Arti della sopravvivenza, Tartu capitale europea della cultura
Luoghi 26 milioni di budget, per il 2024 la città dell'Estonia accoglie eventi e mostre, un progetto culturale affidato alla giovane curatrice «Kati Torp», che «il manifesto» ha intervistato
Luoghi 26 milioni di budget, per il 2024 la città dell'Estonia accoglie eventi e mostre, un progetto culturale affidato alla giovane curatrice «Kati Torp», che «il manifesto» ha intervistato
Tra le capitali europee della cultura del 2024 ci sono Bad Ischl in Austria, Bodø in Norvegia e Tartu in Estonia e le cerimonie d’apertura sono sempre occasioni per far di conto e creare la cornice artistica e valoriale con la quale immaginare un diverso futuro delle città designate. Per il programma di Tartu si parla ad esempio di 26 milioni di budget, un milione di visitatori attesi, più di 1000 eventi disseminati lungo l’anno nei 19 Comuni coinvolti del Sud Estonia, una chiatta lunga 35 metri allestita come palcoscenico sul letto del fiume Emajogi per la festa inaugurale che ha impegnato più di 200 performer. Eppure l’Estonia è un piccolo Paese con non più di 1.300.000 abitanti e Tartu è davvero una piccola città con meno di centomila abitanti.
«Fai attenzione alle piccole cose – diceva Jim Morrison – perché un giorno ti volterai e capirai che erano grandi». Ed è il caso di Tartu che prova a ritrovarsi comunità attiva e creativa attraverso la cultura e l’arte, rivolgendosi alla sua storia e alle sue sorprendenti risorse culturali e artistiche. Capacità straordinarie nell’accogliere le persone, qualità della vita e dell’ambiente e inclusione sociale, consapevolezza di nuove relazioni tra le persone e le tecnologie, coinvolgimento di tutti i cittadini senza distinzione alcuna nei processi di creazione e produzione culturale e artistica. Su queste parole d’ordine è stato costruito il progetto di candidatura di Tartu Arts of survival la cui direzione artistica è stata affidata alla giovane curatrice Kati Torp.
«La nostra città – ha dichiarato il Presidente della Repubblica Alar Karis aprendo in una gelida serata di gennaio la cerimonia inaugurale- è stata il cuore della cultura e dello spirito estone nel corso dei secoli», la cultura è «l’incarnazione della nostra identità peculiare, che ci unisce come un filo invisibile. La cultura ci ha aiutato a superare momenti difficili, salvaguardando il codice della nostra essenza umana…. In essa si manifesta l’unicità della nostra terra e del nostro popolo, la nostra natura».
Ed è stata tutta all’insegna de «la cultura che unisce» la performance che ha dato il via all’anno da capitale europea. Il motto All is one che ha ispirato l’attore e regista Taavi Tonisson era pienamente in linea con Arts of survival. Cosa vuol dire sopravvivere se non continuare a esistere e rimanere vivi, rimettersi insieme in cammino per superare traumi e ricostruire dalle rovine, uscire dai coni d’ombra dell’esistenza e ritrovare luce, equilibrio e armonia?
Suoni, testi e immagini sostengono le coreografie di Olga Privis e interpretano efficacemente l’idea di movimento e di cambiamento necessario a questa città. Le scenografie di luci e colori molto accurate di Priidu Adlas costruiscono un paesaggio fluido di sentimenti e pulsioni mentre le animazioni video di Emer Värk tra fiaba e narrazione ci portano sin dentro l’immaginario urbano.
Ogni elemento performativo e creativo prende forza e significato dai testi del drammaturgo Eero Epner e dalle canzoni della band folk-jazz-pop locale Lonitseera, che riempie la scena di pensieri e metafore calzanti o da quelle di Trad. Attack che innervano di energia rock musiche tradizionali e suoni arcaici. E sembra creata appositamente per Tartu 2024 la canzone Kunsti näha (Vedere l’arte) di Lonitseera: «L’anno è giusto, mi sento obbligata a visitare di nuovo Voru, Polva, Rapina e Kastre… Quest’anno sono sicuro di sopravvivere… C’è un luccichio nell’aria, e c’è un luccichio nell’aria, e c’è un luccichio nell’aria… Quando sembra che non ci sia nulla da fare, l’arte è vedere l’arte nell’arte… Ci alziamo come scintille da questo gigantesco falò…Un quarto dell’Estonia mostra come essere una scintilla… vorrei tanto accendere una scultura di fuoco… l’angolo sud-est è la porta d’ingresso…»
Per Eero Epner è la città il luogo delle connessioni per eccellenza: «una città ha strade e viali meravigliosi che creano una rete di gioia, energia e informazioni… uno strano ecosistema in cui tutto è connesso con tutto… La città è come un modello di universo in cui anche il più piccolo degli elementi può avere un effetto su tutto. Sì, anche sul destino dell’universo…. Per massimizzare il potenziale di ogni individuo, gli esseri umani hanno creato qualcosa che chiamano ’vivere insieme’».
Parole e testi che si trasformano in connessioni significanti e reazioni a catena tra i corpi e i gesti dei performer professionisti e non, tra i bambini e gli adulti, tra i parallelepipedi colorati che cadono in sequenza e fanno sprigionare quel fuoco prometeico che dà origine alla vita degli umani in mezzo a sfere bianche grandi e piccole che s’innalzano come pianeti roteanti. Oppure nel passaggio di mano in mano di una lampadina che diventa scintilla di fuoco e luce nel buio cielo del presente e del passato. Non mancano i droni che qui non sono armi da guerra ma restituiscono su grandi schermi immagini e racconti di comunità e ambienti solidali. E non manca il coro ukraino che canta il dramma dei rifugiati, «gli stranieri saranno gli ultimi miei compagni», in una cerimonia inaugurale con pochi effetti speciali e di impatto spettacolare sostenibile che nella sua semplicità richiama alla necessità di affidare all’arte e alla cultura compiti e responsabilità di fronte alle sfide che la contemporaneità pone in primis a tutti i cittadini europei e non. Per Tartu e l’Estonia sono tanti i traumi del passato (l’incendio del 1557, l’occupazione tedesca e poi quella dell’Armata Rossa, le lotte per l’indipendenza nazionale) e quelli del presente (il Covid, le minacce della vicina Russia e le paure della guerra in Ucraina).
La parola chiave è connettere, unire persone, generazioni e luoghi, tempo e spazio, passato e presente, il mondo esterno e quello interiore, la musica con la danza, le parole con le immagini, la natura con la storia. Ma connessione a Tartu vuol dire soprattutto sfida e innovazione tecnologica perché qui ci sono state le scuole che per prime adottarono i pc e perché qui nacque Skype. Per questo motivo nella giornata della cerimonia inaugurale c’era anche il sTARTUp Day 2024. A farla da padrone nei tanti affollatissimi panel e workshop il tema sempre più cruciale della intelligenza artificiale che pone questioni non solo di business ma soprattutto connessioni organiche tra tecnologie, corpi e menti ovvero questioni di natura culturale ed etica e quindi le strategie di sopravvivenza in tempi così difficili.
«In Estonia- dice Kulli Hansen, responsabile del Centro per le Industrie Creative di Tartu che coordina le start up nei settori della moda, del design, dell’arte contemporanea e del cinema- la percentuale di persone interessate a investire denaro nelle startup è molto alta e abbiamo molti acceleratori e organizzazioni di supporto che aiutano le startup a sviluppare le loro idee per rispondere alle esigenze degli investitori». Anche l’antichissima Università vede impegnati tantissimi giovani nell’imparare e creare connessioni creative con le nuove tecnologie. A Tartu si svolge dal 2018 l’Estonian Fashion Festival di cui Kullli Hansen insieme al suo Centro è stata una delle fondatrici.
«La moda e il design di abiti e accessori rappresentano uno stile di vita. La moda è molto più di un business. È identità. Tutti noi indossiamo abiti e attraverso questi presentiamo la nostra identità e la nostra appartenenza a determinati gruppi o dichiariamo i nostri valori e il nostro stile personale. L’abbigliamento ha anche un impatto sul nostro stato d’animo, i colori possono cambiare le nostre emozioni. Moda vuol dire anche educare i clienti. Gli stilisti possono scegliere di progettare con materiali sostenibili e rispettosi della pelle oppure possono promuovere marchi il cui canale di produzione è sospetto e le fonti dei materiali poco chiare»
La notte si accende poi con il rave davanti e dentro il Museo Nazionale Estone, un gioiello dell’architettura contemporanea costruito là dove prima c’era una base segreta dei bombardieri sovietici, adattato a dance floor sul quale si esibisce il leggendario duo drum&bass Sigma, preceduto da Emily Makis & Hi-Phi (UK), Sound In Noise x Olivar ft e con grande sorpresa da Heidy Purga, giovane Ministra della Cultura, che nella vita professionale fa la conduttrice radiofonica e alla consolle mixa soul, funk, rare grooves, R&B, disco e hip-hop. davanti a una marea di corpi febbrilmente eccitati.
È un vero peccato che la bellissima mostra Right body, wrong body? allestita nelle sale del Museo non sia più possibile visitarla: i corpi vengono rappresentati come totem significanti e portatori di significati culturali che cambiano da luogo a luogo, da società a società e nelle diverse fasi della vita. Il cibo, la salute e la sofferenza, la bellezza, le punizioni, il decoro e la moralità, l’idea del «corpo nazionale», il corpo tecnologico e quello fantastico, ciò che è normale e anormale, naturale o inaccettabile, la nascita e la morte sono i temi dominanti.
Nella sottosezione Spazi che disciplinano e condizionano i corpi gli spazi (abitazioni, edifici religiosi, saune, impianti sportivi, ospedali, carceri) interrogano i corpi insieme alle relazioni e norme sociali. Tante immagini e riflessioni che fanno da eco alla canzone dei Trad.Attack Mostrami dov’è la mia casa…mostrami dov’è il mio cuore: «il mio corpo è il mio tempio, il tuo corpo è mio, è mio, /tutti i corpi della natura sono il mio tempio per i quali il mio cuore ha sete/la mia città è la grinta pulsante della passione/la fabbrica implacabile del nostro corpo eterno/ in un castagno solare bruceremo/ le fiamme interne del nostro rizoma divampano, da una castagna solare siamo nati».
Di corpi e passioni è disseminato l’intero programma di eventi e performance del 2024 dove suscita tanta curiosità Kissing Tartu, una performance musicale con i brani più noti dell’Eurovision Song Contest durante la quale tutti i cittadini, superando tabù, vergogne e restrizioni, si scambieranno en plein air baci appassionati.
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Intervista alla curatrice
Incontriamo Kati Torp, curatrice del progetto Arts of Survival.
Tallinn è stata anche Capitale europea della cultura nel 2011, ci sono differenze nel concept delle due capitali?
Il concept creativo di Tallinn 2011 era ispirato al mare e Stories of the Seashore era il loro concetto-chiave. Sono passati più di dieci anni, la situazione politica è cambiata e noi rispondiamo a ciò che accade in Ucraina o in Europa. Arts of Survival risponde a questioni più politiche: vogliamo sopravvivere o no? Arts of Survival è in dialogo con tutte le urgenze che stiamo affrontando oggi.
Lei parla spesso dell’unicità di Tartu, cosa significa?
È la regione che è unica grazie alle sue cinque diverse culture e lingue: Seto, Võro, Mulgi, Tartu (Kodavere) e naturalmente l’estone. Quindi dobbiamo rappresentare anche queste lingue, perché si trovano tutte nella stessa regione ed è qualcosa che forse la gente in Estonia non conosce bene. Tartu è anche una porta d’accesso all’Estonia meridionale, dove le antiche tradizioni, come la smoke sauna o il leelo di Seto (canto polifonico) sono conservate e valorizzate.
C’è qualche evento di Tartu 2024 che vorrebbe suggerire in modo particolare al pubblico internazionale?
C’è Kris Lemsalu con la sua mostra personale DONATELLA. Spiral of life (DONATELLA. Turbine di vita) nell’ambito del progetto Surrealism 100 per celebrare i 100 anni del manifesto surrealista. Kris ha rappresentato l’Estonia alla Biennale di Venezia quattro anni fa. E poi Carmen Flamenco con il Teatro d’Opera catalano, che si terrà fuori Tartu vicino al lago Raadi. E un momento importante sarà sicuramente nel Museo Nazionale Estone la mostra personale di Ryoji Ikeda, Il compositore e artista giapponese di fama mondiale, noto soprattutto per le sue performance e installazioni audiovisive, la mostra avrà un legame diretto con la ricerca condotta in Estonia e con la musica estone.
Com’è stata la sua esperienza da curatrice del Padiglione estone alla Biennale di Venezia del 2017?
Si trattava di una mostra personale di Katja Novistkova, intitolata If Only You Could See What I’ve Seen with Your Eyes. La mostra affrontava il rapporto tra il dominio della visione, le industrie basate sui big data e l’ecologia in tempi di crisi biotica. Il titolo della mostra era una citazione tratta da una conversazione tra il replicante Roy Batty e il designer Hannibal Chew, che ha creato i suoi occhi, nel film cult di fantascienza di Ridley Scott, Blade Runner (1982). In effetti è stato molto intrigante allestire una mostra d’arte contemporanea in un antico palazzo veneziano.
Può dirmi qualcosa sulla presenza di artisti italiani a Tartu 2024 ?
La collaborazione più importante è quella con il progetto Toomemägi Revisited. Sulla collina di Toome (Toomemägi) si trova la Cattedrale di Tartu, che quest’anno celebrerà il suo 800° anniversario e per l’occasione, stiamo realizzando un’opera d’arte luminosa unica per la cattedrale. La mostra si terrà presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, in collaborazione con il drammaturgo Eero Epner. Nel 2023 è stato indetto un concorso internazionale per la progettazione di soluzioni artistiche per l’illuminazione. Il concorso è stato vinto dalla rinomata agenzia belga di progettazione illuminotecnica Light-to-Light, che vanta una vasta esperienza in tutta Europa, in collaborazione con gli artisti della luce l’italiana Chiara Carucci e Alfred Sà (Spagna). L’opera vincitrice, Sunrise and Sunset, è ispirata al racconto Dawn and Dusk dell’estone Friedrich Robert Faehlmann e combina il folklore nordico con la tecnologia moderna.
Cosa dobbiamo aspettarci dall’Estonia al prossimo Padiglione di Venezia?
Quest’anno l’Estonia sarà rappresentata da Edith Karlson. Il titolo della mostra Hora lupi (L’ora del lupo) si riferisce al momento mitico che precede l’alba, quando le cose nascono e scompaiono – un’ora di profonda oscurità ma anche di trasformazione.
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