Assolta CasaPound, «il fatto non sussiste»
La sentenza La Corte di Assise di Napoli assolve 35 tra dirigenti e militanti dalle accuse di associazione sovversiva e banda armata. Bocciata la linea del sostituto procuratore
La sentenza La Corte di Assise di Napoli assolve 35 tra dirigenti e militanti dalle accuse di associazione sovversiva e banda armata. Bocciata la linea del sostituto procuratore
Tutti assolti dalle accuse più gravi di associazione sovversiva e banda armata, in quanto «il fatto non sussiste», i 35 aderenti all’epoca dei fatti a CasaPound: la seconda Corte di Assise di Napoli (presidente Alfonso Barbarano) ha bocciato la linea del sostituto procuratore Catello Maresca, che nella sua requisitoria aveva anche chiesto pene alternative ipotizzando l’accusa secondaria di associazione per delinquere semplice. Ci sono state però le condanne di Enrico Tarantino (tre anni) per porto e detenzione in luogo pubblico di ordigni esplosivi (quattro bottiglie incendiarie) e di altri sei aderenti a Cp per rissa, ma se la cavano con una multa da 250 euro. Gli altri capi di imputazione sono prescritti perché relativi agli scontri con i collettivi di sinistra verificatisi tra il 2010 e il 2011.
Secondo Maresca, invece, le pene severe sarebbero state giustificate poiché «ci siamo trovati di fronte a un gruppo criminale che in un determinato momento storico ha fatto della ‘caccia al compagno’ l’espressione della sua ideologia, concretizzatasi tra il 2010 e il 2011 in varie azioni violente». Un gruppo ispirato da «un’ideologia che cerca lo scontro e si propone di affermare violentemente i propri ideali».
Sui reati di associazione sovversiva e banda armata, nella fase delle indagini, si sono registrate decisioni contrastanti: la tesi della procura è stata accolta dal gip Francesco Cananzi, bocciata dal tribunale del Riesame e riconsiderata invece dalla Cassazione, che aveva ritenuto i fatti al centro dell’inchiesta espressione «di una strategia ideologicamente orientata alla sovversione del fondamento democratico del sistema».
Molto soddisfatta Emmanuela Florino, figlia del parlamentare missino Michele Florino e leader di Cp a Napoli: «Ormai non ce lo aspettavamo più, ci siamo trovati addosso dei capi di imputazione da Br e per anni abbiamo dovuto sopportare che i giornalisti tiravano fuori sempre questa storia, specie io che sono stata candidata in politica. Siamo contenti anche che CasaPound si sia tolta un bel peso, il mio cruccio era quello di aver creato involontariamente un danno al movimento». In quanto a Tarantino, da Cp fanno sapere: «Si tratta di una persona che già era stata allontanata e agiva da sola». In effetti si era poi staccato per aderire a Militia ma all’epoca dei fatti era uno dei capi riconosciuti del gruppo oggetto dell’inchiesta.
«Probabilmente il problema dell’antisemitismo sta più a sinistra che altrove» ha dichiarato ieri il segretario della Lega Matteo Salvini. Le intercettazioni raccolte nell’inchiesta su CasaPound Napoli raccontano il tenore del dibattito sul tema. Nelle trascrizioni uno degli attivisti spiega che all’università c’è una ragazza ebrea: «Ma se tu vedi passa e la salutano tutti, gli arabi che la salutano con rispetto. Mi sta facendo stizzire troppo… Io a questa qua la devo vattere (picchiare) o la picchio o la stupro e le faccio uscire il sangue dal culo». Nelle intercettazioni li si sente riuniti nella loro sede, la Berta, progettare l’incendio del negozio di un orafo ebreo («c’ha la kippa, che è quasi anche un mezzo frocio»), pianificare il proselitismo e le lezioni per realizzare molotov: «Tra un anno andremo a finire tutti con il mitra in mano». Parole che evidentemente secondo la Corte di Assise sono rimaste tali.
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