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Australian Open, la storia sembra ripetersi

Australian Open, la storia sembra ripetersiStefanos Tsitsipas

Sport Il 2 luglio 2001 un giovane Federer sconfisse il fuoriclasse Sampras. Diciotto anni dopo il campione svizzero rende l'onore delle armi all'astro greco Stefanos Tsitsipas

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 22 gennaio 2019

Il 2 luglio 2001 è passato alla storia del tennis come il giorno in cui per l’unica volta si affrontarono Pete Sampras, il trentenne fuoriclasse sulla via del declino e detentore di molti record, e Roger Federer, il ventenne destinato a detronizzare il suo predecessore. L’ottavo di finale di Wimbledon fu un match intenso, interminabile e molto bello. Alla fine, con le lacrime agli occhi, vinse il giovane svizzero. A quasi diciotto anni di distanza, la storia sembra ripetersi. Questa volta, però, nell’ottavo di finale degli Australian Open, Federer ha interpretato il ruolo del veterano costretto a fare strada all’aspirante campione, il ventenne greco Stefanos Tsitsipas. Anche in questo caso, dopo una battaglia durata poco meno di quattro ore, in quattro tiratissimi set, è stato chi ha un radioso futuro agonistico davanti a sé a prevalere su chi cerca ostinatamente di non trasformare il proprio presente in un passato glorioso quanto cristallizzato.

LE SIMILITUDINI tra i due incontri, però, si fermano qui. A differenza di Federer che simbolicamente in quella lontana giornata di luglio ricevette il testimone dallo statunitense di origine greca, Tsitsipas non solo ritroverà lo svizzero nei prossimi tornei, ma già in Australia sarà costretto a detronizzare altri due autentici numeri uno, Rafa Nadal e Nole Djokovic. Per la cronaca Federer dovette aspettare altri due anni per aggiudicarsi il suo primo slam, proprio a Wimbledon. Dopo la vittoria con Sampras perse con l’inglese Tim Henman. Per Tsitsipas, invece, la trappola che si nasconde dopo tanta gloria si chiama Roberto Bautista Agut. Tornando al confronto, è stata una partita strana, dove le occasioni migliori le ha avute Federer. Quasi a ruoli invertiti, il più giovane in modo giudizioso ha saputo ribattere colpo su colpo il forcing dell’avversario, annullando numerosi break e setpoint e non scomponendosi dopo qualche avversità.

Federer ha commesso tanti errori e, nonostante tutto, il match è girato su pochi punti. D’altro canto lo sport ai massimi livelli è questo. Si parla e si scrive tanto, ma i motivi per cui si vince o si perde sono legati a centesimi e millimetri. Quello che conta è che Tsitsipas ha dimostrato di meritare quei centesimi e millimetri di vantaggio. Forse la vera dimostrazione di forza sta proprio in una prestazione più solida che eccelsa. Se per Federer il futuro prossimo si chiama Indian Wells, Miami e chissà, dopo due anni di assenza, anche Roma e Parigi, per Tsitsipas, come anticipato, il domani prevede un confronto che in modo insidioso lo pone da favorito. Gli altri tre quarti di finale sembrano scontati, in un torneo maschile non proprio ad alti livelli. Nadal fronteggerà, a sorpresa, il ventunenne statunitense Frances Tiafoe, Djokovic dopo essere sopravvissuto ai colpi di un altro Next Gen, Daniil Medvedev, ora trova Kei Nishikori, uscito indenne da un’emozionante sfida di cinque ore con Pablo Carreño Busta. Infine, il canadese Milos Raonic, che ha annichilito Alexander Zverev, autentica delusione degli Open, potrebbe fare il suo gran rientro in una semifinale Slam battendo il francese Lucas Pouille.

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