Economia

Armi verso il porto di Gioia

Armi verso il porto di GioiaCipro, la fregata norvegese Helge Ingstad scorta il Trasporto di armi chimiche dalla Siria – Reuters

Siria Il carico di testate chimiche sui due cargo danesi potrebbe arrivare nello scalo calabrese. Sindacati allarmati: «Le istituzioni non sono chiare». In ballo pure gli hub di Augusta, Cagliari, Taranto e Brindisi

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 16 gennaio 2014
Silvio MessinettiGIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA)

Il gran giorno dovrebbe essere oggi. Per l’annuncio della ministra degli Esteri, Emma Bonino, è solo questione di ore. Il portavoce della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons, che gestisce l’intera operazione, è atteso a Roma per un’audizione in Parlamento. E il rebus sarà così svelato.

Intanto i due cargo danesi, navi Taiko ed Ark Futura, di proprietà della danese Dfds Seaways, proseguono il viaggio iniziato il 7 gennaio, e solcano le acque agitate del mar Mediterraneo. Con un carico pesante che fa maledettamente paura. Trecentocinquanta tonnellate di bombe chimiche consegnate dal governo siriano.

Damasco, sebbene in ritardo, sta trasferendo le sue armi nel porto di Latakia, dove una parte è già stata caricata su una nave danese, la Ark Futura. Quest’imbarcazione le trasferirà in uno scalo italiano del Mezzogiorno dove verranno dislocate sulla Cape Ray, l’unità americana attrezzata a distruggerle con l’idrolisi. Gli Stati Uniti non possono prelevare direttamente le armi nel porto siriano, per ovvie ragioni diplomatiche, e quindi effettuare il transito in sicurezza è diventata una delle priorità.

Gli hub candidati restano Brindisi, Cagliari, Augusta, Taranto, Gioia Tauro. Ma fonti governative dicono che la partita si gioca tra Gioia e Augusta. Ma nelle ultime ore il nome caldo è quello del porto calabrese. In un report dei servizi segreti, citato dal Corriere della Calabria, si sottolinea che Gioia Tauro si presenta come la scelta «meno problematica» in quanto «importante terminal container nelle mani dei tedeschi della Gtp, che può contare sulle alte profondità dei fondali a ridosso del canale di Sicilia. Non c’è, come a Brindisi ed Augusta, una base militare nei pressi, ma la localizzazione tutto sommato isolata della ‘città della Piana’ garantirebbe discrezione e poche tensioni e proteste».

E così nel porto gioiese sale la paura. La voce preoccupata del segretario della centrale sindacale più rappresentativa al porto, quella del Sul, Carmelo Cozza, racconta meglio di altro quest’angoscia: «Siamo in inquietudine – dice al manifesto – perché c’è un silenzio imbarazzante da parte di tutte le istituzioni, dai ministeri competenti sino al presidente della Regione. Qui giocano sporco sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini. Questa operazione non può essere improvvisata. Non possiamo restare sulla graticola sino all’ultimo. Non si scherza sulla sicurezza dei lavoratori. Questo trasbordo avrà un fortissimo impatto sulla sicurezza delle maestranze, nell’eventualità di possibili danni ai container durante la movimentazione. Ma nondimeno sulla sicurezza del terminal intesa come security. Millecinquecento contenitori di tale pericolosità, da vigilare e monitorare, richiederanno misure straordinarie trattandosi di sicurezza internazionale. Chiediamo chiarezza e meritiamo rispetto».

Ma invece tutti tacciono. Tace la Capitaneria di Porto, l’Autorità portuale. E tace soprattutto il terminalista Medcenter Container Terminal Spa. Una vicenda, che avrebbe necessità di essere affrontata con tempestività, competenza e risolutezza, vista l’estrema pericolosità dell’operazione e delle sostanze trasportate, viene gestita con una superficialità disarmante. Dilettanti allo sbaraglio che scherzano col fuoco.

Un disastro chimico in un mare chiuso come il Mediterraneo potrebbe portare a conseguenze apocalittiche. E invece sembra di stare di fronte all’estrazione di una lotteria. Con i ministri Bonino e Mauro che tergiversano, e il presidente della Regione, Scopelliti che parla d’altro, intento a pianificare il suo futuro politico tra Reggio, Roma e Bruxelles.

I giorni fatidici si avvicinano. Tra il 23 e il 26 gennaio l’arsenale chimico siriano andrà distrutto, stando a quanto ha dichiarato alla Cnn il capo della missione Onu-Opac, Sigrid Kaag. I cargo danesi sono pronti a entrare in acque italiane, dopo il rifiuto della Francia e persino dall’Albania ad accoglierle. Bonino, Mauro e Scopelliti invece il tappetino lo hanno già pronto per srotolarlo e aspettano le navi chimiche. Ma purché ci facciano sapere, quando, come e dove.

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