Attentato talebano al consolato Usa di Herat
Afghanistan Si rifà vivo, per l’11 settembre 2001, Zawahiri (al-Qaeda): «Colpire dentro gli Usa, anche economicamente»
Afghanistan Si rifà vivo, per l’11 settembre 2001, Zawahiri (al-Qaeda): «Colpire dentro gli Usa, anche economicamente»
Il leader del movimento terroristico internazionale accreditato come al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri ha diffuso un messaggio audio per il 12esimo anniversario dell’11 settembre 2001. Zawahiri promette interventi mirati e di piccola entità e il boicottaggio di specifici prodotti, contro gli Stati uniti per danneggiarne l’economia. L’egiziano ha anche lodato gli attentati di Boston dell’aprile scorso. E ha aggiunto che gli Stati uniti sono stati sconfitti in Somalia, Yemen, Iraq e Afghanistan. «Dobbiamo dissanguare l’economia americana. Così gli Usa continueranno nelle loro spese massicce per la sicurezza» – ha detto Zawahiri – «e continueremo a tenere quel paese in uno stato di tensione».
Nel contesto attuale in cui l’islamismo politico appare in crisi, ricompare il messaggio radicale di figure come Zawahiri. Tuttavia, secondo alcuni analisti, la richiesta di attacchi su piccola scala potrebbe nascondere la consapevolezza di una minore capacità della cosiddetta al- Qaeda di portare a termine attentati eclatanti, come negli anni passati. L’audio segna anche un cambiamento di strategia di Zawahiri che nei messaggi precedenti si era concentrato su temi ideologici e strategici, con ampi riferimenti alla crisi egiziana. Il leader di al-Qaeda aveva accusato gli Usa di essere responsabili del colpo di stato del 3 luglio scorso. Ma Zawahiri ha criticato duramente anche l’ex presidente Morsi perché non ha governato il paese secondo la legge islamica. Lo stesso trattamento è stato riservato dal leader di al-Qaeda ai movimenti islamisti tunisini moderati. Anche in Siria, Zawahiri ha lanciato un messaggio chiaro ai movimenti jihadisti chiedendo loro di non accordarsi mai con l’opposizione secolare.
E gli scontri in alcuni dei paesi citati da Zawahiri non sembrano placarsi. I Taliban sono tornati a colpire interessi Usa in Afghanistan. Un commando talebano ha assaltato all’alba di ieri il consolato americano a Herat, la città dell’Afghanistan occidentale, in cui operano anche le truppe italiane. Dopo aver fatto esplodere due autobombe, i miliziani hanno ingaggiato una battaglia di due ore con i militari afghani e le guardie della sede diplomatica: cinque talebani sono stati uccisi. Negli scontri sono morti anche due uomini della sicurezza e un civile afghano. È rimasto illeso invece tutto lo staff del consolato americano, mentre i feriti sono 18: quattro poliziotti e 14 civili. Il commando ha aperto un varco con un fuoristrada, imbottito di esplosivo, che è deflagrato davanti al cancello d’ingresso del consolato, distruggendolo. L’ambasciatore degli Stati uniti a Kabul, James Cunningham, ha condannato l’attacco.
D’altra parte, è di almeno 30 morti il bilancio di un duplice attentato dinamitardo compiuto ieri in Iraq nei pressi di una moschea a Baaquba, capoluogo a maggioranza sciita. Due ordigni piazzati vicino al luogo di culto sono esplosi mentre uscivano i fedeli dalla preghiera del venerdì. E dopo l’attentato di Bengasi avvenuto nell’anniversario dell’uccisione, l’11 settembre 2012, da parte dei jihadisti dell’ambasciatore Usa Chris Stevens, esplode la crisi di sicurezza in Libia. È di 11 morti il bilancio di scontri delle ultime ore a Darj, a 100 km a est di Gadames (al confine con Algeria e Tunisia). I tumulti sono scoppiati tra guardie di frontiera e membri della tribù Giaramla. Come rappresaglia all’uccisione di 4 agenti, le forze di sicurezza hanno dato fuoco a case di proprietà della tribù. Gli scontri hanno messo in fuga verso il deserto centinaia di abitanti.
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