Lavoro

Bargi, tra le macerie dell’esplosione trovati i corpi di tre dispersi

La centrale di BargiLa centrale di Bargi

Peggio di così Proseguono le ricerche dell'ultimo lavoratore ma la speranza che si sia salvato non c'è più: «L’area è stata sottoposta prima a un’esplosione, poi a un incendio, a un crollo e a un allagamento» spiegano i soccorritori

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 12 aprile 2024

Man mano che emergono le informazioni e le immagini dei sommozzatori alla ricerca dei dispersi, la situazione nella centrale di Bargi, dopo l’incidente che martedì ne ha provocato l’esplosione, si profila sempre più sinistra. Ieri il ritrovamento di altre tre vittime, che i sommozzatori hanno dovuto districare dalle macerie, facendo salire il numero dei morti a sei. Si tratta di Adriano Scandellari, 57 anni, padovano, lavoratore specializzato di Enel Green Power, che era stato insignito da poco con la stella al merito per il lavoro dal Presidente della Repubblica; di Paolo Casiraghi, 59 anni, di Milano, tecnico della Abb da lungo tempo. In serata è stato individuato il corpo di Alessandro D’Andrea, 37 anni, tecnico specializzato originario di Forcoli, dipendente della Voith Hydro.

IL DIRETTORE REGIONALE dei Vigili del Fuoco dell’Emilia-Romagna, Francesco Notaro, ha dato la notizia aggiungendo che, evidentemente, tre dei quattro operai dispersi lavoravano tutti nel punto del piano meno 9 in cui sono stati ritrovati. Probabilmente stavano scappando, visto che erano nel percorso di fuga. Le ricerche erano ricominciate l’altro ieri sera, dopo una pausa obbligata in cui si era dovuto mettere in sicurezza la parte dell’edificio ormai allagato, e sono proseguite per tutta la notte. A sgombrare il campo dalle speranze era stato in mattinata Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza del Corpo dei Vigili del fuoco: «L’area è stata sottoposta prima a un’esplosione, poi a un incendio, a un crollo, a un allagamento. Questo credo che renda oggettiva la situazione» escludendo che ci fossero sopravvissuti. Per accedere ai locali, i sommozzatori dei vigili del fuoco e della guardia di Finanza, allenati a restare in acqua per lunghi periodi, con l’aiuto dei gommoni hanno cercato accessi dalle grate esterne. Come hanno raccontato, i muri interni dell’edificio, spessi quasi due metri, sono stati divelti dall’esplosione, impedendo l’ingresso dai corridoi. Si lavora in condizioni difficilissime, con una visibilità molto bassa, in acque sempre più torbide per liquami e oli.

«LA PRIORITÀ è la ricerca dei dispersi, per la quale non ci siamo fermati un attimo. E poi stiamo valutando l’impatto ambientale» ha spiegato Fabrizio Curcio, capo dipartimento della Protezione Civile. Manca all’appello solo Vincenzo Garzillo, 68 anni di Napoli, in pensione da un anno ma dipendente della Lab Engineering. L’invaso di Suviana, oltre a ospitare la centrale elettrica, serve di acqua potabile la città metropolitana di Bologna. Ieri l’assessora regionale alla Transizione ecologica con delega alla Protezione civile, Irene Priolo, è intervenuta per rassicurare sulla qualità delle acque: «Abbiamo fatto tre monitoraggi, uno in sito, dove abbiamo una presenza significativa di idrocarburi dovuti all’esplosione e all’incendio, per cui è molto importante l’operazione che stiamo facendo di esportazione degli oli in superficie. Il campionamento fatto nel lago invece è nella norma, quindi in questo momento non c’è un problema di sicurezza idropotabile» ha concluso rifacendosi alle analisi di Arpae e Hera. Mercoledì Priolo aveva anche riportato che, per aiutare il lavoro dei Vigili del fuoco, è stato abbassato il livello del lago.

L’AMMINISTRATORE delegato di Enel Green power, Salvatore Bernabei, mentre le ricerche continuano incessanti per l’altro disperso, ha scandito durante il suo intervento in merito alle accuse di subappalto mosse dai sindacati (su cui sta indagando la magistratura): «Chiedete a Siemens, Abb e Voith, si sono rivolti a delle aziende che hanno avuto al loro interno la libertà di decidere come organizzarsi per decidere come fare il lavoro nelle migliori condizioni, quindi non c’è nessuna catena di subappalti». Arrivando a sostenere di essere parte lesa. La Procura di Bologna ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo. Sono 9 le ditte indicate sul cartello dei lavori all’ingresso della centrale. «Stiamo ricostruendo lo stato dell’arte dal punto di vista amministrativo – ha spiegato la procura – ossia il rapporto che avevano i lavoratori nel plesso aziendale, la catena degli appalti. Verificheremo il rispetto della normativa relativa al rischio quando hai la presenza di dipendenti di varie aziende».

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