Internazionale

Argentina, la magistratura cerca la spia Stiuso

Caso Nisman Il 18, giudici in piazza per la manifestazione del silenzio

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 7 febbraio 2015

In Argentina, la magistratura va in piazza. I giudici hanno convocato una marcia del silenzio per il 18 febbraio. Quel giorno sarà trascorso un mese dalla scomparsa del procuratore Alberto Nisman, trovato morto nel bagno con un colpo alla nuca. Un apparente suicidio, subito messo in dubbio dalla ricostruzione degli inquirenti. Finora, l’ipotesi più accreditata è che qualcuno possa averlo indotto a suicidarsi, ma non si escludono altre piste. E la sua morte continua a essere materia di scontro politico in questo anno di elezioni presidenziali in cui Cristina Kirchner non può più ripresentarsi. Ed è lei e la sua compagine al centro della furibonda campagna organizzata dalle destre e dal suo avversario di sempre, il Clarin. Per l’opposizione e per il defunto pm, la presidente e il suo governo hanno coperto la pista iraniana nell’inchiesta sull’attentato alla mutua israelitica di Buenos Aires (l’Amia), avvenuto nel 1994.

Un’indagine scottante a cui il pm stava lavorando per incarico del precedente presidente Nestor Kirchner, ma che in seguito lo aveva visto sempre più schierato contro il governo: influenzato – dicono diverse piste – da personaggi oscuri dell’intelligence, legati ai servizi segreti Usa e israeliani. Con il caso Nisman è venuto alla luce il perverso intreccio tra magistratura e un’intelligence popolata da personaggi legati alla passata dittatura o fuori controllo. Kirchner ha così deciso di rispondere a una delle richieste della sinistra e delle organizzazioni per i diritti umani: la riforma dei servizi segreti la cui attività verrebbe controllata dal parlamento. Un testo di legge è attualmente in discussione.

Intanto, la giudice Viviana Fein, incaricata del caso Nisman, ha deciso di convocare come testimone un personaggio chiave: l’ex uomo forte dell’intelligence ed ex spia del regime militare, Antonio Horacio Stiuso, alias Jaime. L’ombra nera del defunto pm, mandato in pensione a 61 anni e per nulla contento di essere stato defenestrato. Fein ha appurato che Nisman ha ricevuto delle telefonate poco prima di morire, provenienti da uno dei telefoni dell’agente segreto. Stiuso, però, non si è presentato dalla giudice. Al suo posto è andato l’avvocato per dichiarare che il mandato di comparizione era stato inviato a un indirizzo sbagliato giacché il nome di Stiuso si scrive con due “esse”. E comunque – ha precisato il difensore – l’attuale legge sui servizi segreti impedirebbe a Stiuso come a qualunque altro di rivelare informazioni sul suo lavoro, anche dopo essersi ritirato dal servizio.

Subito dopo la dichiarazione dell’avvocato, però, il governo ha preso una decisione senza precedenti e ha deciso di liberare Stiuso dall’obbligo di riservatezza. Il giorno dopo la morte di Nisman, Kirchner aveva fatto un altro gesto di chiarezza, chiedendo di rendere pubblico il fascicolo che il defunto pm avrebbe presentato contro di lei in parlamento il 19 gennaio. Un dossier che – secondo l’opposizione – avrebbe dovuto portare a un gesto mai visto prima nella storia argentina: la messa sotto accusa della presidente. Nei giorni scorsi, il Clarin ha parlato di un brogliaccio scritto dal pm che sarebbe stato «ritrovato» nel cestino della spazzatura e nel quale Nisman rendeva esplicita la sua intenzione di processare la presidente.
«Chi si serve di informazioni prese dalla spazzatura fa informazione spazzatura», ha risposto il governo. E ha qualificato Stiuso – per ora irreperibile – come «un personaggio sinistro». Quando Stiuso è stato messo in pensione, nel dicembre scorso, diversi deputati di opposizione hanno definito «cinica» la decisione di Kirchner di fare a meno dei suoi servizi, che le aveva prestato per oltre sette anni, sui 32 complessivi nell’intelligence

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