Cultura

«Autobiogrammatica», tra forma e parole a venire

«Autobiogrammatica», tra forma e parole a venire

NARRAZIONI L’ultimo libro di Tommaso Giartosio per Minimum Fax

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 26 maggio 2024

Nulla come le parole possono dare definizione ad un corpo, che sia un corpo politico, umano o sociale. Le parole definiscono e rappresentano e al tempo stesso vengono rappresentate e messe in scena. Ma da dove vengono le parole? Da dove si sviluppa l’origine di un discorso e quindi di un’esistenza? Si sa che ogni libro è per un autore una forma di autobiografia anche se spesso (e volentieri) non coincide con i fatti e con la cronologia data. Ogni romanzo ancora di più è infatti per ogni autore una forma di svelamento di sé e della propria storia la cui forma è sempre al tempo stesso imprevedibile, seppure potenzialmente sempre immaginabile.

I PERSONAGGI di una storia che sia narrata in prima persona o meno, sono figli delle parole di un autore che è per definizione onnisciente perché di loro sa tutto e della loro vicenda tira tutti i fili. Al tempo stesso però l’autore è il primo a non riconoscere se stesso e la propria esistenza all’interno di una storia e delle vite dei personaggi a cui dà forma in un’accurata coreografia di mascheramento. Mettersi a nudo vuol dire così esplicitare un’autobiografia che sarà però sempre una riduzione del sé, un punto di vista preferito, una narrazione non così diversa da una trama romanzesca con personaggi fittizi.

Così in un tempo come il nostro che predilige l’auto-fiction come forma dichiarata di liberazione e anche di rassegnato limite del racconto della propria esistenza, Tommaso Giartosio con Autobiogrammatica (Minimium Fax, pp. 440, euro 19) fa uno scarto deciso portandosi a braccetto Natalia Ginzburg insieme a Ludwig Wittgenstein in una sorta di lessico famigliare analitico ricchissimo di spunti e di fughe. Giartosio maneggia le parole in forma di esistenza e lo fa con la competenza rara che coincide con la qualità linguistica di uno dei migliori scrittori italiani.

LA PRODUZIONE di Tommaso Giartosio è infatti sempre legata ad un lavoro di svelamento dei punti d’ombra, da L’O di Roma (Laterza) che aveva già in nuce una visione che poi ritroviamo in Autobiogrammatica a Tutto quello che non abbiamo visto. Un viaggio in Eritrea (Einaudi), forma sostanziale di racconto dell’esistenza. L’autore romano mostra così l’impronta di un poeta puro che regala un libro stratificato, mai complesso ed estremamente godibile, una meditazione diffusa sui materiali della vita: la morte, l’abbandono, gli affetti e infine la famiglia con i suoi ganci malefici e i suoi inganni inevitabili.

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