Autentica la firma di Walesa, aiutò i servizi segreti
Polonia Lech Walesa è stato un informatore degli ex-Servizi di sicurezza polacchi (Sb), almeno prima di fondare Solidarnosc. È questa la tesi definitiva dell’Istituto della memoria nazionale (Ipn) dopo una perizia […]
Polonia Lech Walesa è stato un informatore degli ex-Servizi di sicurezza polacchi (Sb), almeno prima di fondare Solidarnosc. È questa la tesi definitiva dell’Istituto della memoria nazionale (Ipn) dopo una perizia […]
Lech Walesa è stato un informatore degli ex-Servizi di sicurezza polacchi (Sb), almeno prima di fondare Solidarnosc. È questa la tesi definitiva dell’Istituto della memoria nazionale (Ipn) dopo una perizia calligrafica eseguita dall’Istituto di scienze forensi (Ies) di Cracovia. La reputazione di Walesa ne esce così scalfita ma non compromessa.
L’Ipn aveva già deciso lo scorso anno di divulgare ai media polacchi i dossier sul sindacalista di Solidarnosc prima ancora di eseguire degli accertamenti sui documenti di cui era venuto in possesso. Le cartelle che accusano Walesa erano state ritrovate in casa della vedova del generale Czeslaw Kiszczak, numero due della giunta militare di Wojciech Jaruzelski che aveva imposto la legge marziale in Polonia. Oltre alla lettera d’impegno a collaborare con gli Sb, firmata con il nome in codice «Bolek», sono state ritrovate anche le prove dettagliate di alcuni pagamenti ricevuti da Walesa nel periodo 1971-1974. Su richiesta degli ex-servizi segreti, «Bolek» avrebbe compilato almeno una quarantina di rapporti segreti su alcuni lavoratori del cantiere navale di Danzica. Negli ultimi mesi Walesa ha continuato a negare le accuse dell’Ipn.
I funzionari Sb facevano spesso ricorso a un metodo conosciuto come «przesuwanie zrodel» per montare dei dossier di accusa utilizzando le cartelle di diversi cittadini. Nel caso del faldone su Walesa molti documenti hanno la lunghezza di una pagina. Visto che l’autenticità delle firme è stata ormai appurata, a Walesa e alla sua difesa non resterebbe altra soluzione che quella di contestare la veridicità stessa dei documenti. L’Ipn potrebbe comunque presentare un esposto alla Procura generale per lesione del diritto all’onore e alla reputazione nei confronti dell’istituto stesso.
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