Attivista italiana detenuta all’aeroporto di Tel Aviv
Cisgiordania Fermata dai soldati israeliani nella zona di Nablus, Samantha Comizzoli sta attuando uno sciopero della fame in segno di protesta e a sostegno dei minori palestinesi in carcere
Cisgiordania Fermata dai soldati israeliani nella zona di Nablus, Samantha Comizzoli sta attuando uno sciopero della fame in segno di protesta e a sostegno dei minori palestinesi in carcere
Si conoscerà con ogni probabilità oggi la sorte dell’attivista e blogger italiana Samantha Comizzoli fermata venerdì e detenuta da soldati israeliani mentre come, ogni venerdì, manifestava in Cisgiordania assieme ad altre persone, alle porte del villaggio di Kufr Qaddom contro il Muro e la confisca di terre palestinesi. Questa mattina l’attivista potrebbe essere processata per direttissima e la sentenza di espulsione appare scontata. Il visto di Comizzoli scaduto, pare da un anno, è uno dei motivi che useranno le autorità per imbarcare la blogger sul primo aereo per l’Italia.
Comizzoli dopo il fermo è stata trasferita al centro di detenzione dell’aeroporto internazionale “Ben Gurion” di Tel Aviv dove ha cominciato uno sciopero della fame in segno di protesta. Chiede inoltre la liberazione dei minori palestinesi nelle carceri israeliane. Comizzoli, che non ha voluto l’assistenza di un avvocato, non risponde alle domande della polizia.
Presente da lungo tempo in Cisgiordania, l’attivista attraverso il suo blog informa costantemente l’opinione pubblica italiana, anche con l’utilizzo di immagini filmate, della situazione nei Territori occupati e denuncia violazioni ed abusi delle forze armate israeliane a danno della popolazione civile.
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