Arrestato l’ex giudice Giuseppe Mineo
Procedimenti e sentenze pilotate Un imbarazzatissimo sindaco gli ha revocato l'incarico capo del Nucleo di valutazione della regolarità contabile e amministrativa del Comune di Vittoria, in provincia di Ragusa allorché si è diffusa la notizia che il professore Mineo era stato arrestato da finanzieri del Comando provinciale di Messina su richiesta del Gip del tribunale messinese Maria Militello, accusato di corruzione in atti giudiziari avvenuti nel 2015, quando ancora era in servizio nel Consiglio di giustizia amministrativa a Palermo
Procedimenti e sentenze pilotate Un imbarazzatissimo sindaco gli ha revocato l'incarico capo del Nucleo di valutazione della regolarità contabile e amministrativa del Comune di Vittoria, in provincia di Ragusa allorché si è diffusa la notizia che il professore Mineo era stato arrestato da finanzieri del Comando provinciale di Messina su richiesta del Gip del tribunale messinese Maria Militello, accusato di corruzione in atti giudiziari avvenuti nel 2015, quando ancora era in servizio nel Consiglio di giustizia amministrativa a Palermo
Giuseppe Mineo, 56enne docente di diritto all’università di Catania ed ex giudice non togato del Cga (il Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Siciliana equivalente del Consiglio di Stato) in forza del suo curriculum da qualche tempo era stato nominato a capo del Nucleo di valutazione della regolarità contabile e amministrativa del Comune di Vittoria, in provincia di Ragusa.
Incarico che un imbarazzatissimo sindaco gli ha revocato allorché si è diffusa la notizia che il professore Mineo era stato arrestato da finanzieri del Comando provinciale di Messina su richiesta del Gip del tribunale messinese Maria Militello, accusato di corruzione in atti giudiziari avvenuti nel 2015, quando ancora era in servizio nel Consiglio di giustizia amministrativa a Palermo.
Secondo quello che oggi gli viene contestato: allora sarebbe intervenuto per favorire – in cambio di 115mila euro – due società del gruppo imprenditoriale siracusano Frontino nei ricorsi presentati contro il Comune e la Soprintendenza ai beni culturali di Siracusa. Il provvedimento rientra in una vicenda molto complessa “ambientata” principalmente in Sicilia ma con filoni giudiziari che si diramano fuori dall’isola; protagonisti principali alcuni avvocati, magistrati e faccendieri.
Di vari procedimenti e sentenze pilotate sia alla Procura di Siracusa che al Cga di Palermo, si occupa l’indagine della Procura di Messina che lo scorso 6 febbraio ha portato all’arresto di 13 persone. Indagine che in parte s’intreccia con quella aperta l’anno scorso dalla Procura di Roma che, nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge anche persone vicine alla politica nazionale e al mondo degli affari e degli intrallazzi, ha scoperto una rete di società specializzate in frodi fiscali attraverso fatturazioni di operazioni inesistenti. A capo del comitato d’affari – l’accusa è di associazione a delinquere – è indicato l’avvocato Giuseppe Amara. 49 anni, originario di Augusta, studio a Roma, agganci in vari Paesi, clienti importanti fra cui l’Eni. Fondamentale nell’organigramma sarebbe anche il ruolo svolto da un altro avvocato, Giuseppe Calafiore.
L’azione corruttiva dei due avrebbe coinvolto più di un magistrato, fra cui l’ex pubblico ministero del tribunale siracusano Giancarlo Longo. I tre sono attualmente agli arresti domiciliari e, da quanto è fin qui trapelato, durante gli interrogatori avrebbero fatto diverse ammissioni. Nella vicenda che riguarda l’ex giudice Giuseppe Mineo, il ruolo d’intermediazione sarebbe stato svolto da Alessandro Ferraro, da anni uomo di fiducia dell’avvocato Amara, pure lui arrestato a febbraio e adesso oggetto di una nuova imputazione. Riguardo al lungo contenzioso tra il gruppo imprenditoriale della famiglia Frontino e il Comune siracusano, il Consiglio di Giustizia amministrativa – relatore Giuseppe Mineo – nel settembre 2015 aveva condannato il Comune a pagare alla società 2 milioni e 800mila euro per presunti ritardi nel rilascio di un permesso per la realizzazione del centro commerciale Open Land. Ma il 27 giugno scorso il Tribunale di Siracusa ha emesso un decreto col quale ingiunge alla società Open Land di restituire i 2,8 milioni di euro al Comune in quanto nessun risarcimento le era dovuto.
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