Nella sfilata dei presidenti di regione, alla manifestazione di Forza Italia a Milano, l’argomento non è rimasto sotto il tappeto. I governatori di Forza Italia che sono tutti meridionali hanno accettato a fatica l’autonomia differenziata con il marchio nordista della Lega. Ma l’hanno accettata, per dovere di coalizione. E così ieri il presidente della Sicilia Schifani, quello della Calabria Occhiuto, della Basilicata Bardi e del Molise Toma hanno approfittato dell’atmosfera di casa e sotto le bandiere berlusconiane hanno tirato fuori le perplessità che avevano dovuto nascondere. «Sull’autonomia differenziata avremmo potuto avere un approccio rivendicativo. Abbiamo scelto di raccogliere la sfida e abbiamo ottenuto il risultato di modificare il testo. Le intese si faranno solo quando i diritti sociali e civili saranno garantiti su tutto il territorio nazionale», ha detto Occhiuto. «Mi hanno dato del traditore perché mi sono assunto la responsabilità di dire sì – ha detto Schifani -, ma questo non significa che sia un sì definitivo, sia ben chiaro. Perché vanno definiti i Lep che danno il senso della parità di diritti tra Nord e Sud».

Più chiaro il presidente della commissione affari costituzionali della camera, il forzista Nazario Pagano. «Sull’autonomia differenziata ci sono sensibilità diverse, non bisogna negarlo. Anche in Forza Italia c’è diversità di opinioni, più di qualcuno che ritiene che questa riforma possa essere penalizzante per il sud». Ma, aggiunge Pagano, «c’è qualche malcontento anche nel resto della maggioranza su questo tema». Perplessità e diversità che peseranno sul percorso del disegno di legge Calderoli, approdato in commissione affari costituzionali, ma al senato dove il presidente è di Fratelli d’Italia, e in procinto di passare al vaglio di una valanga di audizioni (una cinquantina) che non si annunciano esaltanti per il leghista.

Perplessità e diversità nella maggioranza sulle quali al Pd – che è contrario al provvedimento, e in questo tutte le opposizioni sono unite – converrebbe insistere, inserendo il tema all’interno del confronto sulle riforme istituzionali al quale chiama la presidente del Consiglio. L’appuntamento è per martedì. «Andremo ad ascoltare quello che il governo ha da dirci – ha detto ieri la segretaria del partito Schlein – dopo esserci confrontati al nostro interno, perché siamo un partito democratico».