Entra – neanche dirlo – con la solita tenuta, pantaloni mimetici e felpa, col cappuccio sulla testa. Domenica 29, pomeriggio, a Venezia – penultimo appuntamento della Biennale Musica – John Zorn va a sedersi a quello di destra dei due organi che si fronteggiano sul palco della sala concerti del Conservatorio. Comincia a tirare le manopole dei registri: l’uso dei registri prevale sull’articolazione sulle tastiere, Zorn fa per lo più dei suoni, senza nessuna retorica «organistica». Crea una sorta di fibrillazione puntillistica, mentre con i pedali mette in funzione sull’altro organo – i due organi sono collegati – suoni più...