Italia

Bari, processo a Casapound rinviato a dicembre

Bari, processo a Casapound rinviato a dicembreEx sede di Cpi in via Eritrea, a Bari, dopo il sequestro della magistratura

Neofascismo I fatti risalgono al 21 settembre 2018 quando alcune persone furono aggredite in stile squadrista dopo una manifestazione contro Salvini. Ma l'accusa principale è quella di «riorganizzazione del disciolto partito fascista»

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 13 ottobre 2020

È stato rinviato prima del fischio d’inizio il processo di Bari che vede al centro Casapound (Cpi). Ieri nella sede del tribunale del capoluogo pugliese sono stati riscontrati dei difetti di notifica, così la prima udienza è stata spostata al 21 dicembre. Fuori intanto un presidio del Coordinamento antifascista sfidava la pioggia torrenziale.

Il procedimento coinvolge 33 persone: 28 presunti appartenenti a Cpi sono accusati di «riorganizzazione del disciolto partito fascista» e 10 di loro di lesioni personali aggravate. I fatti risalgono al 21 settembre 2018 quando a margine di un corteo anti-razzista contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini dalla sede dell’organizzazione di via Eritrea, poi sequestrata dalla magistratura, partì un attacco contro alcune persone che defluivano dall’iniziativa. Quattro risultarono ferite.

Nel processo sono imputati anche cinque manifestanti antifascisti per i tafferugli che si svilupparono dopo l’aggressione.

Anpi, Rifondazione Comunista (Prc), Regione Puglia e Comune di Bari hanno annunciato la costituzione di parte civile. «Serve a ottenere il risarcimento di un danno patito. In questo caso viene richiesta non solo dalle vittime della violenza, ma anche da soggetti che si ritengono danneggiati dal reato di riorganizzazione del partito fascista», afferma Cesare Antetomaso, difensore di Prc e di due degli aggrediti: Antonio Perillo ed Eleonora Forenza (al tempo europarlamentare).

«Il tentativo di riorganizzare il partito fascista e il conseguente proditorio attacco – scrivono in una nota il segretario nazionale Prc, Maurizio Acerbo, con Giovanni Russo Spena e Gianluca Schiavon – meritano giusta punizione, equo risarcimento ed eco nazionale per risvegliare le coscienze sulla minaccia violenta di queste organizzazioni».

Nicola Fratoianni, parlamentare di Leu, ha dichiarato: «Fascismo significa violenza e oppressione, non è un’opinione ma un crimine. Sono certo che la giustizia farà il suo corso. Che sia il primo passo per sciogliere le organizzazioni neofasciste anche in Italia?».

Tra le persone colpite quella sera c’era Claudio Riccio, che ha fatto parte della segreteria di Sinistra Italiana e ha militato a lungo nel movimento studentesco con Link. «Subimmo un’aggressione a freddo e palesemente premeditata – racconta Riccio – Ma la cosa più importante è che gli atti dell’accusa dicono esplicitamente che c’è una matrice politica fascista e che il metodo squadrista è sistematico».

Al di là delle vicende dei singoli, sono soprattutto i possibili effetti sull’organizzazione a impensierirne i vertici. Soprattutto dopo quello che è accaduto ad Alba Dorata. A novembre 2013, durante un incontro nella sede romana di via Napoleone III in cui erano ospiti i neofascisti greci, un militante di Cpi disse: «Con Alba Dorata condividiamo il programma politico e forse anche un destino comune».

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