Visioni

Ariano Folk Festival, esperienza utopica di musiche dal mondo

Ariano Folk Festival, esperienza utopica di musiche dal mondo – foto di Francesco Domenico D'Auria

Dal vivo Da Bogotà all'Estonia, da Marsiglia alla Romagna, i gruppi della ventisettesima edizione della rassegna campana

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 agosto 2023
Nazim ComunaleAriano Irpino (Av)

Cinque giorni di musica, dal pomeriggio fino all’alba, con band, solisti e dj da tutto il mondo e un ricco palinsesto collaterale, invadendo pacificamente gli spazi di un comune non turistico del sud, in un clima che sta perfettamente a metà tra calorosa sagra di paese e una rassegna world di livello internazionale, con un programma torrenziale, eterogeneo. Assomiglia a un’utopia e invece è la realtà dell’Ariano Folk Festival, giunto alla ventisettesima edizione.
Puuluup dall’Estonia sono un duo alla prima assoluta in Italia: la talharpa, strumento tradizionale a corde, è al centro del loro suono, dove loop, folklore, art-pop e un tocco alla Kaurismaki convivono felicemente. Rhabdomantic Orchestra sono invece un nonetto torinese con sezione ritmica, fiati, chitarra elettrica, tastiere e una cantante colombiana. Canzoni afro-latin-soul-jazz portate con ottima padronanza del groove ma a cui talvolta manca un guizzo per affondare il colpo. Il secondo giorno tocca ai turco-tedeschi Deriya Yildirim & Grup Sismek aprire la serata: sulle orme della turkish psichedelia inoculano un sottile veleno quasi dub in canzoni lievi, sinuose. Romperayo da Bogotà invece propongono il loro concetto di musica para bailar: siamo dalle parti dei conterranei Meridian Brothers (il leader e batterista Pedro Ojeda condivide con Eblis Alvarez il progetto Chupame El Dedo). Perfetta la definizione sul bandcamp del quartetto: «Come se la musica colombiana dei decenni scorsi arrivasse in città in una discarica di sostanze acide».

IL PROGETTO nasce da una ricerca sui ritmi latinoamericani con un focus sui suoni registrati in Colombia tra gli anni 30 e 40 del Novecento. Mambo, guarachas cubanas, champeta, porro, afrobeat: ritmi e stili differenti nel loro ipnotico caleidoscopio, a esplorare l’idea di danza circolare. Il terzo giorno voliamo lontano con il grande live della bahiana trapiantata a San Paolo Livia Mattos: personalità eclettica (è cantautrice, fisarmonicista, circense e sociologa), trascina il pubblico in un viaggio; una sorta di forrò-jazz a cui il timbro peculiare della tuba dona ulteriore brio. Il concerto è una bomba di energia marchiata a fuoco dall’inconfondibile modo brasiliano di porgere voce e tempo nella musica. Molto buono anche il live del sabato dei Deli Teli da Marsiglia ma con sangue greco nelle vene: bouzouki elettrico e farfisa regalano altra magia a tracce sinuose, sensuali, vagamente ebbre, memori della musica da matrimoni ellenica. L’ultimo giorno è festa grande con i portoghesi di origini capoverdiane Fogo Fogo, abili nel mescolare il suono delle loro radici con funk, rock e citazioni soul. Da menzionare anche le ottime selezioni del dj marsigliese Big Buddha, che offre un piatto grondante groove e spezie mediorientali. Chiudono i live i nostrani Extraliscio, reduci dallo Sziget Festival. Come da titolo del loro album, è bello perdersi in questo mondo, informato di una leggerezza calviniana, dove il folklore romagnolo assume altre vesti. Il consiglio è di venire ad Ariano l’anno prossimo: più che un festival, un’esperienza.

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