«Napoli 2011: annullate le primarie. Liguria 2015: annullate le votazioni in 13 seggi. Napoli 2016: si torni a votare nei seggi contestati»: con un post su Facebook Antonio Bassolino ieri a mezzogiorno ha dettato la strategia, dopo la bocciatura lunedì del secondo ricorso da parte della commissione di garanzia delle primarie. Nel pomeriggio, ai microfoni di Sky Tg24, ha spiegato: «Ci sono cinque seggi contestati, in base ai video di Fanpage. Se si annullasse il voto in solo due di questi sarei io il vincitore. Invece non voglio vincere a tavolino. Il Pd deve prendere la decisione di farci rivotare. Se davvero c’è questa differenza, qual è il problema? Si confermerebbe il risultato e io direi bene, andiamo avanti tutti insieme».

Su questa linea anche il governatore pugliese, Michele Emiliano: «Se si rivotasse sarebbe meglio e avremmo il Pd unito». Per Vincenzo De Luca invece caso chiuso: «Non dobbiamo mica convocare l’Onu».

L’orizzonte lista civica è ancora lontano, Bassolino è esplicito: «Voglio essere candidato nel Pd e continuo questa battaglia». Rivotare è la mediazione, ma la minaccia di presentarsi al di fuori del partito non fa così paura visto che i sondaggi danno comunque i dem perdenti. Bassolino lo sa e infatti attacca: «Il Pd va verso il suicidio, peggio del 2011. Se non si chiarisce questa situazione finirà nella voce ’altri’ nella sfida delle comunali. A Renzi dico che dovrebbe interessarsi di persona, perché Napoli è Napoli e si devono creare le condizioni per andare bene al voto».

Nel 2011, quando le primarie le vinse Andrea Cozzolino (anche lui delfino di Bassolino e adesso sponsor di Valeria Valente) ma il partito le annullò per gravi irregolarità, l’ex governatore prese una posizione differente: «Le primarie sono state svolte, ora c’è una commissione di garanzia che sta esaminando la situazione e Cozzolino è quello che ha preso più voti». Tra oggi e domani potrebbe partire il ricorso ai garanti nazionali: «Se non si rivota rifletterò seriamente – ha proseguito Bassolino -. Se mi fermassi, impazzissi e dicessi a tutti votate per la candidata, non mi seguirebbe nessuno».

La candidata è Valeria Valente: sua ex delfina, il suo ufficio a Napoli era la stanza accanto all’ex mentore nella fondazione Sudd. Ieri Bassolino è stato durissimo: «Avrebbe dovuto essere Valente, prima di me, a chiedere di rivotare in quei seggi. Quando ho fatto il primo ricorso, invece di presentare una memoria in cui chiedeva di respingerlo perché arrivato oltre i termini, avrebbe dovuto dire ’guardate bene carta per carta’. Ha fatto l’opposto di quello che dovrebbe fare chi si candida a sindaco di una grande città. Il Pd romano deve correggere». A Napoli, lunedì, la segretaria regionale del partito, Assunta Tartaglione, era invece stata netta: «La Commissione di garanzia ha esaminato e rigettato per due volte il ricorso. E’ opportuno porre la parola fine a questa vicenda».

In attesa di capire le mosse di Bassolino, ieri si è conclusa la ricerca del candidato portavoce sindaco dei 5 Stelle. Hanno votato dalle 10 alle 19, via blog di Beppe Grillo, gli iscritti certificati al Movimento e residenti a Napoli. Tre i nomi in ballo: Matteo Brambilla, Francesca Menna e Stefania Verusio. Brambilla, originario di Monza trapiantato a Napoli dieci anni fa, ingegnere ambientale, era il meno quotato e invece ha vinto con il 48% (su 574 votanti in totale). La gara sembrava giocarsi tra Francesca Menna, docente di igiene a Veterinaria, molto vicina a Roberto Fico (ferma al 33%), e Stefania Verusio, esperta di servizi informatici e considerata un’ortodossa del movimento (19%), tra i moderatori del gruppo segreto Facebook «Fiato sul Collo in Regione Campania», poi trasformato in pubblico.

Avevano inviato la candidatura alle comunali in 118 ma, tra la scrematura effettuata dai garanti e le espulsioni dei 36 aderenti al gruppo segreto Facebook «Napoli libera», sono rimasti in 61. Secondo l’Adnkronos, un gruppo di attivisti sarebbe pronto alla class action per chiedere l’annullamento delle consultazioni realizzate sul blog di Beppe Grillo.