Quando nel marzo 1927, un paio d’anni dopo l’uscita americana, La febbre dell’oro di Charlie Chaplin arriva a Parma, Attilio Bertolucci e Pietro Bianchi si mobilitano perché Cesare Zavattini lo veda, anzi ve lo accompagnano a forza. Con il risultato di conquistare alla nuova arte quello che sarà uno dei grandi sceneggiatori del cinema italiano. Studenti liceali, Attilio ha sedici anni e Pietro diciotto, sono stati suoi allievi quand’era istitutore al Collegio Maria Luigia, maturando nei confronti di Za – che proprio in quell’anno è diventato il vulcanico caporedattore delle pagine culturali della Gazzetta di Parma – un rapporto profondo...