Bananarama, dolce freschezza synth pop di uno stereotipo
Note sparse Un doppio album celebra la carriera del gruppo, con poche ma interessanti novità
Note sparse Un doppio album celebra la carriera del gruppo, con poche ma interessanti novità
Sara Dallin, Keren Woodward e Siobhan Fahey emergono dalla scena punk-wave londinese supportate da una buona fetta dell’élite post-punk, ma proponendo, con il nome Bananarama, un pop e un sinth-pop semplici, divertenti, senza pretese. L’esordio su album, Deep Sea Skiving (1983), è delicato, sfuggente, dalle sonorità limpide e naif. Contiene inoltre canzoni molto varie, dalla percussiva Aie a Mwana, cover del gruppo africano Black Blood, a Hey Young London, quasi un inno post-punk. L’omonimo lavoro successivo è più raffinato, curato, professionale. Singoli fantastici quali Cruel Summer e Robert De Niro’s Waiting procurano al gruppo un successo notevole, facendolo conoscere anche negli Usa.
LE LIRICHE si fanno più serie, toccando temi come la violenza in Irlanda del Nord, l’abuso di droga, lo stupro, anche se i testi di maggior efficacia del trio restano quelli sentimentali. Per il seguente True Confessions (’86), le Bananarama si rivolgono a Stock, Aitken & Waterman, un team di produttori e songwriter conosciuto per il suo approccio massiccio e ipertecnologico alla produzione, con forti reminiscenze hi-energy. Essi producono due singoli compresi nell’album, uno dei quali, Venus, cover del gruppo olandese Shocking Blue, proietterà in alto la band raggiungendo il primo posto in America. Ormai le Bananarama sono un gruppo sofisticato e glamour, lontano dalle radici indie degli inizi. Questo tratto viene accentuato in Wow! (’87), dove la mano di Stock, Aitken & Waterman si fa più pesante sia a livello compositivo che di produzione. Ma il «nuovo corso» non è mai andato giù a Siobhan Fahey, che lascia la band, sancendo in qualche modo la fine delle Bananarama.
I dischi seguenti, infatti, saranno pasticciati o anonimi, talvolta pubblicati solo in pochi paesi, e inseguiranno vanamente una resurrezione insistendo su hi-energy ed eurodance. Così, tra periodi di oscurità, mezze rinascite (perlopiù illusorie), occasionali reunion, la band sparirà dallo stardom così facilmente come vi era entrata. Le Bananarama sono state lo stereotipo perfetto della pop band degli anni Ottanta. Ne possedevano tutti i pregi e difetti. La loro storia è un po’ quella di quel periodo. Non erano particolarmente originali, ma sapevano conferire ai loro brani una freschezza e una spontaneità rare. È di recente pubblicazione una doppia compilation in cd, Glorious, che offre una buona selezione della produzione del gruppo, con poche ma interessanti rarità.
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