Autonomia, lite continua nel governo. E De Magistris fugge in avanti
Il sottosegretario Giorgetti: è nel contratto di governo e si farà. Il ministro Costa (M5S): stiamo studiando un canovaccio, lo stato deve controllare. Di Maio: serve un vertice politico. Intanto il sindaco di Napoli annuncia: entro l'anno il referendum per l'autonomia totale della città. E poi tutto il Mezzogiorno
Il sottosegretario Giorgetti: è nel contratto di governo e si farà. Il ministro Costa (M5S): stiamo studiando un canovaccio, lo stato deve controllare. Di Maio: serve un vertice politico. Intanto il sindaco di Napoli annuncia: entro l'anno il referendum per l'autonomia totale della città. E poi tutto il Mezzogiorno
«Sull’autonomia ci sarà un incontro politico a breve, troveremo una soluzione come sul Tav» dice il vice presidente del Consiglio Di Maio e il paragone è azzeccato. Come sul Tav, 5 Stelle e Lega sull’autonomia sono nel vicolo cieco delle opinioni opposte. I dossier sono entrambi fermi, gli unici spostamenti sono quelli provocati dalle dichiarazioni di Lega e 5 Stelle che tirano in direzioni opposte. L’esercizio è proseguito ieri.
«L’autonomia fa parte del contratto di governo e deve essere fatta», ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. «Già oggi ci sono regioni a statuto speciale e non mi pare che abbiano disgregato lo stato», ha aggiunto un’altra leghista, la ministra per gli affari regionali Erika Stefani. Ma che il governo sia ancora in alto mare l’ha confermato, parlando a Napoli, il ministro dell’ambiente Sergio Costa, uno dei più freddi verso la proposta leghista: «Stiamo studiando una bozza, un canovaccio da presentare in Consiglio dei ministri per vedere cosa e in che termini può essere assegnato alle regioni. A un potere delegato deve corrispondere un contropotere di colui che delega».
Se dunque il governo è ancora fermo alle bozze ipotetiche, proprio da Napoli arriva un annuncio stentoreo: «Entro quest’anno faremo un referendum per la totale autonomia della città. Avremo così più risorse economiche, meno vincoli finanziari, più sviluppo, meno disuguaglianze». Il sindaco Luigi de Magistris schiera l’amministrazione sullo stesso terreno delle regioni che hanno chiesto l’autonomia rafforzata. «Successivamente – prosegue – proveremo a realizzare, se lo vorranno anche le altre popolazioni del sud, un referendum per l’autonomia differenziata del Mezzogiorno».
Il sindaco sta preparando il suo movimento politico, un contenitore più ampio dell’attuale Dema, con cui misurarsi alle regionali campane del 2020 e, forse, alle europee di maggio (se tutte le riserve verranno superate) ma l’interesse maggiore è per le politiche: de Magistris, infatti, lavora a occupare il campo come anti Salvini sfruttando anche le crescenti difficoltà dei 5S al Sud. Così afferma: «Dimostreremo che siamo e saremo il motore di un’Italia più coesa e giusta. Siamo per l’autonomia. Siamo per sconfiggere quei politici che hanno fondato la loro fortuna sul razzismo: quelli che hanno oltraggiato e ostacolato i lavoratori meridionali al Nord, quelli che dicevano di non affittare ai terroni. Quelli che oggi se la pigliano con gli stranieri dalla pelle nera».
La giunta comunale ha approvato la delibera «Napoli città autonoma» lo scorso settembre con al centro due elementi: l’amministrazione dal 2010 al 2015 ha subito il taglio del 60% dei trasferimenti statali senza avere la possibilità di accedere direttamente ai fondi europei per compensare il conseguente crollo degli investimenti in servizi. Il tema è quindi un riequilibrio tra stato e articolazioni territoriali che finora ha penalizzato i comuni, soprattutto al sud dove il reddito medio è più basso. «Resistiamo senza soldi – spiega il sindaco -, a breve entrerà a regime la criptomoneta partenopea (i bitcoin, ndr), stiamo lavorando per la delibera di cancellazione del debito storico illegittimo. Siamo per l’unità nazionale, ma se altri vogliono strappi costituzionali noi, nel solco della Costituzione, diciamo no all’autonomia differenziata delle regioni e sì a un’autonomia totale delle città». La stoccata finale è per i 5S: «Dicevano mai con la Lega e ora vogliono svendere il sud a Salvini».
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