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Batman, i poteri della macchina

Batman, i poteri della macchinaLa Batmobile nel film «Batman» (1989), diretto da Tim Burton

Storie/Mutamenti politici e sociali negli Usa visti attraverso l’evoluzione dell’iconica Batmobile Trent'anni fa Tim Burton rende protagonista il veicolo e lo consegna alla storia. Da allora ha cambiato forma, fino a diventare un blindato. Anche pop e rock hanno omaggiato l'auto del Cavaliere Oscuro. Da Prince a Bruce Springsteen, ai bizzarri Merriettes

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 27 luglio 2019

Quest’anno si festeggiano i trent’anni dell’uscita del Batman di Tim Burton, un film capace di riaccendere la passione del pubblico per il personaggio più amato della DC Comics, il Cavaliere Oscuro. Grazie a questa pellicola ci siamo trovati un po’ tutti nel pieno della batmania con i milioni di gadget più vari, la canzone di Prince, la Batdance, che recitava «This town needs an enema!» («Questa città ha bisogno di un clistere/nemico», frase iconica del Joker/Jack Nicholson in cui si gioca sull’assonanza di enema/enemy), e l’amore per un personaggio che non era più il fricchettone anni Sessanta dalla pancia pronunciata e il pigiama attillato dell’omonima serie tv.
Quindi prima della Marvel, degli Avengers, della catastrofe della Justice League e dei lutti familiari di Zack Snyder, c’era uno dei registi più visionari del mondo, Tim Burton, al timone di un cinecomic che sdoganò nel cinema serio, ben più del Superman di Donner, i supereroi e lo fece, per assurdo, senza aver mai letto un fumetto, prendendo come protagonista un attore fuori forma come Michael Keaton. Si era attuata una vera rivoluzione culturale con gli elementi più inaspettati, quello che Christopher Nolan chiamava «il prestigio», la magia inattesa che genera grande spettacolo e che avrebbe fatto parlare anche, dopo trent’anni, di quel Batman che, nel 1989, conquistò tutti.
Tim Burton, però, compì anche una specie di piccolo miracolo trasversale: mise in risalto qualcosa che era sempre presente prima, ma mai in un ruolo regio, la promosse a coprotagonista di tutta la vicenda. Non stiamo parlando di Robin, il monello dai pantaloncini attillati anche a quarant’anni, il compagno di avventure da sempre del buon uomo pipistrello, ma della Batmobile, non più solo un mezzo vistoso, pacchiano a volte, ma ora vera appendice di Batman e come lui scura, tetra, minacciosa, auto necessaria per muoversi attraverso la labirintica Gotham più del classico bat-rampino.

IL BATTESIMO
Il battesimo per la Batmobile avvenne in Detective Comics 48 nel 1941, ben due anni dopo l’esordio del personaggio. Ispirata alla Cord Roadster, l’auto, non molto imponente, sfoggiava come simbolo un piccolo pipistrello dorato sul cofano. A dire il vero questa non era la sua prima apparizione, ma fu proprio in Detective Comics 48 che questo mezzo venne eletto a simbolo distintivo di Batman, al pari del suo costume o del batsegnale di Jim Gordon.
Un’auto apparve infatti fin dal 1939, ma fu presto dimenticata: dall’aspetto ordinario, rossa, non sembrava azzeccarci molto con le storie tetre e giustizialiste del fumettista Bob Kane. Il suo aspetto con gli anni è cambiato, ma sin dalle sue prime apparizioni questo mezzo ha sempre avuto un distinguibile motivo a pipistrello, includendo a volte persino delle dinamiche ali da smargiasso chirottero al servizio del bene. Con gli anni l’auto ha seguito non solo i gusti estetici dei suoi creatori, ma anche le influenze politiche delle varie epoche, al pari della corazza dell’uomo mascherato si è tramutata in un’evoluzione spontanea del personaggio.
Se nel 1966, in pieno periodo hippie, la Batmobile poteva, per la serie tv, permettersi un aspetto più frivolo, da decapottabile elegante, così non sarà negli anni Ottanta con la macchina sempre più corazzata e simile a un mezzo blindato, nei fumetti di Frank Miller, fino alla sua mutazione in vero mezzo di guerra nelle pellicole del nuovo millennio, di Christopher Nolan e Zack Snyder. D’altronde Gotham City, la città dove il nostro Batman agisce è la versione dark di New York, la stessa New York sotto la politica di Rudolph Giuliani e della sua «tolleranza zero» negli anni Novanta, retaggio di un’America reaganiana che imbracciava le armi contro la criminalità come fossimo stati sul set di Cobra con Silvester Stallone. Solo che Batman non uccide, Batman si difende, incute terrore fin dal suo costume antropomorfo, ma solo perché i criminali sono fondamentalmente «superstiziosi e vigliacchi». La sua Batmobile si trasforma quindi non in un mezzo di morte, ma di repressione: solo a vederla i cattivi se la fanno sotto.

NON UCCIDERE
In Batman di Tim Burton c’è un momento iconico: il nostro eroe pipistrello abbraccia la giornalista Vicky Vale (Kim Basinger) e, bat-rampino alla mano, scappa dal Joker-Jack Nicholson che, lesto, esclama «Ma dove li trova tutti quei bei giocattoli?». Ecco, Batman è gadget, invenzioni, trucchi, escamotage perché, come detto, lui è l’eroe che non uccide (quasi) mai. Certo all’inizio sparava, gettava i cattivi dalle rupi, ma con gli anni si è cercato di creare dietro al personaggio un codice morale che traeva radici nella fine dei suoi genitori, i coniugi Wayne, uccisi in un vicolo da un criminale armato.
Così il giovane Bruce non può combattere il male diventando anch’egli il male, ma deve usare un impianto spettacolare, scenico e teatrale per distrarre il malvagio di turno e consegnarlo alla giustizia. Anche se con gli anni il personaggio invecchia e si permette licenze poetiche come quella di rinchiudere a morte certa, nelle fogne, un suo antagonista ne I giorni della bestia, classica storia anni Ottanta disegnata da Jim Aparo, esclamando: «Un tempo ti avrei combattuto ma ora sono troppo stanco». Che Gotham sia una città malfamata e abitata dai peggiori criminali del globo ci viene ricordato in una delle più famose saghe della storia di Batman, Morte in famiglia, nella quale il Cavaliere Oscuro vive uno dei lutti più tragici della sua carriera, la dipartita del secondo Robin, Jason Todd, picchiato, stuprato e ammazzato da un Joker particolarmente sadico.
Il giovane fa capolino però nella vita del nostro Bruce Wayne in maniera epocale, sfidando l’impossibile: per racimolare qualche soldo ruba le gomme della Batmobile, la fortezza itinerante del nostro eroe. Tanto basta per arruolarlo e cercare di redimere un giovane ladro: impossibile quando il destino ha trame da tragedia shakespeariana. La Batmobile quindi non è solo un’auto, ma una vera roccaforte di trucchi ingegnosi invidiati dal Joker.
Elencarli tutti sarebbe impossibile, e molti sono stati, soprattutto agli albori del personaggio, così bizzarri da essere dimenticati. I maggiori e più ricorrenti sono però un televisore a circuito chiuso, una linea preferenziale verso la stazione di polizia, una cabina armadio con i costumi di ricambio sia per Batman che per Robin, maschere antigas e respiratori, radar sul cruscotto, un vero laboratorio del crimine itinerante, sonar integrato, diversi kit di pronto soccorso portatile, contatore geiger, gommoni in caso di ammaraggio, fumogeni, targhe diplomatiche per passare quando il traffico è più opprimente, pneumatici in leghe indistruttibili, guida a distanza, laser, missili, freni ad aria compressa con meccanismo di energia rigenerativa, armatura, proiettili ad alta penetrazione esplosiva, difese varie compresa energia elettrica per fermare i malviventi, ruote giroscopiche idrauliche e artigli per le scalate. A leggere questo elenco si potrebbe pensare più ad un quartier generale che a un veicolo ma d’altronde siamo davanti a un personaggio di fantasia.

CANZONI
Nel 1966 la Batmobile ottiene due canzoni all’interno di un album cantato dagli sconosciuti Merriettes, Children’s Treasury of Batman Musical Stories, ovviamente ispirato alla serie tv con Adam West ma senza farne parola, probabilmente per motivi di copyright. Il tono leggero e fanciullesco però è quello, e la prima traccia, Here Comes the Batmobile, ci riporta alle atmosfere del telefilm con tutta quella gioia di divertirsi che il Batman di Bob Kane raramente aveva. Meglio sicuramente la seconda canzone, The Battiest Car Around, un brano infantile ma dalle reminiscenze doo-wop non ignobili. Certo il testo è quello che è e recita frasi come «siamo al volante della Batmobile e il divertimento, divertimento, divertimento è guidarla ogni giorno» o «non c’è mai stata una macchina su ruote come la meravigliosa Batmobile», ma il disco, soprattutto il 45 giri, è di un certo effetto con l’auto che sfonda la parete immaginaria del vinile, su uno sfondo giallo canarino, il tutto arricchito dai magnifici disegni di Bill Finger.
Che la Batmobile avesse un certo seguito è comprovato anche dall’esistenza di una traccia, To the Batmobile!, all’interno della colonna sonora originale della serie tv, sempre del 1966, nella quale si innestano le frasi recitate nel telefilm da Batman e Robin con la famosissima sigla a base di suoni onomatopeici di cazzotti e quel «nananananana» leggendario. Negli anni però si è perso il conto dei cantanti che hanno citato quest’auto di fantasia nelle loro canzoni, in testi che passano dall’indie sconosciuto al rock più famoso.
Impossibile non citare Bruce Springsteen che, nella sua classica I’m a Rocker del 1980, declama «I got a double oh seven watch and it’s a one and only/It’s got a I-Spy beeper that tells me when you’re lonely/I got a Batmobile so I can reach ya in a fast shake/When your world’s in crisis of an impendin’ heartbreak» («Ho una Batmobile così posso raggiungerti in un rapido scossone/Quando il tuo mondo è in crisi di un impenetrabile crepacuore»). Uno dei più famosi gruppi di psychobilly, gli olandesi Batmobile, nati negli anni Ottanta, prendono il nome appunto da questo potente mezzo di fantasia. Quindi la Batmobile non diventa solo una canzone specifica ma proprio l’ispirazione di una vita. D’altronde stiamo parlando di un’auto non comune, capace di trasformare chiunque, grazie ai suoi gadget, in un supereroe perché, non dimentichiamolo, il crociato incappucciato di Gotham non ha nessun potere, è un uomo quanto chi lo legge o lo guarda al cinema.

TUTTE LE VERSIONI
Andando indietro negli anni, la prima versione cinematografica (o meglio, televisiva) dell’auto del Cavaliere Oscuro è quella della serie tv Batman degli anni Sessanta con protagonista il panciuto Adam West. Non c’è rischio di confonderla con altre auto: nera e lunga (576 cm, per l’esattezza), aveva due cupole al posto del parabrezza e lunghe pinne che si estendevano su tutto il cofano posteriore terminando con la tipica forma ad «ala di pipistrello». Dietro, in bella mostra, c’è un vistoso post bruciatore, elemento che ritroveremo anche sulle versioni successive. Il logo – rosso – del pipistrello campeggiava sulle portiere e sui coprimozzi delle ruote. In realtà, sotto le camuffature e le appendici, la Batmobile della serie tv era una Lincoln Futura, una concept car realizzata nel 1955 dalla Ghia nella carrozzeria di Torino e perfettamente marciante. Voluta dalla Ford per averne un ritorno di immagine, fu costruita in un unico esemplare che venne usato come show car nei saloni internazionali. Non si sa bene come, ma dalle luci dei saloni automobilistici finì sotto le luci dei riflettori del cinema: nel 1959 prese parte al film Cominciò con un bacio e, dopo una «cura» sotto le mani dell’abile designer George Barris, nel 1966 iniziò la sua carriera nella serie dedicata all’Uomo Pipistrello.
Lontana dai colori vivaci degli anni Sessanta e ben più fedele allo spirito «dark» dei fumetti del Cavaliere Oscuro, la Batmobile del 1989 vista nel film Batman di Tim Burton inizia a «fare sul serio»: bassa e sinuosa come una supercar, arriva a 6,6 metri e sembra uscire direttamente dalle pagine stampate degli albi DC Comics. Restano le due pinne posteriori, stavolta molto più simili alle ali di un pipistrello, e il post bruciatore che – nella finzione cinematografica – sputa lunghe fiammate quando Batman, interpretato da Michael Keaton, spinge il pedale dell’acceleratore. Davanti nessuna griglia o logo di pipistrello ma addirittura la turbina di un jet.
Nel 1995 Tim Burton lascia la regia del terzo episodio, Batman Forever, a Joel Schumacher che decide di stravolgere completamente lo stile visivo rispetto ai due film precedenti cominciando proprio con la Batmobile. Lunga oltre 7 metri, la versione del 1995 aveva una carrozzeria piena di feritoie che lasciavano vedere le parti meccaniche illuminate. Anche i cerchioni con il simbolo del Pipistrello erano illuminati da dentro: ricordavano il «bat-segnale» e restavano sempre dritti in fase di marcia, un po’ come sulle Rolls-Royce dei giorni nostri. Difficile non notare l’ala centrale di dimensioni esagerate, vistosa quanto l’immancabile – e sempre più grande – post-bruciatore. Lo stesso propulsore sarà utilizzato anche per la Batmobile del 1997 guidata da George Clooney in Batman & Robin. Qui le dimensioni esterne crescono ancora, fino a toccare i dieci metri di lunghezza totali.
Sono lontani i toni gotici e dark «burtoniani»: una copertura trasparente lascia intravedere una turbina colorata anteriore, mentre le luci all’interno delle ruote sono neon azzurri. Immense le due ali posteriori, lunghe quasi due metri. Insomma, forse un po’ troppo vistosa per inseguire i criminali tra i vicoli di Gotham City, ma che fa la sua sicura scena quando sfreccia per le strade!

STRAVAGANZE
Nella miniserie a fumetti Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller (1986), la Batmobile è invece una versione modificata di un veicolo armato per il controllo delle rivolte, completa di fucili mitragliatori che sparavano proiettili di gomma, un largo cannone montato sul davanti e un grande serbatoio in sostituzione del battistrada degli pneumatici. Secondo le parole di Batman, l’unica cosa che avrebbe potuto perforarla «non viene da questo pianeta». La Batmobile comparve anche in All Star Batman e Robin 4, dove viene costruita da alcuni robot nella batcaverna.

ANNI NOVANTA
A partire dagli anni Novanta, il numero di fumetti in cui compariva Batman crebbe a dismisura con storie in cui faceva da comparsa, serie limitate e storie a fumetti. Allo stesso tempo, vi erano considerevoli sperimentazioni di stili di illustrazioni, comprese naturalmente diverse versioni della Batmobile, con disegni dell’auto che passavano da tipica a pratica e da stilizzata a stravagante.
Durante la storia Cataclysm, si scopre che Batman ha una varietà di veicoli in giro per la città nell’evenienza che non riesca ad averne uno in tempo in caso di bisogno. Uno, un Hummer, serve da veicolo primario per l’attraversamento delle rovine dovute al terremoto durante la storia Aftershock, dato che la maggior parte delle sue auto erano state demolite nel disastro. In Batman: Hush, una tavola di Jim Lee, mostrava tutte le macchine precedenti (da film, fumetti e serie tv), in un deposito nella batcaverna. In più, alcune incarnazioni dei personaggi, come nella serie animata di Batman del 1992-1995, fa intendere che Batman possieda una grande flotta di veicoli di vari modelli e fatture. Si pensi d’altronde che in All Star Batman e Robin di Frank Miller la macchina può mutarsi in un jet e in un sottomarino.
Nel videogame Batman Arkham Knight di Rocksteady, i ragazzi del team di sviluppo hanno proprio pensato alla Batmobile non più come mero mezzo di trasporto da un livello ad un altro ma proprio appendice al Cavaliere Oscuro, una vera e propria simbiosi tra uomo e macchina. Questo rende Batman Arkham Knight forse non il migliore capitolo della tetralogia (è incluso anche un bellissimo prequel di solito non contato) ma sicuramente il più vario, innovativo e elettrizzante, grazie anche ai tanti inseguimenti sul bolide nero dell’uomo pipistrello.
Dal 2018, la Batmobile di Tim Burton, una delle più amate dai fan, è esposta allo Smithsonian National Museum of American History, in prestito dalla Warner Bros. «Sono nella fortunata posizione di essere uno dei curatori della mostra – ha dichiarato Eric Jentsch, responsabile del progetto per il museo -. E una delle cose che vogliamo fare è mostrare come un fenomeno culturale come Batman possa diventare parte dell’esperienza condivisa della vita americana, del suo sogno». Quindi un’auto immaginaria che merita di essere riconosciuta in un museo dedicato a «idee e ideali» americani è una cosa sicuramente unica, che evidenzia ancora di più la sua importanza nella cultura di massa. Una delle ultime notizie d’altronde sulla Batmobile è un prototipo del mezzo creato dal progettista Gordon Murray, attingendo dalla progettazione della McLaren F1, con un corpo in fibra di carbonio che «respira», un’auto principalmente «green».
Batman quindi si rivela ancora una volta un personaggio che riflette non le solo le paure del mondo ma anche le problematiche sociali del globo, capace di passare dal nero delle strade di Gotham al verde della salvaguardia ambientale.

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