Assolatte dichiara guerra ai pastori
Sardegna La Confindustria butta all’aria il tavolo. No a 80 centesimi al litro, prezzo fermo a 72. E domenica in Sardegna si vota, mentre riprendono le proteste dei pastori
Sardegna La Confindustria butta all’aria il tavolo. No a 80 centesimi al litro, prezzo fermo a 72. E domenica in Sardegna si vota, mentre riprendono le proteste dei pastori
Respinte tutte le richieste dei pastori: la vera e propria dichiarazione di guerra è giunta ieri dal presidente di Assolatte, l’associazione degli industriali che trasformano il latte, Massimo Fiorino, al tavolo di filiera per il latte ovino convocato al ministero delle politiche agricole dal ministro leghista Gian Marco Centinaio.
NIENTE PREZZO A 80 CENTESIMI come chiesto due giorni fa dagli allevatori in un’assemblea nell’Oristanese. Prezzo fermo a 72 centesimi e un ultimatum secco: o i pastori la smettono con le proteste, con i blocchi stradali e con il latte sversato sull’asfalto, oppure non si tratta più. Assente la Federdistribizione in rappresentanza della grande distribuzione organizzata, presenti i trasformatori con Assolatte ma non gli industriali sardi e i pastori dell’isola. La stessa Assolatte, poco prima dell’avvio dell’incontro, ha fatto sapere di essere a Roma «solo per rispetto istituzionale».
Insomma, un vertice depotenziato dall’assenza dei principali attori della vertenza: gli industriali caseari isolani e i pastori. E in aggiunta, la posizione durissima presa dagli caseari per bocca del loro presidente nazionale. Alla fine Centinaio non ha potuto fare altro che prendere atto del fallimento: il vertice si è concluso con un nulla di fatto. Il ministro ha deciso che aprirà nei prossimi giorni un tavolo tecnico affidato al prefetto di Sassari. Insomma, la classica palla in tribuna.
POCO PIÙ DI UNA SETTIMANA fa, Salvini aveva detto ai pastori che avrebbe risolto tutto in 48 ore. Che cosa dirà adesso? Il lavoro del vertice era partito dalla bozza uscita dal tavolo della scorsa settima a Cagliari che proponeva 72 centesimi al litro. Gli allevatori hanno rilanciato a 80 centesimi subito, per arrivare a un euro a fine stagione. Assolatte però ieri ha tenuto il punto, con un no secco agli 80 centesimo. Una chiusura che nessuno si aspettava e che certo non servirà a rasserenare il clima nell’isola, dove domenica 24 si vota per le regionali. «Per noi – ha detto Massimo Forino – la trattativa si è chiusa con l’incontro durissimo che si è svolto a Cagliari, dove gli industriali, con un grande senso di responsabilità, hanno fatto un ulteriore sforzo proponendo un acconto del 20 per cento superiore alla proposta iniziale. Questo nostro sforzo corrisponde a 25 milioni in più di costo industriale, senza alcuna garanzia di ritorni dell’investimento.
Ciononostante lo abbiamo fatto nella consapevolezza che il mercato non si governa con le certezze». A fronte di ciò – ha aggiunto Forino – «avevamo chiesto lo stop immediato delle agitazioni e invece le proteste continuano. Oggi siamo venuti qui per parlare di interventi strutturali e di tempi e misure che in futuro potranno limitare le oscillazioni sul mercato». Insomma, chiusura su tutta la linea. Una dichiarazione di guerra senza mezzi toni.
Intanto, nell’isola la protesta continua. Nuovi blocchi stradali con autocisterne assaltate e ancora migliaia di litri di latte sversati. A Torpè, nel Nuorese, un ordigno di alto potenziale, accompagnato da scritte «no voto per i pastori», è stato trovato inesploso in una struttura usata di norma dal comune come seggio elettorale.
ALTRO LATTE BUTTATO, questa volta con una manifestazione pacifica, sulla statale 131: all’altezza di Posada, nel Nuorese, un centinaio di pastori si è dato appuntamento per uno sversamento di latte da un cavalcavia. La rivolta di questi giorni, soprattutto in vista delle elezioni, è stata al centro di una riunione di tutti i questori sardi ad Abbasanta. Massimo riserbo al termine del vertice: «È stata una riunione operativa», l’unico commento del questore di Cagliari Pier Luigi D’Angelo. E’ facile ipotizzare un rafforzamento delle misure di sicurezza e controllo ai seggi.
Diversi allevatori, infatti, hanno minacciato di organizzare il blocco dei seggi per impedire il voto se la vertenza non si dovesse sbloccare prima del 24, giorno delle elezioni. I diktat arrivati ieri a Roma da Assolatte di non migliorano il clima. La tensione nell’isola cresce. Il dialogo sembra interrotto e nessuno più dire che cosa accadrà ora.
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