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No-Tav: 32 condanne ma pene sensibilmente ridotte

No-Tav: 32 condanne ma pene sensibilmente ridotteUna manifestazione No Tav in val di Susa

Val Susa Maxiprocesso per gli scontri del 201: trentatré gli attivisti imputati, condanne dimezzate, alcune assoluzioni parziali e prescritti numerosi episodi

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 22 gennaio 2021

Dopo una camera di consiglio infinita, iniziata poco dopo le 9 di ieri mattina, è arrivata in tarda serata la sentenza d’appello bis del cosiddetto maxiprocesso No Tav per i fatti dell’estate 2011: 32 condanne. I giudici hanno operato sensibili riduzioni di pena, che ora sono comprese fra i 2 anni e i sei mesi di reclusione, rispetto alle sentenze precedenti, pronunciando alcune assoluzioni parziali e dichiarando prescritti numerosi episodi.

Il processo si era aperto lo scorso febbraio dopo che nell’aprile 2018 la Cassazione aveva annullato la dura sentenza pronunciata dalla Corte d’appello di Torino nel novembre 2016, ordinando un nuovo giudizio e sconfessando l’impianto accusatorio della procura di Torino.

I fatti risalgono a quasi dieci anni fa, estate 2011, mesi di tensione ma anche di grande partecipazione in Val di Susa nei luoghi dove sarebbe poi stato realizzato il cantiere del tunnel geognostico. Il processo fu imbastito sugli scontri avvenuti durante lo sgombero del «fortino» dei No Tav, la cosiddetta Libera repubblica della Maddalena, il 27 giugno, e nell’assedio al cantiere Tav di Chiomonte, il 3 luglio. Un contesto collettivo e concitato di cui non fu tenuto conto nella scorsa sentenza di secondo grado, come fece anche notare nelle motivazioni la Suprema Corte. Intanto, da ieri Dana Lauriola, attivista No Tav in carcere dal 17 settembre scorso, e altre due detenute hanno cominciato lo sciopero della fame, costrette dalla «grave situazione che stanno vivendo all’interno del carcere delle Vallette». Chiedono che «vengano immediatamente riammesse le videochiamate, la telefonata ordinaria e anche quella aggiuntiva introdotta proprio durante la sospensione dei colloqui in presenza» e, in tempo di emergenza Covid «reali misure di tutela sanitaria che il carcere di Torino ancora non ha previsto».

Tra le motivazioni specifiche, la diminuzione delle ore di colloquio previste per legge, anche in videochiamata, che hanno sostituito i colloqui in presenza sospesi per via della pandemia. Inoltre, da quando il carcere ha riaperto la possibilità di effettuare le visite familiari, in tanti si sono recati per effettuare le prenotazioni, «solo che una volta presentatisi, a tutti quelli provenienti da fuori Torino è stato vietato l’accesso al carcere con la scusante della zona arancione», riporta notav.info. Al centro dello sciopero, che andrà avanti a oltranza, c’è anche la richiesta urgente di «ricevere notizie in merito al vaccino e alla sua somministrazione, di mettere in atto in tempi brevi un’indagine medica accurata su tutti i detenuti così da riuscire ad effettuare una reale mappatura dei contagi e poter prevenire terrificanti scenari».

Dana Lauriola deve scontare una pena di due anni di detenzione per un episodio avvenuto nel 2012 durante un’azione dimostrativa pacifica sull’autostrada Torino-Bardonecchia, quando al megafono spiegava le ragioni della manifestazione. Una condanna sproporzionata come sottolineato anche da Amnesty International.

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