Non si fermano le manifestazioni a Erevan. Anche ieri i cittadini hanno organizzato sit-in, blocchi stradali, e brevi cortei nei pressi dei centri del potere e dei luoghi simbolici della città. Ma il potere di Nikol Pashinyan non sembra in discussione per il momento.

Anche perché la comunità internazionale sta aumentando la pressione sull’Azerbaigian. Il rischio che Baku intervenga militarmente nel sud dell’Armenia per aprire il «corridoio di Zangezur», ovvero annettere la regione armena di Syunik, non è stato scongiurato. La Francia, attraverso le parole della ministra degli Esteri Catherine Colonna, ha dichiarato che «il ministero ha allocato 5 milioni di euro per l’Armenia e per gli armeni del Nagorno-Karabakh ma io ho deciso di aumentare quella somma a 7 milioni. Abbiamo anche rafforzato le nostre relazioni dal punto di vista della Difesa e abbiamo deciso di aprire un consolato nella regione di Syunik». Quest’ultima parte è forse il segno di supporto più importante giunto a Erevan nelle ultime settimane. Aprire una sede diplomatica in una regione che rischia di essere invasa da un momento all’altro dichiara chiaramente le intenzioni di Parigi. Resta da chiarire se, ed eventualmente in che modalità, l’Eliseo interverrebbe per fermare un’eventuale aggressione ai danni dell’Armenia.

Da Washington, il Segretario di Stato Antony Blinken ha avuto una telefonata con il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, e ha sottolineato ancora una volta la necessità di aprire un corridoio umanitario senza ostacoli al Nagorno-Karabakh. Mentre oggi Samantha Power, la direttrice del programma USAid, si trova a Baku.

Ma l’incidente diplomatico potrebbe scoppiare con Mosca. Ieri le autorità azere hanno arrestato Ruben Vardanyan, ex primo ministro della «Repubblica dell’Artsakh», ma soprattutto investitore e miliardario russo-armeno, parte del direttivo di diverse aziende russe. Vardanyan ha anche fondato una delle maggiori banche d’investimento russe, la Troika Dialog. Da Baku fanno sapere di aver arrestato Vardanyan mentre cercava di passare la frontiera con l’Armenia. «È strano» racconta un analista politico armeno che preferisce restare anonimo, «hanno lasciato passare generali che hanno ucciso centinaia dei loro e hanno fermato Vardanyan che non hai mai partecipato a nessuna guerra né incitato alcuno a farla, sembra più uno sgarbo a Mosca che altro». Vardanyan è una figura ambigua per gli armeni, vicinissimo alla Russia ma sostenitore della memoria armena tramite la sua fondazione «Aurora».