Armonie alla fine del mondo. Al via il festival «Narrazioni in terra d’Otranto»
Incontri Un’edizione ridotta e posticipata a causa del Covid-19, quella di quest’anno, ma che vedrà ancora alternarsi, nel sud del Salento, in quella terra alla fine della terra, incontri letterari animati da operatori culturali locali, scrittori e scrittrici
Incontri Un’edizione ridotta e posticipata a causa del Covid-19, quella di quest’anno, ma che vedrà ancora alternarsi, nel sud del Salento, in quella terra alla fine della terra, incontri letterari animati da operatori culturali locali, scrittori e scrittrici
C’è un fascino particolare nei luoghi di villeggiatura, quando i riflettori della stagione turistica si spengono. Un po’ come vecchi teatri dismessi, lungomari e piazze perdono la patina appiccicosa delle cartoline e delle creme solari, cambiano luce, scoprono altre sfumature di colore.
PER BUONA PARTE dell’anno, molti luoghi del Meridione – più che mai da quando la crisi economica ne ha svuotato ulteriormente le strade, con una nuova onda d’emigrazione, e ha trasformato vecchie case della nonna in bnb pronti ad accogliere viaggiatori nordeuropei – hanno questo aspetto da dietro le quinte, da day-off di una grande produzione hollywoodiana. Cosa succede, a luci spente, in questi luoghi che sembrano esistere solo dentro una determinata frazione di tempo? Chi rimane, chi torna, per cosa vale la pena resistere?
A queste domande sembra provare a rispondere, ormai da qualche anno, il «Festival Armonia – Narrazioni in terra d’Otranto». Un’edizione ridotta e posticipata a causa del Covid-19, quella di quest’anno, ma che vedrà ancora alternarsi, nel sud del Salento, in quella terra alla fine della terra, incontri letterari animati da operatori culturali locali, scrittori e scrittrici.
Ma soprattutto il pubblico, quello delle scuole e delle case di paese, quello di chi qui ci è nato, ma ancora cerca una buona ragione per tornare. Perché organizzare un festival letterario in questo Sud alla fine del mondo? Perché per emanciparsi non esistono molti modi che non passino per le parole. Perché l’autonomia, anche quella di un luogo, si conquista lottando per poterlo raccontare e affinché, tramite questo racconto, i luoghi trovino una propria lingua con cui riconciliarsi: emanciparsi, in fondo, non può che significare smettere di essere raccontati nelle lingue degli altri. Non mancano nel programma del festival autori a km0, dal direttore artistico Mario Desiati a Gianrico Carofiglio, atteso insieme ad altri finalisti del Premio Strega.
Questa la scommessa di un evento culturale in cui la questione meridionale si affronta, anche, con i libri, invece che con il mantra dello sviluppo a tutti i costi, della cementificazione selvaggia, di una modernizzazione tardiva e zoppa che agisce rapace, svuotando i luoghi del loro senso, consumandone energie e risorse, trascinandoli in una versione banalizzata di sé stessi di cui convincersi, purché sia vendibile.
Nelle parole del poeta salentino Bodini, è questa stessa terra amara dove cresce il tabacco a dirci che non è vero, che non è tutto. Che il Sud non è uno solo, ma molteplici e diversi e che bisogna restituire dignità alla voglia di raccontarli, tutti. E se alcuni Sud figurano nei dépliant turistici, ce ne sono altri che non rientrano nel quadrato statico di un post su Instagram, popolati da vite che non sembrano valere la pena di essere vissute: quelle dei Giovanissimi di Alessio Forgione, ragazzi con passione sfrenata per il calcio e sogni periferici coltivati nel Rione Traiano a Napoli – per le cui strade moriva a 16 anni Davide Bifolco.
QUAL È, infine, il senso di un festival letterario in un mondo in quarantena, dove riaperture e ripartenze sembrano determinate solo dalle urgenze di un mercato che non può fermarsi, dove è così difficile discutere modi – socialmente e sanitariamente sostenibili – di fare cultura – dalle scuole alle università, dai teatri alle vite dei professionisti dello spettacolo? Che significa raccontare la fine del mondo da questo Sud?
Significa raccontarne il dolore intrappolato tra i rami secchi degli ulivi secolari lasciati morire, profezia dell’apocalisse che la catastrofe ambientale ci mette davanti, prima che lo facessero altre pandemie. Significa narrare all’ombra delle ciminiere di Taranto, dei lockdown a giorni alterni – a seconda del vento che tira sulle bizze di una fabbrica di morte -, del ricatto salute/lavoro sempre presente, da prima che Confindustria ne facesse uno sport nazionale. Nelle parole di Silvia Federici, di fronte alla catastrofe abbiamo bisogno di trovare modi nuovi per reincantare il mondo. Questo, in fondo, lo scopo della letteratura: raccontare il mondo per reincantarlo, magari iniziando proprio da finibus terrae, dalla fine della Terra.
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«Leggiamo Avanti!»: il programma
La VI edizione del Festival Armonia – Narrazioni in terra d’Otranto, «Leggiamo Avanti!», si svolge tra il 9 e il 12, e il 17 Luglio a Lecce, Alessano e Lucugnano. Il programma prevede ogni sera un libro e un autore/autrice. 9 Luglio, «L’apprendista» di Gian Mario Villalta e «Febbre» di Jonathan Bazzi; 10 Luglio, «Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio» di Remo Rapino e «Il colibrí» di Sandro Veronesi; 11 Luglio, «Breve Storia del mio silenzio» di Giuseppe Lupo e «Tutto chiede salvezza» di Mencarelli; 12 Luglio: «Giovanissimi» di Forgione, «La misura del tempo» di Carofiglio, «Cittá sommersa» di Marta Barone; 17 Luglio: Off Festival dedicato al Premio Calvino. Per informazioni: www.festivalarmonia.it, info@festivalarmonia.it
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