Europa

Atene nel Grimbo

Crisi greca Appello di Attac, mentre Bruxelles lascia la Grecia cuocere a fuoco lento, un Limbo che dovrebbe spingere Tispras ad accettare l'aut aut del Brussel Group. Varoufakis ieri a Parigi e Bruxelles, oggi a Roma, venerdi' a Madrid. Oggi la Bce decide sull'Ela. Il 12maggio scade un rimborso di 760 milioni all'Fmi, ma all'Eurogruppo dell'11 nessuno si aspetta una soluzione

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 6 maggio 2015

Attac France ha messo in linea un appello: “La Grecia, una chance per l’Europa”. La petizione, firmata tra l’altro da Etienne Balibar, Edgar Morin, Susan George, Dominique Méda e Dominique Plihon, constata che la crescita del debito è dovuta a un rialzo eccessivo dei tassi di interesse e non a un aumento della spesa pubblica. Attac chiede a François Hollande di “opporsi allo strangolamento finanziario” della Grecia e invita i cittadini europei a manifestare nella settimana contro l’austerità in Europa (20-26 giugno). Ma intanto, al Brussel Group viene giocata la carta del Grimbo: Atene nel Limbo, cucinata a fuoco lento, fino a quando il governo Tsipras cederà. Yanis Varoufakis, che ieri è stato due volte a Parigi (in mattinata ha visto il ministro delle finanze Michel Sapin, in serata è tornato per incontrare il responsabile dell’economia, Emmanuel Macron) ed è passato per Bruxelles, dove ha avuto un colloquio con il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici, “non aspetta un accordo” all’Ecofin dell’11 maggio. Cioè la vigilia della scadenza del rimborso di 760 milioni di euro all’Fmi, che Atene probabilmente potrà pagare. Varoufakis accelera per uscire dal Limbo: oggi dovrebbe essere a Roma per vedere Pier Carlo Padoan e venerdi’ a Madrid, per un incontro con Luis de Guindos. Per Varoufakis, l’11 “ci saranno sicuramente discussioni proficue che confermeranno i grandi progressi fatti e verrà fatto un ulteriore passo verso un accordo finale”. Lo dice anche Thomas Wieser, capo dell’Euro Working Group, l’organizzazione tecnica: “lunedi’ è troppo presto per una decisione definitiva”. Neppure Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze tedesco, si attende “decisioni definitive”. Ma Schäuble si spazientisce e ignora l’apertura del presidente tedesco Joachim Gauck per un pagamento delle riparazioni di guerra ad Atene: “siamo tutti stupiti che sia stato sprecato tutto questo tempo, oggi siamo il 5 maggio”. Anche se ha ammesso che c’è “un’atmosfera più costruttiva”. Ma per Schäuble, “aiutiamo la Grecia ad aiutarsi, dipende ora dalla Grecia se questo aiuto avrà senso, gli aiuti non sono una cosa scontata”.

Ieri, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha incontrato a Francoforte il vice-premier greco Yannis Dragasakis e il negoziatore Euclide Tsakalotos. La Grecia chiede alla Bce di alzare la soglia di emissione di Bot. Oggi, la Bce deve prendere una nuova decisione sull’Ela, la liquidità di emergenza per le banche greche (oggi alzata a 77 miliardi). La Bce ha mandato avanti il governatore della Banque de France, Christian Noyer, che ha emesso dubbi: il sostegno della Bce alle banche greche non puo’ continuare “indefinitamente”, ha avvertito. Dalla Germania, Schäuble insiste: “non speculiamo su un Grexit, non lo vogliamo, ma questo non vuol dire che siamo pronti a tutto, questo è forse un postulato erroneo di Atene”.

Un’informazione del Financial Times ha creato un terremoto ei giorni scorsi: l’Fmi potrebbe ritirare l’ “appoggio” finanziario alla Grecia se i creditori dell’Unione europea non accetteranno un nuovo hair cut del debito greco, avrebbe fatto sapere all’Eurogruppo di Riga a fine aprile Poul Thomsen, responsabile per l’Europa dell’Fmi. Lunedi’ sera, Alexis Tsipras ha avuto un colloquio telefonico con Christine Lagarde, direttrice dell’Fmi. La Commissione ha rivisto al ribasso le previsioni greche, un aumento del pil ridotto allo 0,5% contro un +2,5% previsto quest’inverno e un ritorno al deficit (2,1%, mentre si parlava di surplus primario dell’1,1%). A Bruxelles pensano che il Grimbo renda “più conciliante” Atene: in ballo ci sarebbe la cessione della gestione degli aeroporti regionali all’operatore tedesco Fraport per 1,2 miliardi di euro e un rilancio della privatizzazione del Pireo al 51%, che potrebbe salire al 67% in cinque anni (con il cinese Cosco Group in corsa).

 

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