Economia

Battaglia in Tim, Cdp sale all’8,7% del capitale

Battaglia in Tim, Cdp sale all’8,7% del capitale

Cassa depositi e prestiti (Cdp) è salita all’8,7% del capitale di Tim. Lo si è appreso da un rapporto inviato alla Consob degli Stati Uniti: la Sec. Gli ultimi acquisti […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 10 marzo 2019

Cassa depositi e prestiti (Cdp) è salita all’8,7% del capitale di Tim. Lo si è appreso da un rapporto inviato alla Consob degli Stati Uniti: la Sec. Gli ultimi acquisti sono avvenuti tra il primo e l’otto marzo e, dai minimi di fine gennaio, a Piazza Affari Tim ha recuperato il 25%, con un aumento negli ultimi giorni. In tutto finora Cdp ha speso 960 milioni di euro per rastrellare l’attuale quota. All’ultima assemblea Tim, deteneva il 4,9% del capitale.

Il 14 febbraio scorso l’istituto era stato autorizzato dal consiglio di amministrazione a incrementare la partecipazione azionaria in Tim fino al 10%. La quota potrebbe essere raggiunta entro il prossimo 20 marzo in modo tale da presentarsi all’assemblea convocata il prossimo 29 marzo con una partecipazione decisiva nell’azionariato, utile per posizionarsi nella battaglia interna tra i francesi di Vivendi (al 23,9%) che detengono la maggioranza e il fondo americano di Paul Elliott al 9,95% del capitale. In quella sede Cdp, guidata da Fabrizio Palermo, dovrebbe votare con Elliott contro la richiesta di Vivendi di revocare cinque consiglieri di amministrazione (tra cui il presidente) e la nomina di altrettanti consiglieri indipendenti.

La battaglia per il controllo di Tim rientra nell’ampio progetto strategico della costituzione della rete unica e dello sviluppo della tecnologia «5G», sostenuta dal governo Lega-Cinque Stelle. Il progetto vedrà la partecipazione di Open Fiber, di cui Cdp detiene il 50% delle azioni con Enel. Cdp dovrebbe essere il perno della fusione tra la rete Tim e quella di Open Fiber. Vivendi, invece, ha avversato questo progetto industriale, ma recentemente ha cambiato opinione. L’azienda francese è disposta a sostenere la fusione, una volta constatato che il governo sostiene l’operazione, a condizione che il progetto sia supervisionato da un «board» indipendente. Tra Tim e Open Fiber le trattive sono iniziate. È stato firmato un accordo di riservatezza e nominati gli advisor finanziari. Il gruppo telefonico, diretto da Luigi Gubitosi, non ha escluso «una completa combinazione societaria».

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