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Astro Bot, richiamo nostalgico alla community

Astro Bot, richiamo nostalgico alla community

Games Una celebrazione videoludica dei personaggi e dei giochi più amati dal pubblico nel lungo cammino della play station

Pubblicato 19 minuti faEdizione del 28 settembre 2024

Il film Barbie (2023), diretto da Greta Gerwig, si apre con una sequenza ispirata al celebre inizio di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Un gruppo di bambine gioca con bambole tradizionali, simili ai neonati, molto comuni prima dell’avvento della Barbie. In questo monotono panorama, la gigantesca Barbie che compare e si staglia torreggiante come il monolito nero di Kubrick segna una rivoluzione nella storia del gioco e della cultura popolare.

E la stessa scelta è stata compiuta da Team Asobi per il suo Astro Bot, videogioco pubblicato da Sony su PlayStation 5 lo scorso 6 settembre. Nel corso di un viaggio spaziale, la PlayStation 5 – qui in veste di navicella spaziale – viene assalita da un alieno che la fa a pezzi e ne ruba dei componenti. Ciò che rimane dell’apparecchio finisce su uno sperduto pianetino desertico; la sagoma della console infissa nel terreno che si erge contro il cielo azzurro non può che richiamare quella famosa scena di 2001: Odissea nello spazio, ormai un riferimento per le aziende che desiderano certificare l’importanza del loro prodotto.

In effetti, l’uscita di Astro Bot avviene nel mese delle celebrazioni di Sony per il trentennale dell’ingresso sul mercato della primissima PlayStation, di certo uno dei punti di svolta nella storia del gaming. E Astro Bot vuole essere proprio questo: una celebrazione dei personaggi e dei giochi più amati dal pubblico nel lungo cammino di questa console dagli albori, con Crash Bandicoot e Solid Snake di Metal Gear Solid, fino ai giorni nostri, con il Kratos di God of War e lo stiloso Dante di Devil May Cry. È un carosello vivace, sorretto da una struttura a livelli che ben accomoda le strizzate d’occhio e i continui richiami nostalgici ai titoli più amati dalla community di videogiocatori Sony, oltre che da un gameplay basato su meccaniche intuitive, continuamente rivisitate e sviluppate.

È anche un’opera che, esattamente come il titolo di lancio di PlayStation 5 Astro’s Playroom, sfrutta in maniera profonda e convincente le caratteristiche innovative proprie del controller DualSense. I due grilletti adattivi si prestano alla perfezione per far sperimentare al giocatore vari livelli di tensione nell’interazione con elementi come la corda di un arco o i pioli di una scala su cui arrampicarsi. Grazie al feedback aptico degli attuatori doppi, sembra di sentire scorrere per davvero la sabbia tra le proprie mani, e si avverte distintamente l’impatto del corpo di Astro, protagonista del gioco, con gli oggetti che si incontrano nei vari livelli. Per non parlare dei suoni, che provengono anche dal controller stesso, e che costruiscono un’esperienza polisensoriale complessa, capace di coinvolgere profondamente il giocatore. È un peccato, però, che le caratteristiche del DualSense siano state sfruttate in maniera tutto sommato marginale nella gran parte dei giochi sviluppati per PlayStation 5 in questi quasi quattro anni di disponibilità della console sul mercato: giocare ad Astro Bot mi ha riportata al senso di puro stupore che avevo provato nel novembre del 2020, quando Astro’s Playroom – installato su ogni unità di PlayStation 5 dalla casa produttrice – mi aveva fatto cogliere una potenzialità della nuova ammiraglia Sony che, a conti fatti, è stata poco sviluppata nel corso del tempo.

Tuttavia, il progresso tecnologico nel campo delle console non si ferma. Pur tra gli interrogativi della critica e del pubblico – che non hanno potuto far altro se non constatare che la gran parte dei giochi disponibili per il modello base di PlayStation 5 non sfrutta appieno le caratteristiche tecniche della console – il Lead Architect di PlayStation 5, Marc Cerny, ha presentato il modello Pro: GPU aggiornata, ray-tracing avanzato e upscaling basato sull’ormai onnipresente intelligenza artificiale. Il prezzo, fissato a 799.99€, ha fatto molto discutere, al contrario di Astro Bot, che è riuscito nell’impresa di unire pubblico e critica in un unanime (e gioioso) coro di apprezzamento.

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