Arata, i politici «come le banche» e il filo diretto con il cardinale
Caso Siri Dalle intercettazioni emergono gli sforzi in favore della nomina del leghista a sottosegretario
Caso Siri Dalle intercettazioni emergono gli sforzi in favore della nomina del leghista a sottosegretario
«I politici sono come le banche, li devi usare! E ogni volta che li usi paghi, basta! Non c’è l’amicizia in politica»: questa perla di saggezza è dell’imprenditore ed ex parlamentare di Forza Italia Paolo Arata, indagato dalla Procura di Roma per corruzione, e si legge in un’intercettazione del settembre scorso. Gli inquirenti scrivono: «Arata, pur non facendo esplicito riferimento alla tangente ma recando riferimento a Siri, esternava l’eloquente considerazione». Il dialogo è citato nell’informativa della Dia di Trapani depositata dai pm di Roma in vista dell’incidente probatorio del 25 luglio. Il politico è l’ormai ex sottosegretario della Lega Armando Siri. Arata, in affari con Vito Nicastri, il re dell’eolico accusato di essere un fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro, con il figlio Francesco e con Manlio Nicastri, figlio di Vito, è esplicito: «Gli do 30mila euro, perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri».
Un’ipotetica tangente per far inserire dal governo aiuti al mini eolico (bloccati dai 5S), facendo prima ottenere l’incarico nell’esecutivo all’amico politico. Il 17 maggio 2018 Arata viene intercettato mentre dice al figlio di avere sponsorizzato Siri, tramite Gianni Letta, a Silvio Berlusconi. Nel colloquio l’imprenditore afferma: «Armando l’ho fatto chiamare io da Berlusconi… devo dire che Letta è sempre un amico». Ma Fi non basta e allora si prova a tirare in ballo, senza risultati, il presidente Mattarella tramite l’ambasciatore americano. Nell’intercettazione si sente Federico dire al padre: «Armando mi ha chiamato poco fa… mi ha detto se potevo fargli arrivare qualche sponsorizzazione dall’ambasciatore americano che a quanto pare… boh… si sente con il presidente Mattarella… il cardinale non lo conosce questo ambasciatore e l’ambasciatrice quell’altra sta in America quindi mi ha… l’ho chiamato, ma mi ha detto che è… era difficile che poteva…potrei avere anzi un effetto contrario».
Gli Arata allora si rivolgono al cardinale statunitense Raymond Leo Burke, vicino all’ex ideologo di Donald Trump Steve Bannon, molto popolare tra i partiti sovranisti a partire dalla Lega. L’imprenditore auspica un intervento su Giancarlo Giorgetti, in favore di Siri. Nella stessa conversazione, Arata chiede al cardinale di intervenire anche in favore del figlio per un incarico agli Esteri: «Federico mi ha chiamato adesso da Dubai, di ricordarle se può fare quel famoso intervento su Giorgetti dagli Stati Uniti» dice Arata. «Sì sì quando è il momento giu…io sono pronto quando lei mi dice» replica Burke. E Arata: «Ecco invece dagli Stati Uniti riesce a far arrivare qualche messaggio…perché se lui Federico andasse agli Esteri, come viceministro…sarebbe una cosa importante per tutti (…) è deciso anche per gli Stati Uniti…perché avendo un buon rapporto e perché rischia di andare agli Esteri Di Maio…e allora gli mettiamo a fianco Federico…è una bella garanzia per tutti».
Paolo Arata prova anche a far incontrare Giorgetti con Bannon, alla segretaria dell’esponente leghista dice: «Gli dica a Giancarlo che si perde una cena tutta a base di tonno rosso siciliano». E Federico: «Non è per incontrare me e perché più che altro poi l’Americano venerdì riparte…ha incontrato Salvini, ha incontrato Siri, non ha incontrato Giancarlo che è lui il responsabile degli Esteri quindi questo….per questo ci tenevo». Federico dovrà accontentarsi di un contratto di consulenza con Palazzo Chigi firmato da Giorgetti.
La priorità però è sistemare Siri. Ancora Arata al figlio: «C’è stato Armando da noi, Di Maio vuole andare alle attività produttive. Salvini non sa dove mettere Armando poi io gli ho detto che deve fare il viceministro con la delega dell’Energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche casa nostra ieri» (ma della telefonata non c’è registrazione). L’incarico a Siri alla fine arriva alle Infrastrutture. «Ci mettiamo mano al 100% al decreto sulle rinnovabili, l’ho fatto bloccare. Lui (Vito Nicastri ndr) se la studia e ci facciamo mettere le cose che ci interessano a noi» assicurava Arata al figlio. La Dia spiega: «Forte della disponibilità di Siri, che gli aveva consentito di bloccare il ’decreto Calenda’, diceva al figlio che grazie a Siri, appunto, avrebbero avuto la possibilità di far inserire nel prossimo decreto sulle rinnovabili norme di favore rispetto ai loro investimenti siciliani». I 5S sono però un ostacolo, spiega Paolo Arata a Manlio Nicastri: «Rompono sempre i coglioni, però ormai sono sulla via del declino totale. Ieri è venuto a cena Siri, l’incentivo… dissi che non c’è un provvedimento a cui agganciare il… uno non è passato per colpa dei 5stelle, adesso siamo molto più forti quindi ce lo fanno passare».
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