Bandiere e bandierine
Non sappiamo se questa legge di Bilancio allevierà le sofferenze di milioni di persone, né se effettivamente succederà che tanti pensionati in più corrisponderanno a tanti posti di lavoro guadagnati. […]
Non sappiamo se questa legge di Bilancio allevierà le sofferenze di milioni di persone, né se effettivamente succederà che tanti pensionati in più corrisponderanno a tanti posti di lavoro guadagnati. […]
Non sappiamo se questa legge di Bilancio allevierà le sofferenze di milioni di persone, né se effettivamente succederà che tanti pensionati in più corrisponderanno a tanti posti di lavoro guadagnati. Ma questo è andato a dire ieri in senato il presidente del consiglio Conte sventolando le due bandiere portate in battaglia a Bruxelles dal governo.
A parte le figuracce sul campo europeo dei due galli del pollaio, Salvini e Di Maio, vedremo presto gli effetti della manovra sul paese. I cittadini italiani terranno gli occhi aperti, mentre la Commissione europea ha piazzato qualche miccia lunga con nuove clausole di salvaguardia.
Una cosa, invece noi la sappiamo molto bene. Questa manovra, accanto alle grandi bandiere, sventola qualche bandierina che con il bilancio dello stato non c’entra niente. Succede con i tagli al pluralismo dell’informazione, i soldi del Fondo restano ma se li prende il governo che ne farà quello che vuole. Magari cancellandoli a noi del manifesto, un giornale, una voce della sinistra che parla a migliaia di lettori, come accade ormai da quasi 50anni.
In teoria noi dovremo stare tranquilli essendo una cooperativa (ma i grillini non aiutavano le piccole imprese?) senza fini di lucro. Purtroppo abbiamo il difetto grave di non poterci permettere di pagare la carta, la stampa, la distribuzione a prezzi di mercato come i grandi giornali, e per questo abbiamo bisogno del sostegno pubblico. Come del resto accade in tanti altri campi della cultura.
I grillini sventolano la bandierina del mercato supremo giudice dell’edicola, ma ogni tanto dovrebbero ricordare le parole di un famoso giornalista quanto editore illustre come Joseph Pulitzer: «Mai, per mia attitudine lavorativa e personale piacere, ho considerato il giornalismo alla stregua di un’impresa commerciale».
Se ieri il presidente Fico, quando, nel salutare la stampa, ha detto che il governo non intende colpire «piccole cooperative e piccoli giornali» e che «il sostegno dello stato» serve al pluralismo, intendeva associarsi al pensiero di Pulitzer, siamo d’accordo con lui.
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