Barbara D’Urso, il Papi e la secchiona
Domenica in tv non si è fatto altro che parlare di Papi. Anche se Barba D’Urso preferisce chiamarlo «Presidente Berlusconi». «Presidente, si prepari psicologicamente che dopo la pubblicità le chiederò […]
Domenica in tv non si è fatto altro che parlare di Papi. Anche se Barba D’Urso preferisce chiamarlo «Presidente Berlusconi». «Presidente, si prepari psicologicamente che dopo la pubblicità le chiederò […]
Domenica in tv non si è fatto altro che parlare di Papi. Anche se Barba D’Urso preferisce chiamarlo «Presidente Berlusconi». «Presidente, si prepari psicologicamente che dopo la pubblicità le chiederò di cagnolini bianchi». E lui: «Per aiutare gli anziani abolirò l’iva sui prodotti per cagnolini!». Testuale. Credo si riferisse al fatto che con quel che prendono di pensione vanno avanti a cibo per cani.
E ancora, inventando tra le altre cose una sesta vocale nata dalla simultanea pronuncia di tutte e cinque le altre: «I volontari dei cl*b – leggi: “Clieaoub” – di Forza Italia salveranno dalle prigioni 8 milioni di cani abbandonati!». Poi Francesca, “la fidanzata”: «Un’enciclopedia vivente! Legge tutta notte al mio fianco fino alle due e mezza» (la scusa del mal di testa non attaccava più). Condito da «Noi classe media», «I giudici di sinistra» e il resto del repertorio collaudato – confessò una volta Berlusconi ai suoi – sui bambini, che gli elettori italiani son come fanciulli.
A sinistra si è sostenuto che la televisione non faceva guadagnare voti. La rimonta di Berlusconi alle ultime elezioni dimostrò il contrario. Agli italiani piace credere alle favole, quelle di Berlusconi come quella dei Papi Santi, con il suo corollario di effetti speciali: 18 maxischermi installati per seguire la diretta (tutti nel salotto di Bertone), 2000 poliziotti schierati in piazza (ma di Dell’Utri neanche l’ombra), il sindaco Marino che sale sulla Papamobile (dopo due ore che aspettava il 64, immagino) più Papa Francesco che si inchina al dittarore Mugabe.
Troppo facile, però, prendersela con gli elettori che abboccano alle favole, come quella del Berlusconi fidanzato con una secchiona e amico dei randagi e dei bibliofili. La responsabilità è della politica che ha prima regalato a Berlusconi tre reti e poi gli ha concesso di usarle a piacimento in campagna elettorale, rimandando la legge sul conflitto d’interessi come fa anche Renzi. È grazie all’assenza di quella legge che Berlusconi può essere intervistato per un’ora da una sua dipendente che lo incalza sui barboncini invece che sui Previti i dell’Utri e i Lavitola e che conclude soave: «Presidente, io ora dovrei chiudere ma se lei vuole sforare e aggiungere quel che vuole…». Tipo: «Grazie, Violante».
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