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Astrattismo e Heart Art di Georg Zuter

Divano Un percorso che acquista senso a contatto delle istanze ecologiche e dei ragionamenti estetici che stanno alla base di una delle tendenze più rilevanti degli anni Settanta, quella che va sotto i nomi di Environmental Art, Land Art, Earth Art. A Ginostra, Zuter concepisce ed esegue «operazioni» che bene possono designarsi come interventi e procedimenti, progetti e piani.

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 14 settembre 2018

Quando nel 1973 Georg Zuter sbarca a Ginostra è poco più che trentenne. Dalla nativa piccola città di Schüttorf in Bassa Sassonia, quasi al confine con l’Olanda, si era trasferito, dieci anni prima, a Dortmund ove frequenta il triennio della Werkkunstschule. Nel 1966 si iscrive alla prestigiosa Akademie der Künste di Berlino.

L’anno precedente aveva tenuto la sua prima personale a Duisburg. Nel 1967 espone a Leeds, in Inghilterra, e tra il 1967 e il 1971 partecipa a tutte le collettive della Grosse Berliner Kunstaustellung. Approfondisce ed elabora i modi dell’astrattismo a partire dalla lezione di Mondrian e dei suoi sviluppi.

Nel 1972 gli viene attribuita una borsa per l’Italia dalla Deutscher Akademischer Austauschdienst. Così Zuter giunge a Napoli. Sono mesi di fervido lavoro testimoniato in una rassegna presso il Goethe Institut partenopeo. Nell’estate del 1973, in compagnia di due amici scultori, decide di visitare le isole Eolie. A Stromboli, credo negli anni tra le due guerre, l’Accademia delle Arti di Berlino aveva inviato con una certa regolarità alcuni studenti.

Un soggiorno di studio che si svolgeva a Ginostra, dove l’Accademia aveva la disponibilità d’una delle non molte case sparse sulla scogliera del vulcano, sul versante rivolto a ponente, in vista delle altre isole dell’arcipelago. In quei pochi giorni Zuter prende la decisione di trasferirsi da Berlino a Ginostra. Chi scorra le sue note biografiche non può non avvertire, a quella data, una discontinuità. Invia una sua opera a Roma per la Quadriennale del 1975 e allestisce nel 1978 una personale a Palermo, presso la Galleria La Persiana. Ma solo con il 2002 e il 2003 si registra una ripresa dell’attività espositiva: Milano, Bologna Marshall, New York.

Sono persuaso che la ricostruzione e la valutazione critica della personalità artistica di Zuter e della sua opera non possa considerare il periodo ginostrano come una parentesi. Quasi un lungo corso di anni che sancisce l’interruzione della sua ricerca e della sua attività di pittore. È mia ferma opinione che sia opportuno dare conto dei «lavori» di Zuter a Ginostra dove egli apre un registro della sua arte che, da un lato, afferisce alle competenze «tecniche» acquisite a Dortmund e, dall’altro, precisa e affina i presupposti concettuali del suo astrattismo. L’originalità di Zuter risiede, in questi operosi suoi anni, nell’aver egli perseguito una riflessione sulla misurazione astratta.

Considerazioni che acquistano senso a contatto delle istanze ecologiche e dei ragionamenti estetici che stanno alla base di una delle tendenze più rilevanti degli anni Settanta, quella che va sotto i nomi di Environmental Art, Land Art, Earth Art. A Ginostra, Zuter concepisce ed esegue «operazioni» che bene possono designarsi come interventi e procedimenti, progetti e piani. E calcoli e studi preparatori. Faccio ricorso a vocaboli che mi consentano di evitare il termine opera. Del resto «la nozione secondo cui l’opera d’arte è un processo che termina immancabilmente in un oggetto-icona non può più avere seguito» aveva scritto Robert Morris in Antiform, nell’aprile del 1968.

È un presupposto che orienta tra la fine degli anni Sessanta e il decennio successivo molte ricerche. Principio che consente di prescindere dalla realizzazione d’uno spazio concepito secondo canoni mimetici, e induce a considerare lo spazio naturale come l’ambito che propriamente opera. Il parametro o, vuoi, la coordinata naturale che incute l’opera d’arte. D’un tale ragionamento, della sua conseguente poetica, forse il risultato paradigmatico è da riconoscere in quel A Line Made by Walking di Richard Long ottenuto nella campagna del Somerset nel 1967. Percorrendo più volte la medesima traiettoria rettilinea su un prato, i passi di Long imprimono una traccia che resta visibile fin quando l’erba calpestata non riprenderà il suo naturale assestamento.

Considerare opera compiuta la mera ideazione esplicitata nei suoi nessi e mantenuta nella sua dimensione mentale: come procedimento. Operazione appunto, e computo preventivo, stima, congettura. Questioni tutte da Zuter condotte, tra 1973 e 2002, alla analisi critica della categoria di misurazione propria dell’astrattismo.

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