Europa

Autonomia strategica europea, Draghi e Macron premono

Autonomia strategica europea, Draghi e Macron premonoIl primo ministro sloveno Janez Jansa e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel con i leader Ue e dei Balcani al vertice in Slovenia – Ap

Vertice Ue-Balcani Il premier italiano: «Il ritiro dall’Afghanistan e il contratto tra l’Australia e la Francia per la fornitura di alcuni sottomarini nucleari scartati, sono due messaggi molto chiari, che ci dicono che la Nato sembra meno interessata dal punto di vista geopolitico all’Europa e alle sue zone di interesse e ha spostato le aree di interesse ad altre parti del mondo»

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 7 ottobre 2021

La preoccupazione per l’impennata dei costi dell’energia ha introdotto un nuovo ostacolo nella già difficile strada per mettere a punto una “bussola” strategica europea, vista la dipendenza di alcuni paesi dal gas russo e il disordine con cui i 27 stanno affrontando la crisi, che da un lato rischia di intralciare la ripresa economica e dall’altro rallentare pericolosamente la realizzazione del Green New Deal della transizione energetica.

Così, al Consiglio europeo dedicato alle relazioni Ue-Balcani che si è concluso ieri in Slovenia, una prima discussione sul futuro di un’autonomia strategica europea, sempre all’interno della Nato e molto attenta a non degradare le relazioni con gli Usa, si è limitata a uno scambio di opinioni tra i leader senza decisioni concrete. «Se vogliamo parlare di cosa la Ue vuole fare sulla scena internazionale dobbiamo sapere cosa vogliamo», ha riassunto l’Alto rappresentante per la politica estera e la difesa, Josep Borrell. «Dobbiamo lavorare di più alla nostra difesa collettiva e al tempo stesso dobbiamo assicurarci che la relazione transatlantica attraverso la Nato ma anche la relazione Ue-Usa restino forti», ha aggiunto il primo ministro olandese, Mark Rutte.

Dopo la confusione a Kabul, con l’Europa tenuta all’oscuro e obbligata a subire le decisioni Usa, dopo l’Aukus e lo scacco dei sottomarini francesi in Australia, la Francia preme per una definizione più avanzata dell’autonomia strategica. Anche il premier Draghi è d’accordo: «Il ritiro dall’Afghanistan per il modo in cui è stato deciso, comunicato ed eseguito, il cambio di intenzioni che ha riguardato il contratto tra l’Australia e la Francia per la fornitura di alcuni sottomarini nucleari scartati, sono due messaggi molto chiari, che ci dicono che la Nato sembra meno interessata dal punto di vista geopolitico all’Europa e alle zone di interesse dell’Europa e ha spostato le aree di interesse ad altre parti del mondo».

Ma c’è tempo, a novembre Borrell presenterà le grandi linee della “bussola” ai 27, che ne discuteranno al Consiglio europeo di dicembre, poi con la presidenza francese ci sarà un vertice specifico sulla difesa a marzo, per trovare una collocazione dell’Europa in un mondo «in cambiamento – secondo Borrell – per quanto riguarda il potere geopolitico», tra una bipolarità Usa-Cina e una multipolarità emergente con potenze regionali. Joe Biden sarà in Europa a fine ottobre. Con Emmanuel Macron, dopo la crisi dei sottomarini, ci sono già stati i primi chiarimenti. Martedì, il presidente francese ha incontrato a Parigi il segretario di stato Antony Blinken: Macron ha ripetuto che c’è necessità di «una difesa europea più forte» e ne ha dato un esempio con l’accordo di partnership strategica tra Francia e Grecia del 28 settembre (Parigi vende a Atene 3 fregate e dei Rafale). Ieri, anche il parlamento europeo ha affrontato l’avvenire delle relazioni Ue-Usa e l’eventuale costruzione di un’autonomia strategica.

La questione della Nato e del margine di manovra della Ue di fronte all’offensiva di Cina, Russia, Turchia e paesi del Golfo nei Balcani, rientra anche nella discussione con i 6 paesi: Serbia e Montenegro, con cui sono già partiti i negoziati per l’adesione alla Ue, l’Albania che sta per aprirli (ma Germania e Olanda storcono il naso sull’abolizione dei visti per i viaggi fino a 90 giorni degli albanesi nella Ue), la Macedonia del Nord frenata dal veto della Bulgaria (al vertice in Slovenia ci sono stati due incontri tra il presidente bulgaro Radev e il primo ministro macedone Zaev), più la Bosnia-Erzegovina e il Kosovo, difeso in questi giorni dalla Nato contro il sorvolo di aerei serbi e la visita guidata alle basi militari di Belgrado da parte dell’ambasciatore russo, che hanno fatto seguito alla crisi delle targhe automobilistiche.

Il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha sottolineato «l’importanza strategica dei Balcani». Ma la Ue, contro le mire di Cina, Russia, Turchia e anche dei paesi del Golfo, evita il termine «adesione», si limita a perorare il «riavvicinamento» e ricorda di essere il principale donatore e investitore: ieri ha promesso 30 miliardi per le infrastrutture, la transizione energetica e la modernizzazione digitale.

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