Politica

Arrestati sindaco (Pd) e vice, in manette anche il consigliere grillino

Gioia Tauro Mafia e appalti, retata nel comune calabrese

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 15 ottobre 2014
Silvio MessinettiGIOIA TAURO (RC)

Era stato anche al raduno del Circo Massimo. Sui social network si dichiarava fan di Alessandro di Battista e vicino alle posizioni dei parlamentari 5 stelle calabresi Francesco Molinari e Sebastiano Barbanti. Era uno dei promotori del meet up di san Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro. L’ «eclissi» di Giovanni Pantano si è manifestata all’alba di una giornata di metà ottobre. Quando i carabinieri gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare. L’operazione «Eclissi» della Dda di Reggio ha colpito anche lui, consigliere comunale di opposizione, insieme al sindaco Mimmo Madafferi (Pd) e al suo vice Santino Celi. Le accuse sono pesanti: concorso esterno in associazione mafiosa. Stando a quanto emerso dalle indagini, Madafferi avrebbe favorito il rilascio di false attestazioni anagrafiche per agevolare l’organizzazione, il rilascio di licenze e autorizzazioni per l’apertura di attività commerciali, nonché facilitazioni e informazioni per permettere al clan Bellocco di aggiudicarsi appalti relativi alla gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani. «Ogni volta che iniziamo ad attenzionare una struttura di ’ndrangheta emergono collegamenti istituzionali – ha commentato con amara rassegnazione il procuratore capo Federico Cafiero de Raho –. Le indagini non partono mai dagli amministratori, ma finiscono per arrivare sempre a quel livello. La ’ndrangheta riesce sempre e comunque ad avere dei riferimenti nelle amministrazioni comunali, quindi ogni qualvolta si indaga sulle cosche si finisce per arrivare ai rappresentati nelle istituzioni locali. Ad oggi, non c’è cosca che non abbia il proprio rappresentante». E in effetti per il 5 stelle è una bella botta. Si tratta del primo consigliere comunale invischiato in fatti di ‘ndrangheta. Anche se i grillini ne prendono le distanze in queste ore («Pantano non è mai stato un rappresentante ufficiale del movimento nelle istituzioni») il consigliere arrestato era un animatore del movimento grillino in tutta la provincia reggina. Un doppio binario e una vita parallela.

Visto che secondo gli inquirenti Pantano insieme a Celi sarebbe stato il garante istituzionali degli interessi delle due diverse ’ndrine , i Bellocco-Cimato e i Pesce-Pantano, che si contendono più o meno pacificamente il territorio di san Ferdinando. Un regime di concordia basato sull’equa spartizione degli appalti che il sindaco Madafferi non avrebbe fatto nulla per impedire, ma avrebbe al contrario agevolato. Devo aggiungere con rammarico – ha concluso il procuratore capo – che in passato a san Ferdinando, mentre si svolgevano manifestazioni pubbliche per la legalità, si favorivano le aspirazioni della criminalità organizzata di quel territorio».
Incombe adesso l’ombra di una commissione d’accesso che valuti i presupposti per lo scioglimento dell’amministrazione per mafia del comune della piana. «Non chiediamo denaro, quello va e viene. Non chiediamo regali o raccomandazioni, i primi spariranno con il tempo, le seconde sono nocive alla società. Chiediamo solo una piccola speranza e un futuro per i nostri figli. Rivogliamo indietro la dignità che ci avete calpestato, senza nessuna pietà per i vostri loschi affari. Rivogliamo la fierezza di un popolo che ha lottato, a volte soccombendo per dare la libertà ad ognuno di noi compreso voi. Ci avete succhiato fino all’ultima goccia di sangue, in giochi di potere, mentre c’è chi muore di fame o spegne la sua vita per la vergogna che voi gli avete causato» scriveva Pantano tre giorni fa in un post sui social network. A forza di fare la morale agli altri c’è finito lui nel pantano.

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