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Baby Assassins, fra satira e adolescenza

Baby Assassins, fra satira e adolescenzaUna scena di Baby Assassins:Nice Days

Maboroshi Concepita e diretta da Sakamoto Yugo, la serie è diventata un caso nel cinema indipendente giapponese. Due ragazze killer ma impacciate nella vita di ogni giorno

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 4 ottobre 2024

È da pochi giorni nelle sale giapponesi Baby Assassins, il terzo lungometraggio di una serie che negli ultimi anni si è rivelata una sorta di fenomeno nel panorama del cinema indipendente giapponese. Concepita e diretta da Sakamoto Yugo prima della pandemia, si tratta di film che miscelano in maniera originale azione, violenza, comicità e preoccupazioni adolescenziali e post adolescenziali. Chisato e Mahiro sono le protagoniste, due ragazze sotto i venti anni che lavorano come assassine per conto di un’agenzia e che, come copertura, devono trovarsi delle occupazioni part-time, almeno queste sono le premesse del primo film, Baby Assassins, del 2021.

Girato con un budget ridotto, Sakamoto non ne è solo il regista, ma anche lo sceneggiatore e il montatore, il film ha funzionato come rampa di lancio per il comico universo delle ragazze, tanto impacciate nella vita di ogni giorno, quanto incredibilmente di successo come killer, ma anche per le due attrici protagoniste. La serie non sarebbe quello che è diventata, vedremo più sotto come recentemente si è allargata in diverse direzioni, senza le prestazioni delle due interpreti e la loro chimica, quasi da duetto comico manzai. Takaishi Akari, sedicenne al momento del primo film, interpreta Chisato, la più spigliata e sicura di sé nella vita di tutti i giorni delle due, mentre Izawa Saori è Mahiro, quella più timida, inetta nei rapporti con gli altri, ma anche colei che è più dotata nel corpo a corpo durante le loro missioni. Questo deriva dal fatto che

Izawa, prima di essere stata proiettata nel mondo attoriale, ha alle spalle quasi un decennio di esperienza come controfigura in film o telefilm d’azione.
Una delle qualità più interessanti di tutti e tre i lungometraggi è quella di saper descrivere in maniera molto efficace i piccoli problemi di ogni giorno che i giovani ragazzi giapponesi incontrano quando entrano nel mondo del lavoro dopo il percorso scolastico. Questo anche con un po’ di satira sul linguaggio e i modi di fare delle nuove generazioni, e non ultimo anche una certa direzione del cinema adolescenziale nell’arcipelago. Tutto questo, come si diceva in apertura, inframezzando e in maniera più corposa man mano che il budget è diventato più importante nei film più recenti, scene d’azione e combattimenti fra le due ragazze e il mondo della malavita. Succede così che nel secondo capitolo della saga, Baby Assassins 2 Babies, uscito l’anno scorso e che segue le due protagoniste nella ricerca di un lavoro «vero» dopo essere state espulse dall’agenzia per cui lavorano, le scene d’azione sono forse più ricercate anche se a dominare è sempre il tono comico e talvolta surreale con cui le ragazze si muovono nella società nipponica.
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Forse meno riuscito del capitolo originale, il secondo film ha comunque riscosso il successo necessario per dare il via libera all’ultimo capitolo, Baby Assassins: Nice Days, uscito il 27 settembre. Qui si vede il budget maggiore, infatti le due ragazze, dopo un «lavoro» nella prefettura meridionale di Miyazaki, incontrano un nuovo rivale, interpretato da un nome importante del cinema giapponese contemporaneo come Ikematsu Sosuke, già visto in Killing di Tsukamoto Shin’ya e Shin Kamen Rider di Anno Hideaki.

Il lungometraggio ha inoltre più scene d’azione, dirette in totale indipendenza da Sonomura Kensuke, coreografo e coordinatore di stunt molto noto in patria. In occasione del debutto dell’ultimo film, è stata lanciata anche una miniserie televisiva, Baby Assassins Every Day, dodici episodi di circa trenta minuti, tuttora in corso e programmata settimanalmente nella fascia notturna.
matteo.boscarol@gmail.com

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