Lavoro

Aumentano le dimissioni delle mamme: 27mila nel 2019

Aumentano le dimissioni delle mamme: 27mila nel 2019Un neonato nella culla dell'ospedale

Ispettorato del Lavoro In 21mila casi la motivazione è difficoltà di «conciliare l’occupazione con le esigenze di cura della prole»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 25 giugno 2020

Sono 37.611 le lavoratrici neo-mamme che si sono dimesse nel corso del 2019. I papà che hanno lasciato il posto sono invece stati 13.947. I dati sono quelli dell’Ispettorato del Lavoro (Inl) che ogni anno aggiorna le informazioni sulle convalide di dimissioni e risoluzioni consensuali di madri e padri. In tutto, si legge nel Rapporto, sono stati emessi 51.558 provvedimenti, con un «leggero» incremento sull’anno prima (+4%). E «come di consueto la maggior parte – si fa notare – ha riguardato le madri». È così nel 73% dei casi; pari a oltre 27mila,
Le cifre sono il frutto dell’attività di verifica della reale e spontanea volontà di cessare il rapporto di lavoro manifestata dalla lavoratrice o dal lavoratore al personale dell’Ispettorato. Attività finalizzata proprio a prevenire licenziamenti mascherati da dimissioni volontarie e a contrastare il cosiddetto fenomeno delle «dimissioni in bianco». Nei casi riportati c’è quindi il “bollino” dell’Inl che ha convalidato il provvedimento in questione, sentendo i lavoratori, con figli sotto i tre anni, e informandoli sui loro diritti di lavoratrici madri o lavoratori padri. Nelle quasi totalità dei casi si tratta di dimissioni volontarie (49 mila). Ciò però non sana la complicazione nel conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro. Un problema che ricade sulle donne. E infatti tra le motivazioni indicate c’è proprio la difficoltà di «conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole». Difficoltà registrata in quasi 21 mila casi (il 57% del totale) e che matura quando non si hanno nonni o non si trova posto o non ci si può permettere asili nido o baby sitter.
«Il governo è già concentrato sul problema», commenta la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: «Per le madri-lavoratrici, i primi tre anni di vita di un bambino rappresentano il periodo in cui occorre un maggiore sostegno. Un primo passo avanti – ricorda il ministro – lo abbiamo già fatto con il Family Act nel quale, fra le altre cose, è previsto l’assegno unico e il potenziamento dei congedi parentali».

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