Economia

Banche: è scontro tra Monti e Renzi. Mps affonda a piazza Affari

Banche: è scontro tra Monti e Renzi. Mps affonda a piazza AffariMatteo Renzi con Mario Monti – LaPresse

Crisi Renzi accusa i suoi predecessori di non essere intervenuti a garanzia delle banche con i soldi pubblici quando era possibile. E Monti replica: "Allora le banche non ne avevano bisogno. Non scarichi responsabilità su di noi. Avremmo creato un problema gigantesco di bilancio". Ieri giornata nerissima in Borsa per i titoli delle banche che hanno superato gli "stress test"

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 3 agosto 2016

Non si ferma il crollo delle banche. Piazza Affari ieri è calata per il secondo giorno consecutivo, meno 2,76%. Perdite molto pesanti su tutti i titoli bancari, a riprova che gli «stress test» sui bilanci non bastano a placare l’incertezza dei mercati sul «Salva Monte Paschi di Siena» e il prestito ponte al consorzio di banche coordinate da Jp Morgan. Ieri Mps ha perso il 16% ed è stata più volte sospesa per eccesso di volatilità; Unicredit ha lasciato sul terreno il 7% e su questo hanno influito nuovamente le insistenti voci di aumento di capitale. Bper ha perso il 12%, Banco 10%, Bpm 10%.

Il crollo avviene in un clima di incertezza in cui politici si rinfacciano le responsabilità sulla crisi che sta facendo sussultare il sistema bancario italiano. L’ex presidente del Consiglio Mario Monti ieri ha scritto una replica al vetriolo sul Corriere della Sera all’attuale inquilino di Palazzo Chigi Matteo Renzi che lo aveva accusato – in un’intervista a Repubblica del 31 luglio «l’errore di avere scartato l’ipotesi di una bad bank italiana». In pratica risolvere già tra il 2011-2013 il problema dei crediti deteriorati (360 miliardi di euro di cui 200 inesigibili) mettendo i soldi pubblici. Come hanno fatto Germania o Francia, tra l’altro alle spese delle banche greche.

«Renzi – ha scritto Monti – accusa i suoi predecessori di non avere aiutato il sistema bancario quando si poteva farlo addossando tutto il costo del salvataggio allo Stato (bail-out), regime sostituito nell’autunno 2013 dal bail-in, con l’accordo di tutti i governi (non più il mio, per l’Italia) ed entrato in vigore solo all’inizio del 2016, senza che in Italia si sia fatto molto per preparare il sistema e i risparmiatori a questa novità». «Capisco che Renzi guardi al bail-out con nostalgia, perché il costo degli infortuni o delle malefatte delle banche veniva messo a carico dello Stato, che non vota, mentre i cittadini, che votano, venivano salvaguardati», osserva Monti a Palazzo Chigi dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013.

Il suo governo «non fece quanto Renzi ci rimprovera di non avere fatto». A parte il fatto che il sistema bancario in quegli anni non chiedeva aiuti , il senatore a vita osserva che «se l’avessimo sostenuto con fondi dello Stato, avremmo aggravato la già precaria situazione dello Stato medesimo, con il probabile default. Per risolvere un problema non esistente, ne avremmo creato uno gigantesco».

La tenzone a chi è più liberista e più statalista è surreale. Renzi pretende che il salva Mps sia «un’operazione di mercato» e che «i cittadini non pagheranno». Il problema non è risolto, il governo ha preso tempo fino a ottobre quando le azioni dovranno essere comprate. Altrimenti dovrà metterci i soldi pubblici. Monti sembra ignorare che le sofferenze sono decuplicate sotto il suo governo, e quello Letta. Non sorprende che le banche non lo abbiano fatto notare. Sorprende che un governo «tecnico» non le abbia viste. Ha semplicemente rinviato un problema, prodotto dalla crisi, nello stesso modo in cui Renzi sta facendo adesso.

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