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Bari, indagati 28 militanti di CasaPound

Bari, indagati 28 militanti di CasaPound

Sono accusati di riorganizzazione del partito fascista Inchiesta sull’aggressione compiuta alla fine di un corteo contro Salvini

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 9 maggio 2019

Riorganizzazione del disciolto partito fascista e manifestazione fascista sono i reati che la procura di Bari ieri ha contestato a 28 militanti di CasaPound dopo aver chiuso le indagini sull’aggressione a un gruppo di manifestanti (quattro i feriti) che tornavano dal corteo «Mai con Salvini», organizzato dal centro sociale Ex Caserma liberata lo scorso 21 settembre, in risposta alla visita del ministro dell’Interno al quartiere barese Libertà, che si era tenuta la settimana precedente. Nel gruppo degli aggressori due minorenni (la cui posizione è ancora al vaglio della procura minorile), dieci aderenti a Cp dovranno rispondere anche di lesioni personali aggravate.

La Cassazione, intanto, aveva già confermato il sequestro della sede di CasaPound, il Circolo Kraken, disposto dalla procura a dicembre. La Digos, durante la perquisizione, aveva trovato «oggetti chiaramente riconducibili all’ideologia fascista» come bandiere col fascio littorio e un busto di Mussolini. I pm contestano ai militanti di estrema destra di «aver partecipato a pubbliche riunioni, compiendo manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e, in particolare, per aver attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica». Dieci dei 28 vengono ritenuti gli istigatori e gli autori materiali dell’aggressione, compiuta «con sfollagente, manubri da palestra, manganelli telescopici, cinture dei pantaloni, calci e pugni». Avrebbero attuato «il disegno criminoso giustificato dalla ideologia fascista» con premeditazione «avendo organizzato l’aggressione nel periodo precedente alla manifestazione, con raccolta di armi e organizzazione di uomini».

Da CasaPound, il segretario nazionale Simone Di Stefano aveva difeso gli aderenti pugliesi: «Le accuse sembrano motivate da un pregiudizio politico. Noi fummo gli aggrediti. Le perquisizioni hanno dato esito negativo, tanto che ci si è dovuti attaccare a dei manubri da palestra per tenere in piedi il teorema del ‘covo di picchiatori’». Le telecamere in zona e le riprese col cellulare fatte dagli stessi manifestanti sembrano però raccontare una storia molto differente, con il manipolo di destra che parte all’attacco. Tra gli aggrediti c’era anche l’europarlamentare Eleonora Forenza, ricandidata con La Sinistra, che ieri ha commentato: «I reati contestati dalla procura sono una conferma di quanto abbiamo denunciato già la sera stessa. Una smentita ulteriore delle menzogne di Di Stefano e di Francesca Totolo di Primato nazionale. CasaPound e Forza nuova vanno sciolte, come abbiamo chiesto anche attraverso una risoluzione approvata dal parlamento europeo. È assurdo che invece siano ammesse alle prossime elezioni europee».

I militanti di Cp giunsero da tutta la Puglia a Bari per una vera e propria «spedizione punitiva». Ad Antonio Perillo, assistente di Forenza, furono messi nove punti di sutura alla testa. Sulla pagina fb Mai con Salvini Bari il racconto degli scontri: «Venivano dalla sede di Cp di via Eritrea, già presidiata dalla polizia dalle quattro del pomeriggio e che pure si è lasciata “sfuggire” un aggressione di questa gravità. Ancor più grave è stato l’atteggiamento della polizia, che fin dall’inizio sembrava sapesse quello che stava per accadere. Quando i primi compagni hanno avuto notizia dell’aggressione e sono sopraggiunti sul luogo dell’accaduto, sono stati circondati da polizia e carabinieri e caricati tre volte». Cinque manifestanti antifascisti dovranno rispondere di violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Perillo, dopo essere stato suturato, commentò: «Cp si sente coperta dal ministro degli Interni, si sente incoraggiata ad agire in questa maniera».

La Cgil pugliese si è appellata al presidente Sergio Mattarella in qualità di garante della Costituzione: «La Cassazione e l’avviso di conclusione delle indagini parlano di strategia pianificata e apologia del fascismo. Elementi che, ai sensi delle leggi Scelba e Mancino, e alla luce dei numerosi fatti di cronaca che vedono coinvolti militanti che si richiama al fascismo, dovrebbe spingere il ministero dell’Interno a sciogliere tale organizzazione. È in atto un riemergere sfrontato del neofascismo grazie a un clima politico e sociale avvelenato».

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