Economia

Attaccati al Milleproroghe

Attaccati al MilleprorogheIl presidente del Consiglio Enrico Letta

Salva Roma e affitti d'oro arrivano oggi in consiglio dei ministri. Stralciata la Tasi Stracciato il decreto Salva Roma dal presidente della Repubblica Napolitano, stamattina il consiglio dei ministri dovrà aggiungere almeno quattro norme al groviera della sua politica economica. Nel milleproroghe, il decreto […]

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 27 dicembre 2013

Stracciato il decreto Salva Roma dal presidente della Repubblica Napolitano, stamattina il consiglio dei ministri dovrà aggiungere almeno quattro norme al groviera della sua politica economica. Nel milleproroghe, il decreto che proroga disposizioni urgenti entro la fine dell’anno, ci saranno quelle indifferibili che salvano il bilancio del Comune di Roma, le clausole per la recessione dagli “affitti d’oro” per le sedi istituzionali, la proroga dei pagamenti fiscali per le zone alluvionate della Sardegna.

Oltre alla proroga del divieto per gli editori televisivi di acquistare quote di giornali, nel Milleproroghe ci sarebbe una norma che corregge la Tasi, la tassa sui servizi e terza gamba della nuova imposta sugli immobili in vigore dal 1 gennaio che si chiama “Iuc”. Nella sfrenata e fantasiosa politica di “rebranding” fiscale in corso dal primo giorno di vita dell’esecutivo, l’Imposta Unica Comunale sembra essere il risultato di un gioco di squadra tra personaggi disneyani: Tasi, Tari e Imu. Questa Tasi è la tassa contro la quale i comuni minacciano un’insurrezione contro il governo. Il provvedimento è stato stralciato e sarà presente nel provvedimento sull’Imu in scadenza a fine gennaio
I comuni chiedono l’aumento dell’aliquota dal 2,5% al 3,5% sulla prima casa; dal 10,6% all’11,6% sulla seconda.

Il governo dovrebbe trovare 700 milioni di euro per aggiungerli ai 500 già previsti, per un totale di 1,3 miliardi di euro. Soldi che dovrebbero permettere di ristabilire le detrazioni sulle prime case presenti nell’Imu e poi spazzate via dal ciclone berlusconiano, quando il senatore pregiudicato e decaduto stava al governo con Letta e il Pd.

Tutto bene? Per niente. Lo sostiene il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, secondo il quale l’aumento delle aliquote provocherà a cascata quello degli affitti. Siamo alle ipotesi, naturalmente, ma se così fosse sarebbe una catastrofe. La fantasia fiscale del governo, offuscata da una confusione degna di un carnevale di fuori stagione, provocherebbe un danno imprevisto alle fasce più deboli della cittadinanza, all’inizio del sesto anno di crisi.

L’Unione Inquilini ieri ha richiamato l’attenzione su un altro dettaglio, se così lo si può definire. «A gennaio si rischia l’esplosione sociale nelle città se non sarà varata la proroga degli sfratti – sostiene il segretario Nazionale Unione Inquilini Walter De Cesaris in una lettera inviata al ministro dei trasporti Lupi – Ci aspettiamo che il governo almeno vari direttamente la proroga degli sfratti in essere che riguarda esclusivamente famiglie con condizioni di reddito basse, presenza di anziani o minori, portatori di handicap gravi, malati terminali. Il governo valuti anche la necessità di estendere la proroga alla morosità incolpevole». A questo proposito ci sono due ordini del giorno presentati da Pd e Sel che impegnano il governo a prorogare il blocco a tutto il 2014.

Tra la notte della Vigilia di Natale e Santo Stefano, il “Milleproroghe” è così diventato la pezza a colori con la quale il governo cercherà di rimediare all’impotenza dimostrata dalla famelica maggioranza che lo sostiene. Napolitano si conferma solerte e vigile custode di un esecutivo senza testa, ma non è riuscito a riconoscersi nel decreto firmato ad ottobre. Pur avendo superato il voto del Senato e della Camera (addirittura la fiducia), il Salva Roma lo ha fatto vergognare per la sua spiccata natura di ricettacolo dell’inconfessabile.

Napolitano si riferisce a misure come l’obbligo di led per i semafori, la “legge mancia” per Comuni piccoli e grandi, la tassa per la visita ai vulcani, i 25 milioni a Milano per l’Expo e un fondo di cinque milioni per risarcire le imprese che abbiano subito danni dalle proteste No-Tav. Il governo sarebbe rimasto orfano anche dei 35 milioni per rifinanziare la social card. Così viene azzerata la principale misura sociale (l’eufemismo è d’obbligo) contro la povertà dilagante. Esultano la Lega e il Movimento 5 Stelle che hanno condotto una chiassosa quanto efficace opposizione in aula. Il governo arriva in ginocchio al Capodanno.

Ma i guai per Letta non sono finiti. Sono tornati all’attacco quei liberisti di Scelta Civica, autori con Linda Lanzillotta e Pietro Ichino dell’emendamento capestro – poi ritirato – sulla privatizzazione (e conseguente licenziamento dei lavoratori) dell’Acea di Roma. Se nel “Milleproroghe”, plastica definizione dell’assalto di fine anno ad una diligenza carica di doni e regalìe, «ci sarà l’aumento dell’addizionale comunale Irpef, gliela bocceremo di nuovo in Aula» sostiene Enrico Zanetti. Il sindaco della Capitale Marino aspetta questi fondi come l’aria. Senza l’aumento dallo 0,9 all’1,2% dell’addizionale, il Campidoglio perde 150 milioni di euro e non basteranno i 400 milioni stanziati per colmare il buco di bilancio da 867 milioni. A fine anno Roma rischia il default e il commissariamento.

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