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Argentina, la lunga notte dei Filini blu

Argentina, la lunga notte dei Filini bluArgentina, manifestazione per gli scomparsi – La Presse

Pièce A teatro per ricordare il golpe del 24 marzo e i figli rubati

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 22 marzo 2017

Il 24 marzo del 1976, i militari prendono il potere in Argentina. Per decine di migliaia di oppositori inizia un viaggio senza ritorno. Un buco nero che si porterà via circa 30.000 persone. Desaparecidos, scomparsi. Tra loro anche 500 neonati, nati nei centri di detenzione clandestini, ultima dimora delle madri che si erano opposte alla dittatura. Bambini rubati e consegnati a famiglie di militari o dati in adozione con la complicità dei magistrati. Identità cancellate per stroncare ogni seme di rivolta.

Grazie alla coraggiosa e ostinata ricerca delle Abuelas de Plaza de Mayo fino a oggi sono stati ritrovati 120 bambini sottratti ai genitori. Tra questi, Victoria Analia Donda Pérez, la prima figlia di desaparecidos eletta il 10 dicembre del 2007 al Parlamento argentino per il Movimiento Libres del Sur. Alla sua vicenda sembra ispirarsi il testo Quei filini blu, di Silvia Nati, portato a teatro per la regia di Annapaola Bardeloni e interpretato da Roberta Fornier e Silvia Nati. “La mia storia non è solo mia. E’ la storia dell’Argentina”, scrive Victoria, che ha pubblicato in Italia Il mio nome è Victoria (edizioni Corbaccio). Una storia “di intolleranza, violenza e menzogna, le cui conseguenze sono ancora vive. Una storia che non sarà conclusa finché anche l’ultimo bambino rubato durante la dittatura non ritroverà la propria identità; finché anche l’ultimo dei responsabili di quella barbarie non verrà giudicato per i crimini commessi; finché anche l’ultimo dei 30.000 desaparecidos non avrà di nuovo un nome e una circostanza di morte e finché anche l’ultimo dei suoi parenti non sarà in grado di dargli sepoltura.”

Il testo di Silvia Nati racconta la storia di Analìa che un giorno viene a sapere di non essere quella che ha sembre creduto. Già adulta, scopre che i suoi genitori non sono quelli che l’hanno generata. Dopo la prova del Dna, le Abuelas le rivelano che i suoi genitori biologici fanno parte dell’interminabile lista dei desaparecidos. Come accettare una nuova identità, un nuovo nome? Come ricostruirsi?
La pièce sarà visibile domani a Torino (ore 21, Teatro Agnelli, via Paolo Sarpi 111, info www.assembleateatro.com)

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