Le bandierine arcobaleno piazzate ai lati dei rettangoli di gioco su tutti i campi del calcio professionistico belga. Un segno concreto per sostenere la campagna di sensibilizzazione contro l’omofobia, la transfobia e tutte le forme di delegittimazione di carattere sessuale che sono sempre presenti nel mondo del calcio. E’ l’impegno che è stato assunto dalla federcalcio belga contro le discriminazioni sessuali, che sarà messo in pratica prima del 18 maggio, giorno del Gay Pride in Belgio. Non è la prima volta (anzi, è la sesta consecutiva) che viene messa in campo una misura di questo tipo, infatti il calcio belga si è sempre speso per tutela di diversità, inclusione e rispetto. I calciatori di diverse leghe professionistiche belghe indosseranno anche un nastro – sempre arcobaleno – e gli stessi colori si vedranno sulla fascia al braccio dei capitani delle squadre e così come i Led degli impianti di gioco e i pannelli piazzati sui tetti degli stadi. Royale Union Saint-Gilloise, SK Beveren, Lommel SK e Cercle Brugge sono stati i primi club a lanciare un programma pilota e saranno seguiti da altri club  professionistici a partire dalla prossima stagione, insieme a “Out For The Win”, un’organizzazione che si impegna a cercare l’inclusione nello sport, sviluppando un piano d’azione personalizzato.

DUNQUE, una campagna incisiva, mediatica, che coinvolge anche i calciatori, contro l’omofobia che resta un tabù ancora senza soluzione nel calcio europeo, soprattutto nell’individuazione di un protocollo che punisca gli atleti che si macchiano di episodi di intolleranza. L’iniziativa belga è nella scia della campagna Rainbow Laces, promossa dal 2013 dall’organizzazione Stonewall in Premier League, ma che non è sostenuta da tutti, anzi: a dicembre il difensore bosniaco dello Sheffield United Anel Ahmethodzic è stato il primo capitano di una squadra inglese in sette anni a scendere in campo senza indossare la consueta fascia arcobaleno e in Francia, sempre a fine 2023, cinque giocatori di tre diversi club si sono rifiutati di giocare pur di non dover mostrare un cartello recante un messaggio a supporto della comunità Lgbtq+. E sempre in Inghilterra, ha provocato clamore la sorprendente decisione del centrocampista del Liverpool e della nazionale inglese, Jordan Henderson, noto sostenitore della comunità Lgbtq+, di trasferirsi a giocare in Arabia Saudita (dopo qualche mese è tornato in Europa, all’Ajax), nonostante le reiterate violazioni dei diritti delle persone gay e transessuali nel paese sul Golfo Persico. Situazioni imbarazzanti che hanno messo in difficoltà il calcio britannico, in cui – va ricordato – la maggior parte delle società ha sostenuto negli anni la nascita di gruppi Lgbtq+ nelle proprie tifoserie e hanno sempre più spesso denunciato episodi omofobi negli stadi. Sempre a proposito di calciatori, la novità arriva dalla Bundesliga, dove un gruppo di calciatori farà coming out in occasione della Giornata contro l’omofobia, il 17 maggio.