«Avevamo già denunciato la Nsa»
Il rapporto La testimonianza di ex specialisti dell’agenzia Usa alla commissione del parlamento europeo
Il rapporto La testimonianza di ex specialisti dell’agenzia Usa alla commissione del parlamento europeo
È l’11 settembre 2001 il momento di svolta nella strategia di spionaggio globale della Nsa. Dopo l’attacco alle Twin Towers, tutto cambia. Anzi, già qualche giorno prima dell’attentato che ha cambiato il mondo. Una strana coincidenza raccontata da tre fonti qualificate, ex analisti senior della National security agency, in una audizione davanti ai membri della commissione Libertà e affari interni del parlamento europeo (commissione Libe), che da settembre si occupa a tempo pieno del datagate.
C’è un prima 2001, quando negli uffici della più potente agenzia d’intelligence del mondo girava un software in grado di puntare l’attenzione degli analisti solo sui bad guys: terroristi, criminali, target inseguiti dalle polizie del pianeta. Un sistema – chiamato ThinThread – che copriva i dati dei semplici cittadini, rispettando privacy e quarto emendamento. E c’è un dopo 11 settembre, quando la privacy viene messa da parte dall’allora capo dell’Nsa Michael Hayden, passato nel 2006 a comandare la Cia. È con la sua gestione che cambia la strategia di ascolto dell’intelligence Usa, anticipando l’arrivo di Prism, il sistema al centro del datagate. Il suo nome è già nel primo scandalo sullo spionaggio della Nsa, raccontato nel 2006 da Usa Today. Il quotidiano pubblicò all’epoca un’inchiesta sull’esistenza di un database di telefonate interne negli Usa, in violazione del quarto emendamento e delle regole della privacy.
«Non c’è alcun bisogno di pescare a strascico e immagazzinare tutti i dati del mondo – scrivono i “dissidenti” della Nsa alla commissione Libe in un documento depositato negli uffici del parlamento europeo – e non serve trovare alcun compromesso tra la sicurezza e la privacy». William E. Binney, 36 anni di esperienza nella Nsa come direttore tecnico e veterano dell’agenzia di sicurezza della Us Army, J. Kirk Wiebe, analista esperto della Nsa e Thomas A. Drake, ex dirigente della Nsa per 25 anni ai vertici dell’agenzia ne sono convinti. Sono stati loro a progettare e sperimentare il programma ThinThread, che nel 1998 aveva superato a pieni voti tutti i rigorosi test della Nsa. ThinThread aveva una capacità superiore a tutti i programmi precedenti di individuare le minacce nella mole di dati in crescita costante con cui dovevano confrontarsi le intelligence di tutto il mondo. Era anche in grado di criptare rapidamente le comunicazioni e i dati sensibili per salvaguardare la privacy. Punto centrale questo per i tre analisti, in grado di tutelare la riservatezza, garantendo – nel contempo – la possibilità di seguire i possibili terroristi.
In un’intervista rilasciata al Baltimore Sun, Drake rivela che ThinThread fu eliminato tre settimane prima dell’11 settembre per «cambi di priorità nelle intercettazioni dell’intelligence americana». Motivi politici, condensati nella decisione del direttore della Nsa Michael Hayden di passare al programma Trailblazer, più adatto all’era della «guerra al terrore». Anche se considerato dagli esperti molto meno efficace e abbandonato nel 2006 per inefficacia e costi eccessivi per l’amministrazione americana, stimati in alcuni miliardi di dollari.
Nel 2002 Drake, Binney e Wiebe denunciarono all’ispettore generale del Dipartimento della difesa (autorità indipendente che deve valutare i programmi e le operazioni del dipartimento) la malagestione e lo spreco di soldi pubblici alla Nsa intorno al programma Trailblazer. E ne pagarono anche le conseguenze, con l’amministrazione Bush come con quella Obama. Le loro abitazioni furono perquisite dall’Fbi nel 2007 e Drake si ritrovò accusato di spionaggio nel 2010. Accuse poi cadute.
Il risultato dell’indagine dell’ispettore fu un rapporto del 15 dicembre 2004, declassificato poi nel 2011 in seguito al Freedom of Information Act. Un dossier che non è integralmente leggibile per i tanti omissis apposti al momento della desecretazione. I tre ex agenti della Nsa hanno indicato una strada ai commissari europei: cercate di farvi dare la copia integrale di quel rapporto, per capire esattamente come funzionano i sistemi di intercettazione, quanto costano, quale livello di privacy sono in grado di garantire. E la chiave, secondo il loro racconto, può essere trovata in quel passaggio dalla piattaforma ThinThread al sistema voluto da Hayden. Da quella scelta sarebbe poi derivato l’uso di software particolarmente invasivi, come hanno dimostrato le inchieste del Guardian sul datagate. Non solo. Quel rapporto era nato da denunce su vere e proprie frodi, con rapporti tecnici manipolati o fatti sparire, come si legge nelle poche righe dell’introduzione non coperte da omissis.
Dai primi di settembre la commissione Libe sta cercando di ricostruire – da un punto di vista istituzionale – il caso datagate. Non è la prima volta per l’Europa. Il tema degli spioni in ascolto sulle nostre infrastrutture di comunicazione era già stato affrontato anni fa trattando il caso Echelon, il sistema di raccolta dati gestito dagli Usa, dalla Gran Bretagna e dall’Australia. Dopo la rivelazione sulle intercettazioni illegali del cellulare della cancelliera tedesca Angela Merkel il dossier è divenuto ancora più pesante. Non sono solo le vite dei comuni cittadini europei a entrare nel sistema Prism, la piattaforma della Nsa la cui esistenza è stata rivelata da Edward Snowden. Gli analisti statunitensi puntano in alto, cercando di estrarre informazioni utili dalle comunicazioni dei capi di stato.
Fino a oggi la collaborazione da parte degli Stati Uniti è stata minima. I commissari partiranno lunedì prossimo per Washington dove avranno una serie di incontri con Rand Beers, segretario di stato per la sicurezza nazionale e con Karen Donfried, responsabile per gli affari europei del National Security Council. Al momento il direttore della Nsa non ha dato risposta alla richiesta di incontro. La missione sarà cruciale, dunque, per capire le reali intenzioni di collaborazione dell’amministrazione Obama, su un dossier che rischia di compromettere gli stessi accordi di libero scambio Ue-Usa.
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