AstraZeneca ai ragazzi, caos tra regioni e governo
Vaccini Le autorità sanitarie non fanno chiarezza alimentando timori che non hanno ancora basi scientifiche
Vaccini Le autorità sanitarie non fanno chiarezza alimentando timori che non hanno ancora basi scientifiche
L’appello degli scienziati a non usare i vaccini anti-Covid adenovirali nei giovani, visto che dal Covid-19 hanno meno da temere che dalle rare trombosi associate al vaccino, non basta a spingere le autorità sanitarie a fare chiarezza. Anzi, il caos regna sovrano. Da un lato ci sono regioni, come il Lazio, che continuano a vaccinare anche uomini e donne sotto i trent’anni con i vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson. A Roma è partito ieri l’Open Week Astrazeneca, in cui fino al 13 giugno basterà avere 18 anni per ricevere la propria dose e ottenere il “green pass” della durata di 9 mesi approvato ieri dal Parlamento europeo. Ma da nord a sud, le regioni che stanno andando in questa direzione sono molte: secondo i dati ufficiali, sono 357 mila gli under 30 immunizzati finora con questi vaccini.
DAL GOVERNO INVECE arrivano dichiarazioni piuttosto confuse, anche in contrasto con quanto avviene sul territorio sotto l’egida del commissario Figliuolo. Il sottosegretario Pierpaolo Sileri, intervistato da Fanpage, richiama la posizione ufficiale del governo, che dice e non dice: «Il vaccino di AstraZeneca è stato raccomandato sopra i 60 anni, ma non significa che sia vietato sotto i 60». Il suo collega Andrea Costa è appena più assertivo: «C’è una raccomandazione per gli over 60 e tutto sommato se ad essa ci si attiene non sarebbe male». L’impressione è che da Roma né il ministro né il commissario straordinario abbiano il controllo sulle scelte delle regioni, che procedono in maniera fin troppo autonoma.
Gli inviti alla prudenza del governo, inoltre, rischiano di creare ancor più scompiglio, sollevando paure che forse non hanno basi scientifiche. Come se ce ne fosse bisogno. Il sottosegretario Sileri menziona i rischi maggiori tra le donne: «Io come medico direi che per una donna sotto i 40 anni è meglio il vaccino a mRna, soprattutto in questo momento in cui abbiamo un’incidenza settimanale del virus». L’infettivologo Matteo Bassetti aggiunge un ulteriore elemento di allarme: il vaccino sarebbe «sconsigliato solo a chi prende la pillola anticoncezionale». Anche altri esperti, come l’immunologa Antonella Viola e il virologo Giorgio Palù, avevano sollevato gli stessi timori, senza fornire però evidenze scientifiche a suo sostegno. Ma con impatti reali: molti ginecologi hanno consigliato alle vaccinande di sospendere nel periodo del vaccino.
In realtà, le autorità di farmacovigilanza (Ema in Europa e Aifa in Italia) non hanno mai quantificato una diversa incidenza delle trombosi nei due sessi. È vero che in molti paesi i casi che hanno riguardato le donne sono più numerosi, ma è altrettanto vero che diversi governi hanno dato la precedenza nelle vaccinazioni a operatori sanitari e insegnanti, due categorie in cui le donne rappresentano la maggioranza del personale.
Nel Regno Unito, che fornisce i numeri più aggiornati e dove si è proceduto soprattutto per età, le differenze appaiono più sfumate: i casi sono 189 tra le donne e 156 tra gli uomini. Secondo l’agenzia del farmaco inglese Mhra «ci sono alcune evidenze che l’incidenza segnalata sia maggiore tra le donne rispetto agli uomini, anche se ciò non viene confermato in tutte le fasce di età e la differenza rimane piccola».
ANCHE IL RISCHIO specifico legato alla pillola anticoncezionale segnalato da Bassetti e Palù appare infondato: le donne che ne che fanno uso non rischiano più delle altre dal vaccino, dicono i dati raccolti finora dall’Agenzia Europea del Farmaco. Per smentire i due esperti è dunque intervenuta l’Associazione degli ostetrici e ginecologi ospedalieri (Aogoi) con toni piuttosto perentori: «Nessuna associazione medica, nessuna società scientifica e nessun ente di sanità pubblica consiglia oggi la sospensione della contraccezione ormonale nelle donne in concomitanza con la vaccinazione anti Covid 19».
Qualche chiarezza in più potrebbe arrivare dal rapporto mensile dell’Agenzia Italiana del Farmaco sulle reazioni avverse ai vaccini, atteso per oggi. Intanto, la diciottenne ricoverata in gravi condizioni a Genova con i sintomi della trombosi post-vaccinale è ancora grave ma stabile al policlinico San Martino. Per stabilire con certezza che la sua patologia sia legata al vaccino serviranno ulteriori esami.
IL COMMISSARIO Figliuolo da parte sua non si scompone e gongola per i numeri della campagna vaccinale. L’obiettivo delle cinquecentomila vaccinazioni giornaliere ormai è raggiunto, e già si pensa al futuro. «Non sappiamo ancora quanto ‘durerà’ questo vaccino, noi ragioniamo come se durasse un anno» ha detto ieri. «Posso dire che abbiamo già opzionato di concerto con l’Unione europea, una quantità tale di vaccini, per coprire tutta la popolazione con un ulteriore dose e anche con una robusta riserva». Figliuolo non lo dice, ma per il 2022 si userà il vaccino Pfizer. Ma solo dopo aver smaltito le scorte di altri vaccini.
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