Autoritarismo o cambiamento, gli opposti scenari
Pandemia Assistiamo all’azione di tanti governanti, che si affannano a riparare a valle gli effetti degli squilibri ecologici, demografici, sociali che s’intrecciano alla pandemia fino a renderla devastante, piuttosto che correggere a monte le storture che li hanno provocati.
Pandemia Assistiamo all’azione di tanti governanti, che si affannano a riparare a valle gli effetti degli squilibri ecologici, demografici, sociali che s’intrecciano alla pandemia fino a renderla devastante, piuttosto che correggere a monte le storture che li hanno provocati.
La maggior parte dei governi e delle istituzioni internazionali continuano ad affrontare i drammatici problemi sanitari, economici e sociali ulteriormente aggravati dalla pandemia, come se fossero separabili ed indipendenti dalle contraddizioni del sistema tardo capitalista. Ovvero sull’esasperazione della logica indirizzata al profitto immediato ed unilaterale e perciò incapace di far fronte agli interessi generali della popolazione.
Eppure assistiamo all’azione di tanti governanti, che si affannano a riparare a valle gli effetti degli squilibri ecologici, demografici, sociali che s’intrecciano alla pandemia fino a renderla devastante, piuttosto che correggere a monte le storture che li hanno provocati.
Il problema è che per farlo occorre cambiare struttura e modi di funzionamento del sistema costruiti dai gruppi di potere tuttora dominanti. Invece, al di là di movimenti e partiti decisamente alternativi, ma generalmente minoritari, la maggioranza delle forze politiche sono cresciute nella logica di questo sistema e in obbedienza alle sue regole. Tuttavia la situazione limite provocata dalle intollerabili contraddizioni e squilibri ne mostra anche la fragilità e l’incapacità di una trasformazione sociale pur necessaria a superare i problemi incombenti ed a tracciare una prospettiva futura. E la pandemia evidenzia quest’impotenza costitutiva. Sicché la nuova sfida, sommandosi alle altre, ci pone davanti ad un punto di svolta ineludibile. E due sono gli scenari che si prospettano.
Il primo è rappresentato da un’ulteriore chiusura ed irrigidimento dell’attuale organizzazione economico-sociale. In questo caso, l’aggravarsi dei problemi ed il peggioramento delle condizioni di vita per fasce sempre più ampie della popolazione, nei paesi più sviluppati ed ancor peggio in quelli che lo sono meno, richiederà nuovi strumenti di controllo e subordinazione sociale ancor più stringenti. Il risultato non potrà che essere quello di autoritarismi di nuovo conio.
La seconda possibilità viene dai numerosi movimenti di protesta portatori di valori, concezioni sociali e modelli di comportamento decisamente alternativi a quelli affermati dai gruppi dominanti. Come sappiamo, questi movimenti sono sempre più numerosi, diffusi in tutti i continenti e molto attivi. Lotta per la salvezza del pianeta dalle devastazioni ambientali e riscaldamento climatico. Condanna della guerra e di qualsiasi sopraffazione. Difesa dei diritti umani sotto ogni riguardo. Lotta al razzismo e tutte le forme di discriminazione. Ribellione alle diseguaglianze, a cominciare da quella di genere, e le altre che si moltiplicano nei diversi contesti sociali. Denuncia e difesa dal super-sfruttamento del lavoro, specie nei paesi oggetto di delocalizzazione. Affermazione del diritto di emigrare e soccorso a quanti fuggono da guerre, povertà estrema ed oppressioni. Per questi obiettivi sono attivi, non ristrette minoranze, ma milioni e milioni di persone di diverse culture e latitudini.
Come non vedere in questo fenomeno macroscopico un potenziale politico che, per vastità e livello di consapevolezza, non è certo inferiore a quelli che l’hanno preceduto nel secondo Novecento? D’altra parte, la storia c’insegna che non c’è gruppo innovatore o rivoluzionario che possa promuovere mutamenti se non in presenza di movimenti già in atto. È la loro auto-organizzazione che può produrre fenomeni politici nuovi. I gruppi che ritengono necessario un deciso mutamento di sistema devono saper interpretare le istanze di quei movimenti ed agire come elementi catalizzatori che ne favoriscono la sintesi ed il consolidamento. Solo da una dinamica di questo tipo possono nascere nuove forme di conflittualità sociale ed espressione politica capaci di produrre le trasformazioni necessarie e indifferibili per superare le minacce incombenti ed aprire ad un futuro migliore.
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