Atac, sindacati contro il Sì del Pd: disinformati e contro i lavoratori
Referendum A dieci giorni alla consultazione a Roma sulla liberalizzazione della municipalizzata del trasporto pubblico Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt scrivono una lettera aperta al Partito Democratico. L'esempio di Cotral (risanata e rilanciata dalla Regione Lazio) e di Tpl (azienda privata che ha in appalto parte del servizio)
Referendum A dieci giorni alla consultazione a Roma sulla liberalizzazione della municipalizzata del trasporto pubblico Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt scrivono una lettera aperta al Partito Democratico. L'esempio di Cotral (risanata e rilanciata dalla Regione Lazio) e di Tpl (azienda privata che ha in appalto parte del servizio)
A dieci giorni dal referendum consultivo su Atac – la municipalizzata dei trasporti di Roma di cui i Radicali propongono la messa a bando aprendo ai privati – la questione diventa sempre più politica e nazionale. A far discutere è la presa di posizione a favore della liberalizzazione fatta dal Pd. Ieri, dopo un parto lungo due giorni, i segretari dei sindacati di categoria romani hanno scritto una dura «lettera aperta al Partito democratico», accusato di essere ancora una volta slegato rispetto ai lavoratori e di essere caduto nel «plebiscitarismo dell’audience».
Tutti i sindacati sono schierati sul No e non puntano a boicottare il referendum per far sì che non raggiunga il quorum del 33 per cento – 800mila votanti-, come invece fece Renzi sulle trivelle nel 2016.
Ma a scrivere al Pd sono i confederali: Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt con i loro rispettivi segretari regionali Eugenio Stanziale, Marino Massucci e Simona Rossitto. «L’11 novembre i cittadini romani sono chiamati a esprimersi su una materia complessa e articolata come il destino di Atac, una realtà aziendale che occupa oltre 11mila persone e garantisce un servizio universale alla città di Roma – ricordano i sindacalisti – . Per decidere come schierarsi in merito, il Pd ha deciso di affidarsi ad una consultazione interna ai propri iscritti, bypassando di fatto una doverosa fase informativa e rinunciando alla funzione di orientamento che un partito politico dovrebbe esercitare nei confronti dei propri elettori. È mancato – denunciano – un dibattito sulle conseguenze dell’eventuale privatizzazione di un servizio essenziale come il trasporto e non è stato avviato un confronto con i rappresentanti dei lavoratori, con chi vive quotidianamente a fianco delle persone in carne ed ossa e dà voce alle loro preoccupazioni». «Il rischio – continua la lettera – è che il quesito referendario dell’11 novembre venga interpretato in maniera fuorviante: come un “sì” o un “no” alla difesa dello status quo di Atac. La domanda non è così semplice, così come non è semplice la risposta: ciò che serve urgentemente alla città di Roma e al Lazio è una pianificazione strategica, lungimirante e organica sui trasporti, guidata da una visione solida e di lungo raggio».
L’esempio è quello di Cotral – l’azienda del trasporto su gomma regionale – che proprio il Pd di Zingaretti ha risanato e rilanciato, tutto con fondi pubblici. I sindacati ricordano che circa il 90 per cento delle del trasporto pubblico locale è pubblico: ben l’87 per cento di queste è in utile, prima fra tutti l’Atm Milano.
«Esiste – prosegue la lettera – una vasta letteratura secondo cui le privatizzazioni hanno portato al generale peggioramento della qualità del servizio e delle condizioni di lavoro delle aziende sotto esame». Anche qui non serve andare lontano. Proprio la situazione disastrosa di Atac ha portato ad appaltare oltre 10 per cento del servizio ad un’azienda privata – Tpl- che non rispetta diritti e salari dei lavoratori: «un monito per renderci consapevoli di quello che realmente significa privatizzare», scrive la Filt Cgil.
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