Arriva la guerra, le bugie si diffondono
Ad evocarlo nella sua realtà storica di barone della antica aristocrazia, terriera e militare, del Braunschweig il suo nome è Hyeronimus Karl Friedrich von Münchhausen. Da giovane, il barone, fedele alla tradizione di famiglia, si arruola nell’esercito russo dove si accredita come valoroso ufficiale nelle guerre contro i turchi nel 1740 e nel 1741, finché si ritira dai campi di battaglia per godersi gli agi campagnoli nella sua tenuta di Bodenwerder, nei pressi di Hameln, vicino ad Hannover. Si sa come siano propensi i reduci, e più se qualche anno è passato e, con gli anni, trascorsa è la vigorosa giovinezza, a raccontare le onorevoli imprese di guerra vissute un tempo.
Ma gesta in loro vive, vivissime anzi, come accadute ieri. Nel nitido ricordo può succedere che qualche fatto d’arme memorabile si ingrandisca e, spesso, l’enfasi della avvincente narrazione si arricchisca a vantaggio del protagonista, quando agli amici lo narra, ancora una volta, in poltrona, un bicchiere di cognac e un sigaro dopo un lauto banchetto. Desinare prelibato di beccacce o di lepri che, nel nostro caso, grazie alla sua virtù di cacciatore, il barone offre ai suoi ospiti. Quelle di guerra e quelle di caccia sono, per certo, le storie più avvincenti tra quante von Münchhauesen usa partecipare agli amici. Prodezze che meritano d’essere ascoltate più che non vadano scritte, che passino di bocca in bocca e suscitino la giusta meraviglia, e meglio se via via la fantasia vi aggiunge alcunché di nuovo e di sorprendente.
Nel 1781 sedici ‘storielle’ del barone di Münchhausen sono stampate a Berlino nel foglio umoristico Vade Mecum für Lustige Leute («Vademecum per gente allegra») che poi, nel 1785, formeranno un volumetto anonimo di quarantadue pagine stampato in lingua inglese ad Oxford con il titolo Baron Munchausen’s Narrative of his Marvellous Travels and Campaigns in Russia («Viaggi meravigliosi e campagne di Russia del Barone di Munchausen narrati da lui stesso»). Grande immediato successo. Solo pochi mesi dopo, nel 1786, se ne ha una seconda edizione. Da allora il libretto dilaga in tutta Europa. Ne è autore Rudolf Erich Raspe, erudito e cultore di filosofia (curatore dell’opera postuma di Leibniz) che dalla Germania (era nato ad Hannover nel 1737) si trasferisce in Olanda e poi in Inghilterra (morirà in Irlanda nel 1794).
Nel corso dei primi anni dell’Ottocento il volumetto vedrà di molto aumentate le sue pagine, con aggiunte e nuove avventure, opera di scrittori che non è stato possibile identificare. Ma il suo pregio è racchiuso nei quarantadue fogli vergati da Raspe. Diresti Raspe si sia attenuto nella sua narrativa ad un antico adagio tedesco, in questi nostri giorni di guerre amaramente attuale, che recita: «Kommt der Krieg ins Land, / Dann gibt’s Luegen wie Sand» (Arriva la guerra nel paese e le bugie si diffondono come la sabbia). Le bugie di Munchausen hanno una potenza fantastica che ricorda la Storia vera di Luciano di Samòsata (120-180 d. C.) e son dette con l’imperturbabilità di chi afferma una verità inoppugnabile.
Un esempio, tra i più celebri: «Non scorsi né il trombettiere né alcuno dei miei ussari. Ad ogni modo non potevano essere lontani, e comunque mi avrebbero presto raggiunto. Mentre aspettavo, condussi la mia ansimante cavalcatura a una fontana della piazza per abbeverarla. Bevve inusitatamente, con una avidità che nulla valeva a soddisfare. Infatti, quando mi volsi per constatare se fossero giunti i miei uomini, che cosa vidi, signori? Alla povera bestia mancava la parte posteriore, groppa e zampe, come se fosse stata tagliata in due, e l’acqua, come entrava, le usciva dall’altra parte senza rinfrescarla né darle il minimo ristoro».
Sotto la spoglia del divertimento spassoso, Raspe scrive animato da un «intento morale» per stimolare nel lettore, col riso, il «buon senso» quando esso sia stato «perduto di vista vuoi per pregiudizio vuoi per abitudine».
Intese a generare assuefazione e dipendenza, diffuse come la sabbia, sono le notizie quotidiane del racconto mediatico che si fa dei teatri di guerra, in questi tragici giorni dell’anno 2023, perché crescano i pregiudizi che si affermano con la violenza.
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