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Attivisti arrestati a Napoli: uno di loro era senza documenti

Attivisti arrestati a Napoli: uno di loro era senza documentiL'intervento delle forze dell'ordine a piazza Bellini, domenica sera a Napoli

Tre membri del laboratorio Insurgencia sono finiti a Poggioreale domenica Fermati durante i pattugliamenti per la movida, hanno chiesto il perché del controllo. «Devi fare quello che ti diciamo di fare» la replica

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 16 giugno 2020

Arrestati per minaccia, lesioni, resistenza e danneggiamento aggravato e ancora denunciati per oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità: Pietro, Fabiano e Diego non sono pericolosi criminali ma tre attivisti del laboratorio Insurgencia, per arrestarli sono state mobilitate otto volanti della polizia, una macchina dei carabinieri e una pattuglia dell’esercito, piazza Bellini trasformata in uno scenario di guerra. Ieri sera sono stati rilasciati ma dovranno rimanere agli arresti domiciliari in attesa del processo.

È successo domenica sera a Napoli: avevano pranzato insieme per ricordare Lollo e Valerio, due attivisti che si sono tolti la vita. Avevano poi deciso di continuare la serata a piazza Bellini, intorno alle 21 stavano bevendo una birra quando è arrivata una volante per i controlli sulla movida. «La pattuglia chiede i documenti – racconta Luca Delgado -, Fabiano, Pietro e Diego domandano semplicemente il perché. È una domanda legittima, gli agenti non rispondono e ripetono la richiesta di documenti. Pietro non li aveva con sé e lo dichiara, per legge potrebbe limitarsi a dare le proprie generalità, gli altri due mostrano la carta di identità ma, prima di consegnarla, chiedono di nuovo il perché. Un agente risponde con fare intimidatorio: “Devi fare quello che ti diciamo di fare”».

Da lì in avanti la situazione ha avuto un’escalation fuori proporzione: sono arrivate altre pattuglie in appoggio quando il tentativo di portare via i tre ha suscitato l’opposizione dell’intera piazza, la folla ha provato a fare scudo per impedire che venissero caricati sulle volanti fino ad atti di resistenza passiva come porsi come scudo sul cofano delle auto. L’azione di forza ha trasformato la piazza nel set di un blitz degno di un’operazione anti clan, tutto per un documento lasciato a casa. Portati di forza alla caserma Raniero, sono poi stati trasferiti in carcere a Poggioreale. A undici agenti sono stati refertati contusioni e traumi con prognosi da 3 a 17 giorni, 5 volanti danneggiate.

Eppure i tanti video girati da chi era in piazza, e pubblicati in tempo reale, non mostrano alcun assalto che giustifichi i numeri diffusi. Il questore e il prefetto di Napoli hanno subito dato il loro appoggio alle forze dell’ordine. Egidio Giordano è riuscito a vedere i tre per pochi minuti quando erano ancora in caserma: «Li ho trovati seduti su una panca ammanettati, basiti per l’accaduto e soprattutto increduli per la storia dei poliziotti refertati». Ieri sera assemblea pubblica «per ricostruire la verità» e poi in corteo verso la Questura.

Quale sia il clima in città lo spiega Chiara Capretti, dell’Ex opg Je so’ pazzo: «Con l’enorme potere ricevuto durante l’emergenza Covid di abusi ne abbiamo visti anche nei mesi di lockdown, con controlli e sanzioni spesso ingiustificati. Solo nella strada dove abito, ad esempio, è stata multata un’intera famiglia di srilankesi, rei di essere usciti un metro fuori dal basso minuscolo e buio dove abitano per tagliare i capelli a un bambino».

E la senatrice Paola Nugnes: «Cosa è accaduto in piazza Bellini? Chiedo alla Questura e alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese di rispondermi al più presto. Com’è possibile che dei controlli sugli assembramenti della movida si siano tradotti in uno stato di assedio? La polizia deve tutelare la cittadinanza, non generare caos e tensione come invece si evince dai numerosi video. Ciò che è accaduto è un duro colpo alla democrazia».

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