danno sulla piazza e ai giornalisti è stato impedito di entrare nel parco. In pochi minuti Taksim si è trasformato nuovamente in un campo di battaglia, gli scontri sono continuati a lungo su via Istiklal e molte altre aree intorno al parco. Mentre era in corso lo sgombero del parco Gezi, la polizia ha attaccato i manifestanti che si trovavano al parco Kugulu di Ankara. Questa volta l’obiettivo è porre definitivamente fine alle proteste prima del comizio di Erdogan di questa sera, ma finora la repressione non ha fatto altro che spingere ancora più gente a scendere in piazza.
Il premier durante il meeting di ieri ad Ankara ha preso di mira i corrispondenti stranieri e parlato di un grande complotto progettato da mesi per fare cadere il suo governo e indebolire il paese: «Renderemo pubblici i documenti che provano come il vero problema non sia il parco Gezi. C’è un piano coordinato dall’interno e l’esterno del paese, la nostra pazienza è finita». Il primo ministro, che parla delle manifestazioni di questi giorni come di un tentativo da parte dell’opposizione e di una fantomatica «lobby degli speculatori» di far cadere il governo e indebolire l’economia turca, sta cercando di capitalizzare a suo vantaggio la situazione facendo leva sulla parte più conservatrice dell’opinione pubblica in vista delle imminenti elezioni amministrative. Durante il meeting il primo ministro ha attaccato anche i curdi che stanno partecipando alla proteste, definendoli «separatisti», un linguaggio molto duro che potrebbe mettere in crisi il processo di pace con il Pkk, iniziato quattro mesi fa. Inoltre il premier ha difeso l’ennesima volta le «sue» forze dell’ordine: «Sono 600 i poliziotti che sono rimasti feriti. La polizia è stata paziente. È normale che gli agenti usino idranti e gas lacrimogeni. Anche in Europa e in Russia succede lo stesso e in alcuni paesi si usano anche proiettili veri».
Ma la polizia spara anche in Turchia: ieri Ethem Sarisülük, il giovane manifestante ferito lo scorso primo giugno ad Ankara quando un agente ha cominciato a sparare contro la folla, ha perso la vita. Lo hanno annunciato i suoi familiari in mattinata. Durante l’autopsia dal cervello di Ethem è stato estratto un proiettile. È la prova, definitiva, che il ragazzo è stato ucciso da uno dei colpi sparati dall’agente, ma la questura della città continua a tenere segreta l’identità del poliziotto chiamato a testimoniare dal pubblico ministero che sta indagando sull’accaduto. Ieri ad Ankara si sono tenuti i funerali dell’uomo e per oggi sono previste manifestazioni in tutto il paese per chiedere giustizia per le vittime degli scontri di questi giorni.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento