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Armi Usa a ribelli siriani da basi in Turchia e Giordania

Armi Usa a ribelli siriani da basi in Turchia e GiordaniaIl segretario di stato americano John Kerry

Siria Lo ha rivelato ieri il Washington Post che parla di decisione presa da Obama già a fine aprile. Nasrallah: Hezbollah continuerà a combattere

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 giugno 2013

Se la Siria non fosse un argomento tragico, le affermazioni di John Kerry ci farebbero ridere. Gli Stati Uniti danno le armi ai ribelli per far continuare la guerra civile (che ha già fatto oltre 90 mila morti) e allo stesso tempo denunciano il coinvolgimento del movimento sciita libanese Hezbollah come un ostacolo a una soluzione negoziata del conflitto. «Il Segretario di Stato Kerry – spiegava ieri una nota del Dipartimento di Stato – ribadisce che gli Stati Uniti continuano a lavorare strenuamente (sic!) per una soluzione politica in Siria, da portare al tavolo del vertice di Ginevra, ma che l’uso delle armi chimiche e il crescente coinvolgimento di Hezbollah dimostra la mancanza di impegno del regime di Damasco nei confronti della trattativa e minaccia di mettere la soluzione politica fuori portata». Come se le migliaia di jihadisti di al Nusra, alleati di al Qaeda, che negli ultimi due anni sono confluiti in Siria per costruirvi un porzione del futuro Califfato islamico (è quello che dicono), avessero contribuito con attentati e uccisioni al conseguimento della pace.

In ogni caso la versione dell’Amministrazione Obama trova sostegno anche sulla stampa americana. Il Washington Post scriveva ieri che in realtà la Casa Bianca già alla fine di aprile aveva deciso di dare le armi ai ribelli. «La decisione di Obama arriva dopo oltre un anno di dibattito interno», ha riferito il quotidiano. Un dibattito segnato dal disaccordo tra quanti erano contrari al coinvolgimento Usa nel conflitto, e il Dipartimento di Stato, convinto della “necessità” di un intervento diretto degli Usa in Siria.

Sempre secondo il Washington Post, che cita fonti dell’Amministrazione, la Cia si prepara a consegnare armi ai gruppi di ribelli da basi segrete in Turchia e Giordania, create e rafforzate nell’ultimo anno con l’obiettivo di stabilire delle via di rinfornimento sicure. Ora in queste basi cominceranno ad arrivare rinfornimenti di armi e munizioni. Un altro giornale, il britannico Times, da parte sua rivela che 300 marines Usa sono stati inviati a Mafraq, nel nord della Giordania, per facilitare la fornitura di armi ai ribelli. In quella stessa area sono stati trasferiti i missili Patriot «per proteggere la Giordania». Un dispiegamento militare avvenuto – sottolinea il Times – sotto la copertura delle esercitazioni occidentali ed arabe che si stanno svolgendo in questi giorni in Giordania (con la partecipazione di militari italiani).

E se gli americani preparano e armano i ribelli per l’escalation della guerra, il campo avverso non resta a guardare. Il movimento sciita libanese Hezbollah, alleato di Damasco, continuerà a combattere in Siria per tutto il tempo che sarà necessario, ha annunciato venerdì sera il leader dell’organizzazione, Hassan Nasrallah. «Prima o dopo Qusayr, non cambia nulla: il complotto è lo stesso, i fatti non sono cambiati, al contrario, dall’altra parte (le milizie ribelli, ndr) vi è la tendenza a intensificare il conflitto», ha spiegato Nasrallah in un discorso televisivo, alludendo alla città strategica riconquistata dall’esercito siriano il 5 giugno scorso con l’aiuto dei guerriglieri del suo movimento. «Non è una battaglia che ci piace, certo – ha spiegato il leader di Hezbollah – ma è pur sempre una battaglia. E noi non ci sottraiamo alle nostre responsabilità. La nostra è una battaglia per una causa giusta contro un progetto ostile al fronte di cui facciamo parte». Dopo che Nasrallah aveva tenuto il suo discorso televisivo, due persone sono state ferite da razzi lanciati dai ribelli siriani verso la regione libanese di Baalbek, roccaforte di Hezbollah, e caduti sulla località di Al Kayyal nella Valle della Bekaa

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